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I sanguinosi intrighi internazionali a danno dell’Italia

"Intrigo internazionale" è un libro intervista molto scorrevole che narra i risvolti di alcuni dei misteri più neri e più rossi dell’Italia dell’ultimo trentennio (www.chiarelettere.it, 2010).

I sanguinosi intrighi internazionali a danno dell'Italia

Il giudice Rosario Priore ed il giornalista Giovanni Fasanella raccontano con semplicità e perizia, alcune delle vicende politiche più terribili che hanno caratterizzato le relazioni internazionali della "Prima Repubblica". Scopriamo così che il colpo di stato di Gheddafi del 1969 “fu organizzato in un Albergo di Abano Terme… c’era dietro la mano italiana (Gheddafi studiò all’Accademia militare di Modena). E ci viene rivelato che siamo stati coinvolti in una guerra occulta: il controllo delle risorse energetiche affacciate sul Mediterraneo ci ha messo in conflitto con l’asse franco-inglese per i nostri rapporti privilegiati con la Libia.

 

Si parla anche dell’Unione Sovietica che cercava di destabilizzarci attraverso il favoreggiamento del terrorismo e l’azione dei servizi segreti della Cecoslovacchia e della Germania comunista, “come ritorsione per l’appoggio dato dai comunisti italiani alla Primavera di Praga e per la loro condanna dell’invasione sovietica” (Fasanella, p. 6). Non dimentichiamo poi il rifiuto di Berlinguer alla predominanza moscovita nel movimento comunista internazionale.

Inoltre “il compromesso storico tra la Dc e il Pci minava alla base l’unità del comunismo internazionale: era un gioco troppo pericoloso, e si faceva di tutto per impedirne la realizzazione. Quella politica era una pugnalata mortale all’ideologia del comunismo sovietico” (Priore, p. 88). Perciò, una cosa era la massa di giovani che manifestava, un’altra cosa i nuclei ristretti di regia che operavano all’interno dei servizi d’ordine delle varie organizzazioni, e un’altra cosa ancora erano le cellule pensanti, più ristrette e mimetizzate che avevano rapporti con uomini dei servizi segreti di paesi stranieri (come la Stasi).

Invece per quanto riguarda i morti dell’aereo civile di Ustica, Priore chiama in causa la Francia: “Quando le autorità di uno stato del peso della Francia ti danno risposte ufficiali di quel tipo, non puoi fare che due cose: o ne prendi atto, e quindi escludi ogni sua responsabilità, o pensi che siano false, ma devi fermarti lì. Ecco il limite che ha condizionato l’inchiesta di Ustica. E anche quelle sul terrorismo. Una magistratura nazionale non ha certo il potere di procedere all’interno di un altro stato: cozzerebbe contro i principi fondamentali del diritto internazionale” (p. 156). Ma “la politica mediterranea e africana di Gheddafi colpiva direttamente interessi francesi… chi voleva colpire lui, voleva dare anche una lezione all’Italia, per i rapporti privilegiati intrattenuti con Tripoli” (p. 158).

Del resto Enrico Mattei e Aldo Moro, due dei maggiori protagonisti della politica di espansione italiana del mediterraneo sono stati eliminati (Fasanella): “Due omicidi ovviamente politici, di uomini di rilievo dell’Italia del dopoguerra. Sì, la coincidenza è impressionante. Non dimentichiamo la lezione della storia: gli uomini politici capaci di iniziative davvero forti generano reazioni altrettanto forti, compresi progetti di eliminazione fisica” (Priore, p. 29). Questa è una costante della storia italiana: “quando riuscivamo a ritagliarci un nostro spazio vitale, scattavano immediatamente gelosie e rappresaglie. L’intera vicenda degli anni di piombo, dalla strage di Piazza Fontana all’assassinio di Aldo Moro e oltre, andrebbe riletta proprio inquadrandola in questo contesto” (Priore p. 177).

Piuttosto bisogna aggiungere che “ancora oggi la dimensione internazionale dell’attività di Potere operaio, poi di Autonomia operaia e infine delle Brigate rosse è un argomento tabù. È un territorio che non dev’essere attraversato da viaggiatori troppo curiosi” (p. 83). Tutto ciò nonostante l’Italia sia stata dilaniata dal terrorismo e dalla violenza politica per molti anni, con centinaia di morti e migliaia di feriti.

Comunque, tutte le stragi italiane sono rimaste molto misteriose e perciò quasi impunite (almeno a livello dei mandanti), poiché “I magistrati in definitiva, nonostante fossero preparati in materia di diritto, non lo erano di fronte a eventi di quella portata, che per essere compresi presupponevano ben altre strutture mentali e culturali. Non avevano una cultura, storica, geopolitica e anche dell’intelligence. Le stragi, infatti, non sono mai state opera di gruppi improvvisati, ma i loro autori hanno sempre avuto dietro organizzazioni e istituzioni potenti. Internazionali e interne” (p. 179).

Purtroppo le mele marce esistono in tutti i Paesi e in tutti i servizi segreti e ci sono verità che non si sono potute dire: “avrebbero potuto avere effetti destabilizzanti sugli equilibri interni e internazionali” (Priore). Però alcune verità sono state imprigionate tra le pagine di questo libro.

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