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I politici del bar e il deragliamento della Politica

Quella qui rappresentata è la mappa dei vari collegamenti marittimi e ferroviari che fanno perno sul nostro Paese, in particolare la Lisbona-Kiev, che i più conoscono sotto l'acronimo di TAV (treno ad alta velocità) e, nel nostro Paese, come Torino-Lione.

Ora, sin da quando se n'è decisa la realizzazione è sorto il Movimento NO-TAV, mirante a contrastarla sostenendone - oltre all'inutilità e ai costi eccessivi - anche un impatto ambientale decisamente devastante. Ora, se è indubbio che la realizzazione di una simile grande opera toglie progressivamente spazio e territorio alle attività agricole e a quelle più o meno strettamente connesse, è altrettanto vero che l'insistenza con cui detto movimento (successivamente conlfuito, perlomeno in parte, nel Movimento Cinque Stelle) ha ripetutamente proposto di utilizzare i mezzi e le risorse destinate a tale opera alla realizzazione di altre infrastrutture ritenute, non del tutto a torto, assai più necessarie (costruzione o rinnovamento di nodi e collegamenti stradali e ferroviari, nonché nuove linee metropolitane urbane ed extraurbane, ecc.), dimenticandosi tuttavia che quando a suo tempo l'allora ministro Antonio Di Pietro (sì, proprio quello di Mani Pulite e Tangentopoli) propose la Variante di Valico che, attraverso la Toscana, avrebbe accelerati i collegamenti principalmente tra Milano e Roma, vi fu una levata di scudi che costrinse l'allora Governo a ritirare il progetto il cui impatto ambientale veniva considerato all'epoca altrettanto disastroso.

Se da un lato sono perfettamente d'accordo che la tutela e salvaguardia del territorio e della salute pubblica sono estremamente importanti (direi addirittura fondamentali), non si può tuttavia negare che impedire la relaizzazione di simili infrastrutture rischia di tagliarci fuori dalle grandi rotte commerciali obbligando gli ideatori di tale opera a bypassare il nostro Paese in favore soprattutto di Confederazione Elvetica ed Austria, per cui si conserverebbero sì l'integrità dell'ambiente, del paesaggio e la salute pubblica, ma riducendo sempre più i commerci e, di conseguenza, anche le relative attività economico-produttive a supporto giungendo, in tal modo, ad incrementare la disoccupazione a livelli tali da accentuare una via via crescente povertà e maggiori malesseri sociali, provocando così rieptuti scontri e tensioni sociali destinati a degenerare in ripetuti scontri sempre più armati e, di conseguenze, sommosse e sollevazioni e in ultimo ad una vera e propria serie di guerre civili dagli esiti quanto mai inquietanti e catastrofici.

Ora, se è vero com'è vero che la realizzazione di nuovi nodi stradali e ferroviari, nonché di linee metropolitane (nuove ancorché rinnovate o potenziate), per non dire del tanto favoleggiato Ponte sullo Stretto di Messina (che probabilmente non verrà mai realizzato visto che la scelta ricade in una zona sismico-vulcanica ad alto rischio er considerando che infrastrutture ad supporto non sono mai state né si sa se verranno mai realizzate) è certamente più importante e necessario della TAV, è altrettanto vero che a conti fatti tutte queste opere dovrebbero in ultimo essere finalizzate in ogni caso a quella della stessa Lisbona-Kiev, indispensabile alla sopravvivenza stessa dell'Europa Unita, che altrimenti non sarebbe mai in grado di ritenersi autosufficiente.

Piuttosto che il boicottaggio sarebbe preferibile la ritorsione, nel senso che a guadagnarci dalla realizzazione di una simile impresa sarebbero comunque coloro che da tempo immemorabile controllano e dominano l'economia e i mercati e, di conseguenza, la Politica. Ora, dato che i benefici da essa derivanti non possono né devono continuare a rimanere esclusivo appannnaggio di determinate persone o categorie sociali (famiglie, classi o ceti che siano), si potrebbe dire "Sì, d'accordo, facciamo pure la Lisbona-Kiev e, di conseguenza, la TAV, ma che ne godano tutti, nessuno escluso!", anche perché continuare ad avvantaggiare tanto alcune categorie di individui quanto alcune specifiche collettività finirebbe comunque con il provocare le reazioni delle categorie sociali più deboli (si tratti anche in questo caso di singoli individui o singole collettività) inducendole a sollevarsi contro gli individui privilegiati e i ceti dominanti, come dire:"Impedite a noi di godere pure dei vantaggi e benefici provenienti dalla TAV (e non solo) e noi scateniamo la Rivoluzione!". È vero che minacce simili finiscono spesso col non conseguire alcun effetto o per ottenerne uno esattamente contrario, ma sovente spaventano più minacce simili (anche nel caso non vengano mai in alcun modo attuate) che non quelle derivanti da forme di concorrenza diretta che finirebbero, queste sì, con lo stroncare attività sino allora remunerative portandole progressivamente alla rovina e causando il crollo (non soltanto economico) del Paese, delle Istituzioni e della società di riferimento.

Conclusione: Si faccia pure la TAV, ma che ne godano tutti in egual modo ed egual misura, altrimenti faremo la Rivoluzione.

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