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Il Gip archivia l’inchiesta sugli ex commissari alla gestione rifiuti Campania

Il gip del tribunale penale di Roma, Silvia Castagnoli accettava a fine ottobre scorso la domanda di archiviazione, presentata dalla procura di Napoli a favore degli ex commissari straordinari all'emergenza rifiuti in Campania, accusati di falso, truffa allo Stato, corruzione, abuso di ufficio, traffico illecito di rifiuti nell'ambito dell'inchiesta – Rompiballe -.

La motivazione: mancano le prove di un «diretto coinvolgimento» degli ex commissari straordinari, Guido Bertolaso, Alessandro Pansa e Corrado Catenacci, oggi assessore alla legalità nel comune di Positano. Sintetizza il gip: emerge un vasto sistema di abusiva gestione delle lavorazioni dei rifiuti solidi urbani prodotti in Campania, realizzato con una serie di condotte, compresa la redazione di documenti falsi, riferibili, in parte al commissariato per l’emergenza rifiuti. Gli atti per i quali Bertolaso, Pansa e Catenacci avrebbero commesso i reati, secondo il provvedimento di archiviazione, sono «di pertinenza di funzionari di livello inferiore, cui spettava il controllo su singoli e specifici aspetti». Il gip ha disposto l’archiviazione anche per i funzionari del commissariato, Claudio De Biasio e Ciro Turiello.

Di seguito le intercettazioni tra Bertolaso e Catenacci: Catenacci: «Fanno un affare da 1.325 miliardi» Bertolaso: «Mortacci» – Il calcolo delle ecoballe accatastate in giro per la Campania lo fa Corrado Catenacci. È il 7 marzo 2005, e alle 18.59 l’ex commissario telefona al capo della protezione civile Guido Bertolaso. Catenacci: «Ci sono almeno due milioni e mezzo di balle in tutta la Campania. Per quanto riguarda gli importi, secondo me sono circa 400 miliardi di lire».Bertolaso: «Perché loro bruciandoli ricavano energia elettrica, no?». Catenacci: «Gliela pagano a tariffa agevolata, tutto uno strano movimento che hanno fatto loro». Diciotto minuti dopo, alle 19.17, il prefetto richiama. Catenacci: «Ho fatto i conti con Turiello, viene una cifra mostruosa». Il ministero dell’Ambiente «segnala l’opportunità di accertamenti». Gli rispondono che va tutto bene, grazie anche alla «prassi di addomesticare i risultati» che «deve ritenersi provata».Così come «provata» è anche la circostanza che sin dall’inizio appariva chiara la difficoltà di smaltire le ecoballe.

Le intercettazioni sono una prova tangibile e indubbia poiché a parlare sono gli stessi che hanno commesso il reato, vanno considerate confessioni. Eppure il gip archivia, a Terzigno si combatte e il gip archivia, la Campania è al collasso e il gip archivia poiché, secondo lei, il tutto era «di pertinenza di funzionari di livello inferiore, cui spettava il controllo su singoli e specifici aspetti». Potrebbe anche esser vero ma questo giustifica davvero una archiviazione o ci troviamo di fronte ad un nuovo abuso di potere? Come spiegare si parli ancora, a distanza di venti anni, a seguito di tutte le denunce, le segnalazioni, le prove raccolte, le condanne dalla commissione europea, di indagini preliminari? Cosa dire della stessa procura di Napoli che avanza una domanda di archiviazione quando tutto il mondo guarda alla tragedia della Campania?

Molte amiche mi riferiscono di avere paura, di sentirsi intimidite dai continui controlli effettuati dalla polizia lungo tutta la via Zabatta, Terzigno. Gli agenti fermano le auto, controllano i documenti, guardano nel cofano, sui sedili, sbirciano con le torce. Donne che abitano li e son costrette a percorrere quella strada più volte al giorno. Magari gli agenti di polizia controllassero gli autocompattatori che scortano con altrettanta solerzia.

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