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I dieci ostacoli che strozzano le imprese e bloccano la crescita (seconda parte)

Giustizia lenta, pressione fiscale in aumento, Imu. Continua il nostro viaggio tra i principali problemi che affliggono il tessuto produttivo italiano. In attesa di nuove soluzioni del governo. 

Nella prima parte Libero Mercato ha affrontato soprattutto il problema del credit crunch, le mancate riscossioni dei crediti Pa, il ritardo dei rimborsi Iva ed i numerosi adempimenti burocratici. 

Nella seconda puntata dell'inchiesta affrontiamo altri 5 aspetti molto delicati: la lentezza della giustizia civile, la pressione fiscale, il sistema tributario, la nuova Imu ed il mercato del lavoro. 

TEMPI DEI PROCEDIMENTI CIVILI 
 
La durata dei processi ordinari di primo grado supera ormai i mille giorni e colloca il nostro paese al 157esimo posto su 183 nelle graduatorie stilate dalla Banca d'Italia, oltre a costare circa un punto di Pil.
Bisogna aggiungere inoltre un "debito pubblico" accumulato pari ad uno stock di 5 milioni e mezzo di cause arretrate. 
A durare troppo poi sono i procedimenti chiave per le imprese sui licenziamenti o sui fallimenti. 
 
Le possibili soluzioni 

Governo e Parlamento hanno messo in campo una serie di interventi di carattere emergenziale e strutturale. 
Al primo versante appartengono le soluzioni concordate per la ristrutturazione del debito delle piccole imprese al di sotto della soglia di accesso alle procedure concorsuali. 
Nella seconda categoria rientra la riforma delle circoscrizioni giudiziarie al fine di recuperare risorse per magistrati e personale amministrativo. 
Inoltre, per affrontare il nodo dei ritardi accumulati, è stato avviato un tavolo con le associazioni di categoria e un gruppo di lavoro per rivedere alcuni aspetti chiave della legge fallimentare. 
 
PRESSIONE FISCALE 

La debolezza della nostra economia è dovuta anche ad una pressione fiscale divenuta da tempo insostenibile. 
Dopo il picco toccato l'anno scorso (42,5% del Pil) è previsto un aumento al 45,1%, superando il record del 1997 (43,7%) con l'introduzione dell'eurotassa.
La crescita non sembra fermarsi qui e dovrebbe raggiungere il 45,3% nel 2014.
In quest'ottica è prioritario garantire un contenimento del carico fiscale su cittadini ed imprese, soprattutto per ridare fiato alla crescita economica. 
 
Le possibili soluzioni 
 
La spending review che sta per essere lanciata dovrebbe garantire per l'anno in corso una riduzione della spesa corrente pari a 4,2 miliardi.
L'equazione dovrebbe essere minore spesa=possibile calo della pressione fiscale. In quest'ottica il governo potrebbe rinunciare all'aumento dell'Iva dal 10 al 12% e dal 21 al 23%.
Alle misure in fase di studio si affiancherebbe la variabile del contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale, che dovrebbe produrre maggiori entrate per poco meno di 2 miliardi. 
Infine il governo pensa di muoversi sul miglioramento della trasparenza fiscale, un potenziamento dell'attività di riscossione ed il mantenimento di una politica rigorosa sulla concessione di giochi.
 
RISCOSSIONE E CONTROLLI 

Per le imprese italiane e gli operatori internazionali che decidono di investire da noi, la certezza del sistema tributario gioca un ruolo fondamentale. 
Ma il raddoppio dei termini di decadenza degli accertamenti e l'abuso del diritto non vanno certo nella direzione di un maggiore aiuto alla crescita.
Il rischio ripetuto è di vedersi contestare dal Fisco un'operazione per abuso del diritto perchè ritenuta priva di adeguato spessore economico e realizzata principalmente per ottenere risparmi d'imposta.
Un altro fronte delicato è quello della riscossione: nelle rateizzazioni si registra un'anomalia che spinge le imprese a dover pagare sanzioni più alte e l'aggio di riscossione del 9% solo per fruire di una dilatazione a 72 rate. 
L'anomalia si registra quando l'impresa dichiara le imposte dovute ma, magari per mancanza di liquidità, non riesce ad onorare il versamento.
 
Le possibili soluzioni 

Sull'abuso del diritto il governo ha annunciato di intervenire con la delega fiscale in cui è prevista l'introduzione nel sistema tributario di una definizione generale, oggi del tutto assente, di abuso del diritto da unificare con quella dell'elusione, rendendola applicabile a tutti i tributi.
Sull'aggio al 9% è già prevista una rideterminazione periodica sulla base dei costi normali della riscossione. 

IMU SUI CAPANNONI
 
Il nuovo tributo patrimoniale combina un'aliquota media più elevata rispetto all'Ici con le ordinarie imposte sui redditi (Irpef sui redditi fondiari degli immobili non locati). 
Dunque i beni che non producono reddito fondiario (come quelli che non scontano l'Irpef) subiscono un aggravio di imposizione che non è compensato da una riduzione alternativa del carico fiscale. 
Ai fini dell'Imu non ci sarebbero quindi distinzioni tra immobili-merce, strumentali, per natura e per destinazione, e immobili-patrimonio.

Le possibili soluzioni 

Nell'Imu sperimentale applicabile dal 2012 la riduzione è discrezionale, con un limite minimo di aliquota del 4 per mille. 
Inoltre i Comuni possono ridurre fino al 3,8 per mille l'Imu sugli immobili merce delle imprese costruttrici, non locati, per un periodo massimo di tre anni dalla fine dei lavori (articolo 56 del Dl 1/2012).
Ma si tratta di "benefici" impossibili, perchè il 3,8 per mille deve essere comunque versato allo Stato, senza tener conto delle riduzioni a livello locale. 
 
MERCATO DEL LAVORO E CUNEO FISCALE 
 
La disoccupazione in Italia ha ormai sfiorato il 10% (a marzo era pari al 9,8%), mentre quella giovanile (fascua 15-24 anni) ha già superato il 25% (circa 600 mila forze lavoro).
Tra disoccupati, inoccupati e lavori a termine, sarebbero circa 6 milioni gli italiani esclusi dal ciclo produttivo.

Le possibili soluzioni 

L'obiettivo strutturale è di ridurre il dualismo tra precari e lavoratori con un contratto standard rendendo più fluido un mercato del lavoro che deve espandersi ed includere giovani, donne e lavoratori che hanno superato i 50 anni e sono coinvolti in processi di ristrutturazione aziendale. 
Da subito, la politica di sgravi prevista per aggredire il cuneo fiscale (gli oneri contributivi a carico dell'azienda ammontano a circa il 30% del reddito lordo versato al dipendente) è impostata sulle deduzioni Irap per il personale assunto a tempo indeterminato. E' di circa 4.600 euro per ogni dipendente (aumenta a 9.200 euro per i lavoratori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) a cui si aggiunge l'integrale deducibilità dei contributi assistenziali e previdenziali. 
Dal 2012 le deduzioni forfettarie per ogni dipendente sono aumentate di 6.000 euro per le donne e per gli uomini fino a 35 anni

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