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I numeri della democrazia digitale

Al termine di un anno, il 2012, segnato dalla retorica della «democrazia liquida», della rete che cambia o addirittura determina il risultato delle elezioni e di Internet come strumento per eccellenza della politica, un po’ di dati. Secondo l’osservatorio DemosCoop, a «discutere e informarsi di politica» in rete è un utente Internet su due, cioè all’incirca il 29 per cento della popolazione italiana. Ma per trovare la partecipazione realmente attiva, si devono considerare percentuali ancora più basse: dei cittadini digitali, «l’11 per cento ha postato commenti o partecipato a qualche discussione di politica nei blog o nei social network», scrive Ilvo Diamanti su Repubblica. Quanto al coinvolgimento rispetto alla propaganda 2.0, le percentuali parlano da sole: «Il 9 per cento segue un partito, un leader o un gruppo politico attraverso Facebook, il 4 per cento su Twitter». Certo, c’è l’esposizione alle condivisioni degli amici. Ma i numeri sono ancora esigui.

Proprio giovedì, inoltre, sono stati resi disponibili i dati del rapporto ‘Cittadini e nuove tecnologie‘ dell’Istat per il 2012. In cui si legge: «Rispetto al 2011 si registra un incremento nell’uso della rete come strumento di informazione e comunicazione su temi sociali e politici (dal 22,8% del 2011 al 31,8% del 2012) e per partecipare a consultazioni o votazioni in tale ambito (dal 8,6% del 2011 al 10,7% del 2012)». Ci sarebbe da chiedersi cosa si intenda più precisamente per partecipazione a «consultazione e votazioni» sociali e politiche; e come si coniughino i dati dei due istituti, non qualitativamente contrastanti ma quantitativamente diversi, sull’uso politico della rete. E tuttavia, anche qui, le percentuali – pur in crescita – restano piuttosto basse.

Si prenda poi il flop delle ‘parlamentarie’ del MoVimento 5 Stelle, sia in termini di partecipazione (non solo perché hanno votato in poco più di 20 mila, cioè meno di un decimo degli iscritti al portale di Grillo, ma perché un terzo degli aventi diritto non ha comunque votato) che di trasparenza (per avere dei dati definitivi abbiamo dovuto aspettare due settimane di polemiche e un lavoro dell’Istituto Cattaneo); l’esperimento interessante ma ancora embrionale di Servizio Pubblico con LiquidFeedback (qui i dati parlano di 10 mila utenti iscritti – cioè circa uno ogni 200 spettatori della trasmissione – e 1085 proposte «adottate»: ma se ne farà qualcosa?); il totale disinteresse per le votazioni online dell’Idv (ne avete sentito parlare?). Tutti segnali di una tendenza che vede la nascita e lo sviluppo di diversi interessanti esperimenti (anche a livello locale) di cui tuttavia non dobbiamo per il momento sovrastimare la capacità. Né, tantomeno, parlare come di una componente fondamentale del dibattito pubblico in corso, o dei reali fattori di formazione e modifica del consenso.

Forse quel tempo verrà presto. Ma, per il momento, bisogna prendere atto che un italiano su cinque si informa ancora esclusivamente tramite la televisione (DemosCoop). E, con il 38% delle famiglie che ancora non ha accesso alla rete (siamo ancora tra gli ultimi in Europa), che se Internet gode di maggiore fiducia da parte dei cittadini, è ancora il tubo catodico – e di gran lunga – il vero e principale cordone ombelicale tra cittadini e politica.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.205) 22 dicembre 2012 10:42

    Ma quale significato attribuite al termine democrazia? Esso, per chi non lo sapesse, è l’asoluto contrario di quel che ci accade intorno. Soprattutto gli ultimi avvenimenti, segnano uno scivolone verso la peggiore delle dittature: quella finanziaria! Eppure, tanti rammolliti cerebrali seguitano ancora a usare a sproposito questa parola, forse perché nella vigente "neolingua" ormai è stato completamente snaturato il senso della lingua che, per chi non lo sapesse, rappresenta il vero collante e l’ancoraggio alle riza di qualunque consesso antropico che aspiri a diventare Popolo. E siccome gli italiani sono da sempre un volgo, ecco che acconsentono, ammantandolo con il sapore del nuovo, al vilipendio di quello che dovrebbe essere il loro idioma (benedetta etimologia!).

  • Di Andrea Prati (---.---.---.246) 22 dicembre 2012 11:56
    Andrea Prati

    La rete è deve essere uno strumento. La politica è fatta di partecipazione fisica prevalentemente secondo me. Non si può delegare tutto al web anche se rimane una miniera informativa che però va saputa utilizzare.

    Il fatto che la TV rimanga al momento la fonte principale d’informazione non è un qualcosa di cui andar contenti: abbiamo già visto e subito troppo per questo. La politica è fatta anche di approfondimento e conoscenza e non si può pensare che un’opinione si possa formare in 5 minuti seguendo un TG poco prima di votare o grazie a qualche post su facebook.
  • Di (---.---.---.211) 22 dicembre 2012 17:06

    Mi sembra il discorso intorno ai massimi sistemi. Vi dispiacerebbe anzi tutto chiarire cosa intendiate col termine democrazia? Ho l’impressione che non ne sia chiaro il significato.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.114) 22 dicembre 2012 17:51
    Damiano Mazzotti

    Senza andare in piazza con la ramazza, l’Italia rimarrà la patria del cittadino che s’incazza.

  • Di (---.---.---.196) 22 dicembre 2012 19:59

    Grillocrazia >

    E’ un dato ufficiale. Solo Grillo è la garanzia di una “democrazia digitale”.
    Con il suo sistema di Parlamentarie sono state “fatte 3 cose fondamentali”.
    Avere un voto “libero” e far “conoscere” i prescelti per “discutere” con loro e dare dei “consigli”. Il tutto “a costo zero”.

    Questo è quanto serve conoscere.
    Basta non chiedersi chi e quanti sono stati gli ammessi al voto, quanti i voti “validi” e quanti voti hanno avuto i candidati scelti.
    Basta “discutere” senza toccare temi attinenti al Programma ed alle cose da portare avanti.
    Basta non domandare come si è riusciti ad avere gratis, per 4 giorni, l’indispensabile supporto informatico di mezzi e di  personale tecnico.

    Grillo è categorico: non è dato sapere di più.
    Così deve essere una “forza unita” che è “in guerra” e “con l’elmetto”.
    Così funziona lo “spettacolo” della democrazia on line. Parola di Web Master.
    Chi ha dubbi e si pone delle domande “va fuori”.

    Si sa. La domanda di “trasparenza” non è contemplata da un Dossier Arroganza

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