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Il Diavolo tira le orecchie alla parte civile

L’Avvocato Rosalba De Gregorio critica l’eccezione posta al processo Borsellino quarto per la strage di via D’Amelio dall’Avvocato Fabio Repici.

Oggi scrivere dell’ultima udienza del processo Borsellino quarto è diventato un diletto per storici della Mafia. Vi è un passato che ritorna sempre uguale a se stesso: le stesse domande, gli stessi silenzi che rimbombano da oltre vent’anni. La Mafia, il Corvo 2, il Generale Mori, De Donno, Ciancimino. Nomi e fatti che riportano alla tormentata storia della morte del Giudice Borsellino e all’attentato in via D’Amelio.

Libri e ricostruzioni che hanno da tempo raccontato un depistaggio nato dai pentiti Calogero Pulci, Vincenzo Scarantino e Francesco Andriotta e che ha visto dei condannati considerati autori della strage ritornare in libertà per non aver commesso il fatto. Nuovi imputati i boss Salvino Madonia e Vittorio Tutino, l’Avvocato del Diavolo per la difesa, l’Avvocato Fabio Repici per la parte civile Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in via D’Amelio e i Pubblici Ministeri. Tutti uniti a ritrovarsi a celebrare la Giustizia in quello che è diventato il quarto processo Borsellino e non è detto che non vi sia anche il quinto, stanti le dichiarazioni del pentito Vito Galatolo che potrebbero coinvolgere anche l’attentato di Via D’Amelio, come confermato dall’Avvocato Rosalba De Gregorio“Io penso che vi potrà essere un allargamento per sentire ad esempio Galotolo. Voglio dire: se Vito Galotolo, il boss dell'Acquasanta, sta rilasciando dichiarazioni che possono interessare nel processo (il Borsellino Quarto) non ce le porteranno ora, perché sono ancora in fase d’indagine, ma ciò non significa che non potremmo sentirlo in seguito se le sue dichiarazioni interessano Via D’Amelio”. 

Ed è proprio sulla la dialettica tra difesa, i PM e la parte civile che si è incentrata l’udienza che ha visto in aula Mori e De Donno quali testi accompagnati dai difensori. A parlarne è proprio l’Avvocato Rosalba Di Gregorio, storico avvocato del gotha di Cosa Nostra e oggi difensore anche di Bernardo Provenzano, definita l’"Avvocato del Diavolo" in un famoso articolo pubblicato da Repubblica e firmato da Attilio Bolzoni.

“Questi in realtà dovevano essere citati come imputati di reato connesso e quindi avvalersi della facoltà di non rispondere (se ritenevano) e così fece Ciancimino, poi Repici (l’Avvocato Fabio Repici) armò un manicomio e disse che in effetti dovevano essere sentiti come testi assistiti. La differenza è che come teste assistito non ti puoi avvalere in toto della facoltà di non rispondere; se però le domande che ti fanno vanno a incappare sul processo trattativa, cioè su una cosa dove sei imputato, sulla singola domanda ti puoi avvalere della facoltà di non rispondere”.

Le dichiarazioni della Di Gregorio, oltre a sembrare una critica all’Avvocato di parte civile Fabio Repici, in realtà coinvolgono un aspetto poco valutato e cioè che dietro le parole di “tecnicismo processuale” si voglia disconoscere il rapporto viscerale che esiste tra il processo Trattativa Stato-Mafia e la morte del Giudice Borsellino e il relativo processo. Borsellino era a conoscenza della presunta trattativa avviata da organi dello Stato con la Mafia? E questo può essere uno dei motivi che ne hanno causato la morte? Su queste due domande si fonda tutto il Borsellino quarto.

“Quindi, quando venne all’epoca Ciancimino fu una cosa pietosissima, perché l’hanno recitata. Perché a ogni singola domanda il Presidente, che ha accolto l’eccezione di Repici, diceva: lo sentiamo come teste assistito, però datemi il rinvio a giudizio di trattativa in modo che possa vedere a quale (domanda) deve rispondere e a quale no. Cosa che accadde tutto il tempo dell’udienza, fu un continuo. Faccia la domanda e il PM fa la domanda e quello (Ciancimino): "no, su questa non rispondo perché questo pezzo è relativo alla trattativa". Allora il Presidente controllava. Si, ha ragione, può avvalersi della facoltà di non rispondere. Tutta questa scena è stata pietosa. Perché è chiaro che tutto è trattativa, perché loro devono essere sentiti in Via D’Amelio?”

Non bisogna dimenticare che l’Avvocato Di Gregorio anche in questo processo ha assunto le vesti, che vuole essere un complimento per la maestria professionale, di Avvocato del Diavolo e il suo tentativo neanche tanto nascosto di resistenza a che testi come il Generale Mori, De Donno, Ciancimino fossero sentiti nel Borsellino quarto viene ammantato da un tecnicismo processuale che può essere riassunto in poche principi. E’ diritto dell’imputato, chiunque egli sia, pretendere che sia l’accusa (il PM) a provare la sua colpevolezza in aula e per questo gli è riconosciuta la facoltà di non rispondere alle domande. Lo stesso principio non può essere applicato al teste che, invece, ha un dovere di rispondere a tutte le domande che gli vengono poste con tanto d’eventuale sanzione per reticenza o, peggio, in caso di silenzio.

E’ proprio l’Avvocato De Gregorio che risponde alla sua stessa domanda."Perché loro devono essere sentiti in Via D’Amelio? Per quel particolare aspetto che è l’eventuale co-movente, non il movente integrale (ci tiene a precisare l’avvocato). Co-movente che nasce dalla considerazione che nel rinvio a giudizio loro (la Procura) hanno detto che una delle cause possibili della strage di Via D’Amelio, dell’uccisione e dell’accelerazione della decisione dell’uccisione di Borsellino va ricercata, possibilmente, anche nel suo (di Borsellino) eventuale opporsi alla trattativa. Quindi tutti i testi, il Generale Mori, De Donno, Ciancimino, ecc., ci stanno su questo pezzetto di movente. Ma questo è il tema del Processo trattativa ed è per questo che a ogni singola domanda si avvalgono della facoltà di non rispondere.

In questi termini le dichiarazioni della De Gregorio acquistano un senso, perché Ciancimino, De Donno e Mori sono imputati nel Processo Trattativa e quindi se fossero stati ascoltati nel processo Borsellino quarto come imputati si sarebbero potuti avvalere della facoltà di non rispondere. E’ in quest’ambito che è intervenuto l’Avvocato Fabio Repici, facendo valere la distanza temporale tra i due procedimenti. E cioè il Processo Borsellino è precedente a quello della Trattativa e in questo senso Ciancimino, De Donno e Mori potevano essere sentiti come testi accompagnati dall’avvocato difensore, stante che solo in un secondo momento sono stati considerati imputati nel processo Trattativa. Ed è lo stesso Avvocato De Gregorio che ci spiega il tecnicismo.

Perché questi testi erano citati su questo argomento e cioè ai tempi in cui furono sentiti nell’ambito del processo di Via D’Amelio, il Processo Trattativa non era andato ancora a giudizio ed era ancora in fase d’indagine, poi quando andò a giudizio questi (Ciancimino, De Donno, Mori ecc) da indagati si trasformarono in imputati e quindi è chiaro che le garanzie dell’imputato gliele devi accordare. Ecco perché originariamente li avevano citati come imputati di reato connesso e quindi, se non rispondevano, noi acquisivamo le dichiarazioni rese nell’indagine e basta. Fabio Repici ha voluto fare quest’eccezione che tecnicamente fu accolta e tecnicamente ogni volta facciamo questa mischiata (cioè li sentiamo su cose che possono benissimo non dirci perché nello stesso argomento nel processo trattativa sono imputati.)

Oggi è inutile che gridino allo scandalo perché questa cosa l’hanno voluta loro… la citazione di questi si doveva concludere con la pregiudiziale non rispondo.

Ed è vero: in massima parte Ciancimino, De Donno e Mori al processo del Borsellino quarto hanno preferito non rispondere alle domande avvalendosi del loro doppio ruolo di imputati nel processo trattativa e testi in quello di Via D’Amelio, ma il tentativo l’Avvocato Fabio Repici doveva farlo. Doveva in qualche modo riuscire a scardinare il muro di gomma che appare essere tutta questa brutta storia. C’è riuscito? Il Processo è ancora lungo e la prossima udienza del 15 Gennaio, dove dovrà essere ascoltato Totò Riina, forse potrà dirci qualcosa di nuovo. Una cosa è sicura: ancora rimbomba nell’aula di giustizia del Tribunale di Caltanissetta la domanda rivolta dall’Avvocato Repici all’ex Colonnello del Ros Giuseppe De Donno. E’ l’autore del Corvo due? Altrettanto rumorosa è apparsa la facoltà di non rispondere di cui si è avvalso il teste De Donno.

Pietro Giunta 

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