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Il Piemonte esulta: una regione senza un complotto non conta, anzi non cota!

Dopo l’uscita dell’Italia dai mondiali, dopo la non uscita dal governo di Brancher (chiamarlo ministro mi ripugna), dopo la situazione più dolorosa eppure dignitosa dei lavoratori di Pomigliano, eccoci pronti per rispolverare una notizia che era finita nel dimenticatoio.

Sull’elezione regionale del Piemonte, che vide vincitore per soli 9000 voti circa il leghista Cota, sulla presidente uscente del PD Bresso, alcune forze politiche presentarono ricorso al TAR perché l’elezione risultava falsata da alcune irregolarità.

Il Piemonte esulta: una regione senza un complotto non conta, anzi non cota!

E dunque ormai è appurato che una lista in appoggio a Cota, la lista dei Pensionati per Cota, che portò circa 27.000 voti, era composta da 19 candidati di cui solo uno vero e firmatario, gli altri, forse veri come persone, ma certo non firmatari la lista, giacché le loro firme erano false e i falsificatori sono stati arrestati.

In principio Cota parve non dare peso alla cosa, però un po’ di fifa doveva averla perché stentava a dimettersi dal ruolo di parlamentare incompatibile con quello di Presidente della Regione. Restare senza una poltrona da cui aiutare l’Italia è un’esperienza traumatica per tutti questi buoni governanti e Cota non voleva lasciare orfani della sua presenza né l’Italia né il Piemonte.

Infine Cota si è dovuto dimettere da parlamentare, ma, visti gli sviluppi dell’inchiesta sulle firme false e visto che si avvicina la sentenza del TAR che deve dichiarare se le elezioni in Piemonte sono valide o meno, ha messo in atto due mosse interessanti.

Mossa popolare, un po’ terrona forse, poco piemontese, ma basata sul territorio (vanto della Lega). Una fiaccolata per oggi lunedì 28 giugno a sostegno del governatore in carica, che suona sia come l’ammissione di una fifa blu, che come una sorta di minaccia a chi deve decidere, possibilmente con la massima tranquillità. Cota martire sarà sostenuto dai fiaccolatori!

Mossa (quasi) istituzionale, il quasi è d’obbligo quando si tratti della Lega che a parole sputa sulla politica, sulle cadreghe, su Roma ladrona, sull’unità nazionale, poi si appella al massimo esponente di questa unità che è il Presidente della Repubblica. Come un piccolo Bossi (che era andato al Colle per il federalismo), come una copia un po’ più triste del giocoso Calderoli anche Cota ha scalato il Quirinale. È sceso a valle e ha scomodato il Presidente per dire che:

  • è in atto una manovra contro di lui,

  • se il TAR (potere giudiziario indipendente) decide di accogliere il ricorso si tratta di colpo di stato che sovverte la volontà popolare;

  • quel che è stato fatto di irregolare in fondo riguarda non dei suffragi “ma due voti di preferenza” (27.000).

Ognuna di queste affermazioni è splendida: italianissima (ahimé) l’idea della manovra, del complotto (indegna d’un leghista no?); berlusconiana l’idea che le decisioni giudiziarie siano politiche e sempre di sinistra; di bassa moralità la terza: si ammette l’irregolarità, ma era cosa di poco conto.

Delle tre frasi tutte gravissime dette da Cota, quella che mi disgusta di più è la terza: perché immorale, lassista, perché dimostra che ormai si è persa l’idea della regolarità del gioco, l’idea della dignità, l’idea che il problema è la qualità non la quantità.

Cota è impaurito perché sa di aver vinto le elezioni in modo irregolare, Cota è immorale perché si difende minimizzando la violazione di una fondamentale regola democratica.

E questo ora è il personaggio che governa il Piemonte: che tuona contro la pillola abortiva, che fa marcia indietro sul nucleare (l’avete sentito dire qualcosa di preciso in campagna elettorale? Non ha mai preso posizione), che, e questa è notizia dell’ultima ora per me raccapricciante, vuole aprire la caccia alle specie “dannose” nei parchi protetti. (Vedi la rubrica della Stampa “La Zampa”).

Se in Piemonte, riconosciuto che l’elezione di Cota sia avvenuta sulla base di una truffa, si dovesse ricorrere ancora alle urne non sarebbe colpo di stato, ma giustizia e democrazia. Sarebbe invece un vero colpo di stato se le cose rimanessero come stanno.

E poi basta, basta vedere che le magagne di politici corrotti, incapaci, meschini devono essere risolte nei tribunali: a ognuno la sua parte!

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