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 Home page > Tribuna Libera > I greci e gli "immigrati": una strage di Stato

I greci e gli "immigrati": una strage di Stato

C’è un filo rosso che lega la sofferenza e la morte di persone e di popoli, dei greci e degli immigrati. Sono vittime, come dice Francesco, della “globalizzazione dell’indifferenza”? No! Sono vittime dell’egoismo umano, che in Europa è diventato egoismo di Stati, che fanno finta di stare insieme, e invece stanno da soli, gli uni contro gli altri.

Gli sbarchi si moltiplicano sulle nostre coste; gli immigrati muoiono a migliaia, inghiottiti dal mare e ammazzati dagli scafisti. Il traffico di carne umana prospera. Ma l’Europa lascia sola l’Italia, ad affrontare un problema che da sola non può affrontare, che non è giusto che affronti.

La Grecia muore: muoiono bimbi, adulti, maschi e femmine: hanno fame, hanno bisogno di medicine, ma l’Europa lascia solo la Grecia ad affrontare un problema che da sola non può affrontare, che non è giusto che affronti.

Si ripete il solito ritornello. La Grecia deve fare le riforme, ma dietro questo invito c’è la volontà di spingere il governo ellenico a ripercorrere la strada già fallita dell’austerity. Una politica che dovrebbe rappresentare l’oculatezza nella spesa e nella gestione economica ed invece è solo una misera politica di destra, che favorisce la finanza a spese della politica, i ricchi a spese dei poveri.

Dopo i 300 di Lampedusa, muoiono ancora 700 immigrati, forse mille, non si sa e allora si moltiplicano le espressioni di rammarico, la solita inutile riunuione del Consiglio di ministri europei, le solite frasi di circostanza, il solito commissario che viene in Italia a porre una corona di fiori sulle bare di poveretti. Ma poi non si dà il via ad un’operazione “Mare nostrum” europea, non si ridiscute il trattato di Dublino che lascia al nostro Paese il peso della gestione dell’accoglienza, non s'installano uffici europei nei campi profughi dei luoghi di partenza, perchè ciò significa ripartizione dei carichi tra tutti i Paesi europei.

E allora tutto resta fermo.

A Mastricht fu sancito il principio della tendenzialità nel conseguimento dei parametri, così come fu stabilita la loro sospensione in caso di crisi e la possibilità per ciascuno Stato di indebitarsi per rilanciare la crescita.

Ma di tutto ciò si è perso traccia nella nebbia di regolamenti che contraddicono i trattati costruiti ad uso e consumo degli interessi tedeschi.

Il trattato di Dublino nasce in una situazione in cui c’era immigrazione di gente in cerca di lavoro e di una vita migliore. Oggi c’è immigrazione di popolazioni intere, che sfuggono alla guerra e chiedono il diritto di asilo.

Ma il trattato di Dublino non si tocca. Cambiano i modi, ma la sostanza è sempre la stessa. I trattati si modificano o non si modificano a seconda dei voleri e degli interessi dei più forti.

Sono molte le pressioni per sostituire questo o quel ministro. Sono molti i tentativi per mortificare la volontà del popolo ellenico e trasformare un governo di sinistra in un governo di destra.

Cambiano i modi ma là sostanza è sempre là stessa. La solidarietà non si traduce mai in politica europea; la sopraffazione e l'ingerenza sì.

Foto: Ministero dell'Interno

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