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Il C.L.N. e il conflitto d’interessi

Un nuovo C.L.N. un‘alleanza da Vendola a Fini? Certamente sì. Non sono in gioco le differenze tra destra e sinistra su questo o quest’altro provvedimento. Sono in gioco la democrazia e la civiltà del nostro Paese.
 
E se questa è la posta in gioco, è necessario che i partiti si muovano in un’ottica strategica che vada al di là del mero interesse di bottega, correntizio o elettorale. Per questo la proposta di Bocchino per un governo PdL, UdC, API e moderati PD, che ha come unico scopo di emarginare la Lega in funzione di un maggior peso dell’ala liberal all’interno del PdL, è fuori contesto. Ha un sapore tattico, di gestione del potere. Ma non è di questo che l’Italia ha bisogno. Il nostro paese ha bisogno di un governo che ristabilisca nelle leggi e nel popolo, i principi di civiltà e della costituzione che fino ad ieri ci hanno governato e che oggi sono a rischio.
 
I temi in discussione oggi non sono quelli che dividono destra e sinistra ma son quelli che uniscono o dovrebbero unire destra e sinistra. Sono le regole del gioco che dovrebbero essere stabilite da tutti i giocatori,sono i principi di civiltà e democrazia che dovrebbero essere stabiliti da tutti coloro che credono nel confronto e nello scontro tra i partiti, in una politica al servizio del Paese e non della persona, nella solidarietà e nel rispetto della persona umana, nell’unità d’Italia. Il razzismo, la secessione, la legalità, il regime affaristico, la libertà e il pluralismo dell’informazione, la legge elettorale: di questi problemi dovrebbe occuparsi un governo provvisorio messo in campo dal CLN.
 
Ma in politica non c’è corrispondenza tra ciò che si vuole e ciò che si può fare. La politica è l’arte del possibile. Occorre scegliere. E allora è prioritario assicurare la libertà di scelta degli elettori, il principio conoscere per deliberare, oggi vanificato dal conflitto d’interessi. Occorre assicurare la legalità delle elezioni. Le altre questioni possono essere affrontate anche in seguito ma il conflitto d’interessi va risolto subito. In assenza di un intervento normativo in questo campo, nessuna scelta democratica sarà possibile. Su questa base il principio regolatore non può che essere l’incompatibilità tra l’attività politico/parlamentare ed il possesso di tv e giornali e case editrici. Il padrone di massmedia non può fare il politico, deve scegliere, l’attività di imprenditore e l’attività di parlamentare. Bisogna essere rigorosi in questo campo non è possibile rischiare. Una incompatibilità tra l’attività di impresa editoriale e l’attività di governo non risolve il problema, giacché il parlamentare non è fuori del circuito decisionale ma può influenzare e condizionare le scelte governative.

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