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Incidenti sul lavoro e legge

 

"Finalmente dal rapporto Inail presentato questa mattina (24-06-09 ) esce la verità su una battaglia da me condotta per anni sfidando la propaganda più becera. E’ la strada, secondo quanto emerso oggi, la principale causa di morte per i lavoratori. Su di essa infatti si verifica oltre la metà delle morti bianche. Depurando i dati dagli incidenti in itinere, subiti mentre ci si reca e si torna dal posto di lavoro, l’Italia non ha la maglia nera degli incidenti, come molti vorrebbero far credere. Di questo dovrebbe tenere conto anche il Presidente Napolitano, che meritoriamente si è sempre speso su questo tema. Smettiamola di fustigarci ad ogni pie’ sospinto e crchiamo di vedere la realtà per quella che è, nel bene e nel male’’. Lo dichiara il senatore della Lega Nord Roberto Castelli, viceministro delle Infrastrutture e Trasporti.

Sopra, la dichiarazione del senatore Roberto Castelli sul rapporto Inail riguardante le morti sul lavoro pubblicata sul sito della lega in data 24-06-2009.
 
Il senatore sembra abbastanza soddisfatto del fatto che, più della metà delle morti bianche avvenga durante il percorso da casa al lavoro e viceversa, secondo lui, i dati dimostrano "la verità" sulla battaglia da lui condotta per anni sfidando la propaganda più "becera".
 
Naturalmente, il senatore Castelli non tiene conto degli incidenti stradali in cui vengono coinvolti operatori stradali durante il loro lavoro.
Sotto due esempi tratti da Metropolis web.
 
ARNAD (Aosta)- Sull´autostrada A5 Aosta-Torino, all´altezza di Arnad, una squadra di addetti alla pulizia dei bordi della carreggiata non ha fatto in tempo neppure a rendersi conto chun autoarticolato con targa bulgara e condotto da un autista greco ha travolto un furgone Ford fermo nella corsia d´emergenza con l´attrezzatura da lavoro, ed è finito nella scarpata dove alcuni operai erano impegnati a tagliare le erbacce. Due operai se la sono cavata con ferite leggere, due sono stati ricoverati all´ospedale di Aosta (con prognosi di 40 e di 8 giorni), mentre il quinto è morto.
 
LECCO - Sulla strada provinciale che attraversa il comune di Torre dé Busi, centro collinare della provincia di Lecco, un giovane alla guida di un´auto ha invaso l´area di cantiere con traffico regolato da un moviere, finendo contro tre lavoratori e i mezzi d´opera. La vittima è un lavoratore di 37 anni residente in Valsassina. Un altro operaio è stato ricoverato in gravi condizioni mentre un terzo operaio avrebbe subito solo delle contusioni.
 
Bene, che dire? Che dobbiamo essere contenti? Che se le morti bianche avvengono in prevalenza sula strada hanno meno importanza? Che l’importanza delle morti è data dai numeri? 
 
Secondo me, anche una sola persona che muore per incuria, sua e del datore di lavoro, è troppa.

 
Il lavoro, che prima di essere un modo per realizzarsi è una necessità - almeno per buona parte degli italiani -, dovrebbe essere messo in sicurezza comunque, e le leggi devono mirare a che:
1) i datori di lavoro non abbiano modo di eludere il problema, 
2) che i lavoratori, a loro volta, non abbiano modo di eludere le sicurezze messe a loro disposizione. 
 
Chiunque, datore o lavoratore, che non rispetti le leggi, mettendo in pericolo se stessi e, a volte, anche gli altri, devono essere penalizzati.
 
L’attuale governo, invece, presenta un decreto legislativo come quello correttivo del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, in discussione in questi giorni nelle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera. 
 
Secondo Giuliana Carlino (Componente della Commissione "XI Lavoro, previdenza sociale" e Componente della commissione parlamentare per l’infanzia) questo è: "Un testo che stravolge il Dlgs 81/08, approvato dal Governo Prodi e bocciato, senza appello, senza aver emanato neanche uno, ripeto uno, dei numerosi provvedimenti attuativi richiesti".

"Le modifiche apportate dal decreto correttivo del Governo al testo unico sulla sicurezza, sono talmente rilevanti da modificarne completamente l’asse fondamentale. Propone, di fatto, un abbassamento dei livelli di tutela dei lavoratori, deresponsabilizza in modo particolarmente grave i datori di lavoro, riduce i poteri e le funzioni degli organismi di vigilanza e, infine, determina una riduzione generalizzata dell’intero apparato sanzionatorio, in totale dispregio di norme costituzionali e direttive europee." (http://italiadeivalori.antoniodipie...)
 
Deresponsabilizzare i datori di lavoro sul problema "sicurezza sul lavoro" significa lasciare alla coscienza del singolo datore la decizione di mettere in sicurezza o no il lavoratore e, dato che il decreto correttivo affronta il problema in termini economici - mettere in sicurezza è un costo per l’azienda e pertanto, tale costo deve essere abbattuto - e non umani, ne consegue che molte aziende non investiranno più sulla sicurezza costrigendo cosi il lavoratore a operare in situazioni di rischio. 
 
La sicurezza sul lavoro non dovrebbe rappresentare una sovrastruttura onerosa per le imprese, ma una necessità dei processi produttivi, rientrare coè nei costi sostenuti dall’azienda per il necessario alla produzione.
 
Dunque, se negli ultimi anni, gli incidenti e morti sul lavoro sono diminuiti, è grazie, anche, ad una politica che obbliga i datori ad investire sulla sicurezza dei dipendenti, e ciò avviene anche in forza di responsabilità che coinvolgono sia i datori che i dipendenti.
 
Non tenerne conto può significare un regresso.
 

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