Il Cigno Nero. Ovvero: il Buco Nero della Non Conoscenza
Si poteva pronosticare l’ascesa di Hitler?
Questo è l’esempio di un Cigno Nero, un evento molto raro, di grandissimo impatto sociale, prevedibile solo a posteriori. Ma l’attuale società si ostina a pianificare il futuro in base a conoscenze passate e quindi difficilmente ripetibili, visti i cambiamenti delle condizioni future (il prossimo futuro non sarà mai più quello di una volta). Invece si dovrebbero esaminare i vantaggi di conoscere i limiti della conoscenza e di vivisezionare i “fenomeni della non conoscenza” (è impossibile fare previsioni, soprattutto sul futuro).
Nassim Nicholas Taleb, uomo di cultura poliedrica ed eclettica, ci racconta la sua vita spesa nello studio dei processi (percettivi, sociali e cognitivi) di fortuna, incertezza, probabilità e conoscenza , in un saggio che è stato pubblicato in 27 paesi e che è risultato il più venduto sul sito Amazon nel 2007.
Anche se il tema risulta molto impegnativo, l’autore riesce a realizzare un libro scanzonato e provocatorio, che, senza lacci accademici e teorici, ci fa capire come l’improbabile governa le nostre vite.
Ma veniamo al nocciolo della questione. Per natura, tendiamo ad apprendere dall’esperienza e dalla ripetizione, siamo ipnotizzati dal particolare e perdiamo di vista l’universale. Ci concentriamo sulle cose che già sappiamo mentre trascuriamo quello che non conosciamo, spesso per confermare i nostri pregiudizi personali, sociali ed etnici. Per secoli in Occidente si è creduto che tutti i cigni fossero bianchi, finché nel con la scoperta dell’Australia si sono trovati i primi cigni neri.
Questo ci rende inadatti a cogliere l’attimo: cediamo all’impulso di semplificare, raccontare e categorizzare, imboccando strade già battute e penalizzando noi stessi e i rari individui capaci di pensare l’improbabile e “l’impossibile”. E l’aumento della complessità del mondo odierno (per l’aumento di abitanti, nazioni, consumi, conoscenze tecniche, ecc), porterà a conseguenze sempre più estreme, sconosciute e improbabili (piacevoli e spiacevoli).
L’istinto di autoconservazione ed il bisogno di sicurezza trasformano l’essere umano in una macchina fatta per guardare all’indietro e bravissima ad ingannare se stessa. La paura dell’ignoto ci spinge a non farci domande scomode, anche se a volte per garantire la propria sopravvivenza e quella del’umanità sarebbe molto meglio essere ”più tristi ma più saggi” (pensiamo ai rischi di non conoscere i limiti della conoscenza scientifica sulla proliferazione nucleare e sulle conseguenze future incalcolabili).
Per pigrizia mentale (anche la mente come le gambe preferisce fare meno Km), tendiamo a ricercare e conservare idee e teorie nette, rispetto a quelle con strutture complesse, confuse e flessibili che richiedono più tempo per pensare e riflettere, e quindi anche più cultura personale e indipendente di base.
Non parliamo poi dei vari “studiosi” che riciclano o riadattano malamente le idee di autori morti (che quindi non possono protestare) e passano la loro vita a convincere moltissimi studenti e persone comuni della bontà delle “loro” idee, con un eccesso di informazioni e disinformazione che avvelena e acceca la mente.
Per questo a livello sociale le ideologie, le utopie, le mode e anche le religioni che semplificano e dettano poche regole pratiche, si possono diffondere molto velocemente. Pensiamo all’ideologia consumistica femminile: truccati e sarai una vera donna, oppure ad una “regola religiosa e culturale islamica”: mettiti il velo e sarai una vera donna. Nella realtà tutte le donne sono vere donne ed ognuna in modo diverso dall’altra. E poi esistono anche le persone psicologicamente e sessualmente bisessuali, cioè con organi femminili e maschili nello stesso tempo. Ma questo semplice fatto biologico disturba la mente di miliardi di persone che infatti non vogliono prendere mentalmente e fisicamente in esame questa possibilità ed estromettono queste persone da una normale vita sociale e civile in comune.
Molte attuali idee sono come i vari prodotti consumistici del nostro ultimo capitalismo finanziario e commerciale, che si prestano molto ad essere diffusi con poca fatica e a poco prezzo nei supermercati culturali della tv, del web,dei giornali, della scuola e dell’università. E ricordate che trattiamo le idee come proprietà, quindi ci è difficile separarcene, anche perché ci servono per costruire, stabilire e mantenere la nostra identità. Ma il futuro sarà sempre però in mano ai giovani, che hanno identità più flessibili e più recettive a tante nuove idee (ed è per questo che l’Italia è stata derubata del suo futuro dalla casta politica e dirigente più anziana e più fossilizzata del mondo).
Dal punto di vista psicologico e sociale la soluzione è quella di osservare il mondo senza cercare qualcosa che faccia comodo al proprio IO o agli interessi del proprio gruppo sociale e professionale di appartenenza. Anzi, cercando attivamente informazioni ed esempi che possano contraddire e falsificare idee e fatti del presente e del passato (vedi il filosofo Karl Popper), proprio perché la mente rifugge quasi sempre dall’immaginare cose che diminuiscono la sua portata (Baruch Spinoza), e le persone difficilmente rinunciano alla gloria o al denaro in nome dell’onestà intellettuale e della verità scomode o insolite.
Quindi la persona veramente saggia è quella che sa stabilire i limiti del suo sapere ed ammette l’esistenza del Buco Nero della Non Conoscenza, ed il vero problema della “civiltà” umana è che quasi tutti gli uomini vivono “prostituendo” la propria mente, per poter continuare a credere alla versione a loro più conveniente, di passato, presente e futuro.
P.S. Dopo aver letto questo libro penso che non riuscirò ad innamorarmi di un’altro libro per i prossimi 10 anni.
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