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Il Maghreb è in rivolta. La mano dei fondamentalisti dietro la protesta violenta?

La contemporanea rivolta giovanile algerina, cinque per ora i morti, dimostrerebbe come dietro alle proteste ci sia un’unica regia occulta. L’Europa in preallarme: si preannunciano nuovi immigrati clandestini

E’ precipitata la situazione in Tunisia dove nelle ultime ore la polizia avrebbe ucciso più di venti persone che manifestavano violentemente contro il carovita e la mancanza di un libero mercato occidentalmente inteso. Le vittime sarebbero tutte concentrate nelle città di Kasserine e Thala neanche sfiorate dal benessere derivante dallo sfruttamento turistico delle coste del paese nord- africano. Lo rivelano fonti del Partito Democratico Progressista, attualmente all’opposizione in una Nazione il cui presidente Ben Alì è al potere da decenni ed a ogni elezione presidenziale grazie a ben combinati brogli ed intimidazioni consegue sempre una maggioranza “bulgara” che varia tra il 96% ed il 98% dei voti validamente espressi.

Nel paese della costa sud del Mediterraneo la protesta feroce contro la mancanza di prospettive per la sterminata popolazione giovanile, il 72% dei tunisini ha meno di trent’anni, era scoppiata il scorso diciassette dicembre a Sidi Bouzid quando il ventiseienne Mohamed Boazuizi, laureato e disoccupato, che per sbarcare il lunario faceva l’ambulante irregolare e per ciò aveva subito la confisca della propria merce da parte dell’occhiuta polizia del Presidente Ben Alì, si era dato fuoco nella piazza del municipio della sua città. Pochi giorni dopo un altro ambulante, di soli ventidue anni, si suicidò allo stesso modo in un’altra città dell’interno.

Sfax, Mekuessi, Kairouan, Medenine, Sousse, Ben Gardane ed infine la capitale Tunisi ben presto si sono incendiate e migliaia di giovani senza futuro se non quello di provare ad immigrare clandestinamente in Europa, dove per molti li attende solo un futuro da criminali, hanno cercato di dare la spallata al regime la cui reazione, di estrema durezza, ha causato le molte vittime di ieri. Contemporaneamente però è esplosa pure l’Algeria, il secondo stato africano per estensione, governato dal 1999 da Abdelaziz Bouteflika che non disdegna l’uso del pugno di ferro anche a seguito della sanguinosissima guerra civile che all’alba del terzo millennio ha visto nel paese le truppe fedeli al governo filo- occidentale scontrarsi con i terroristi del Fronte Islamico di Salvezza, e qui sinora sono stati cinque i morti mentre si contano già ottocento feriti alcuni dei quali molto gravi. Pure in Algeria protagonisti della rivolta sono stati i giovani arabi infra trentenni che rappresentano la maggioranza della popolazione.

Nell’ex territorio francese ad incendiarsi tra le prime città è stata anche la capitale Algeri, specialmente nelle diseredate periferie urbane veri e propri fortilizi del fanatismo islamico. L’aumento sino a più del 20% dei prodotti alimentari di base quali pane, zucchero ed olio è stato il destro colto dalla piazza per trasformare le strade di Algeri od Orano, ma anche della Cabilia berbera, in campi di battaglia. Il governo per bocca del Ministro degli Interni Dahoud Ould Kablia sdrammatizza la situazione ma intanto ieri nella regione del Tiaret, a M’Sila, un diciottenne freddato a colpi di pistola sarebbe la quinta vittima dell’insurrezione.

Il Magrheb brucia e brucia contemporaneamente in Algeria come in Tunisia. Tale circostanza fa supporre che dietro alle insurrezioni violente, oltre ad un sacrosanto malcontento per governi autoritari e corrotti, ci sia un’unica regia: quella del fondamentalismo islamico interessato a rovesciare esecutivi filo-occidentali e ad introdurre in tutto il Magrheb la legge della Sharia. Di contro il desiderio espresso dalla maggioranza dei dimostranti, cioè quello di emigrare in massa in Europa per cercare quelle condizioni di vita impossibili da trovare in Patria, preoccupa non poco i governi dell’Europa occidentale che temono un’ altra invasione. 

Commenti all'articolo

  • Di Mazzetta (---.---.---.157) 11 gennaio 2011 11:28
    Mazzetta

    "Il Magrheb brucia e brucia contemporaneamente in Algeria come in Tunisia. Tale circostanza fa supporre che dietro alle insurrezioni violente, oltre ad un sacrosanto malcontento per governi autoritari e corrotti, ci sia un’unica regia: quella del fondamentalismo islamico"

    ma anche no, si tratta di affermazioni gravi e di una "supposizione" che andrebbe dimostrata con qualcosa di più solido di una contemporaneità che non esiste, forse l’autore non si è reso conto di quando esattamente sono cominciate le due rivolte e ha in mente solo la loro contemporanea emersione nei nostri notiziari, quella tunisina è cominciata da un bel po’

    quando si fanno affermazioni del genere, visto che delegittimano le aspettative popolari e si risolvono in un sostegno ai due regimi, occorrerebbe maggiore senso di responsabilità nel giungere a certe conclusioni e un lavoro più rigoroso nel raccogliere le informazioni, c’è gente che muore, improvvisare non aiuta a nessuno, tanto più che di gente che suona a sproposito la grancassa sulla minaccia islamica e terrorista ne abbiamo a pacchi e abbiamo già visto dove ci hanno portato

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