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I danni dell’industria estrattiva: per miniere “verdi” e umane

Per approfondire le problematiche legate all’industria estrattiva

AGIRE Industria estrattiva – Il 22 ottobre torna a Genova la mostra fotografica la “Febbre dell’oro e diritti negati” (qui i dettagli dell’evento) del quale abbiamo scritto a giugno. Un appuntamento da non perdere per gli amanti delle immagini e per approfondire le problematiche legate all’industria estrattiva. Che sono molte. Con l’aiuto dei responsabili di Source International, promotori dell’esposizione e da anni impegnati a difendere i diritti delle popolazioni che vivono vicine alle miniere, abbiamo provato a sintetizzare i principali mali del settore e a pensare a possibili soluzioni.

I danni dell’industria estrattiva

L’elenco degli effetti collaterali generati dall’estrazione delle materie prime necessarie per la produzione della maggior parte degli oggetti d’uso quotidiano è quasi infinito. E racchiude le violazioni di quasi tutti i commi della Dichiarazione universale dei diritti umani e di innumerevoli risoluzioni ONU e di altre organizzazioni internazionali per tutelare il diritto all’acqua e alla terra, a un’alimentazione sana e a vivere in un ambiente salubre, ma pure all’informazione, alla salute e alla tutela dei minori.

Nei casi più gravi si registrano espropriazioni forzate, sfruttamento del lavoro minorile, omicidi e ingerenze della criminalità organizzata. Ma si può arrivare pure a conflitti sanguinosi per il controllo delle miniere, come avvenuto in Congo dove dal 1998 sono morte più di 3,2 milioni di persone. Di seguito una sintesi degli impatti monitorati da Source International.

Impatti ambientali

  • Deforestazione ed erosione dei suoli
  • Riduzione dei volumi delle risorse idriche locali-regionali
  • Inquinamento da sostanze chimiche di acqua superficiali e sotterranee
  • Contaminazione ciclo alimentare
  • Riduzione della biodiversità
  • Inquinamento atmosferico
  • Elevate emissioni gas serra
  • Elevato consumo di energia

Impatti sociali

  • Aumento uso di alcool e droga e criminalità
  • Aumento casi di depressione e suicidi
  • Aumento di prostituzione e malattie sessualmente trasmissibili (HIV)
  • Lavoro minorile
  • Corruzione governi-istituzioni locali
  • Perdita rituali indigeni/rottura della comunità
  • Conflitti socio-ambientali fra comunità/impresa/governo

Impatti di genere

  • Aumento violenza di genere
  • Mancata presenza di aiuti/sussidi alle vedove
  • Donne più colpite dagli impatti ambientali

Impatti economici

  • Distruzione/alterazione dell’economia locale
  • Migrazioni dalla aree rurali alle periferie delle capitali e verso USA ed Europa
  • Redditi spesso sotto soglia povertà
  • Incremento spese sanitarie
  • Riduzione valori immobiliari

Impatti sulla salute

  • Drastica riduzione vita media
  • Indici di mortalità infantile fino a 30 volte superiori alla media nazionale
  • Incremento delle malattie per forte esposizione a metalli pesanti
  • Principali conseguenze alla salute*
  • Piombo: anemia, danni al sistema nervoso, riduzione apprendimento dei bambini, malformazioni feto e aborto, tumore stomaco-polmone.
  • Arsenico: riduzione globuli rossi-bianchi, danni al DNA, infertilità, aborti.
  • Manganese: effetti neurologici, irritazione pelle, insonnia, mal di testa, Parkinson.
  • Alluminio: Alzheimer, cancro al seno e polmone.
  • Mercurio: disturbi mentali

*Gli effetti indicati sono solo alcuni di quelli effettivi al quale si devono aggiungere quelli causati da altri metalli pesanti come cromo, alluminio, rame e antimonio.

Soluzioni possibili

Dal resoconto di Source International è evidente che l’attuale settore dell’estrazione non è sostenibile per l’ambiente e per l’umanità, non solo locale. Che fare? Una soluzione unica non esiste. Ci vorrebbero norme severe a tutela di abitanti e natura da applicare a tutti i siti estrattivi, ma rimangono i problemi dei controlli e della corruzione. Potrebbe aiutare pure la creazione di un’etichetta che certifica le qualità etico ambientali delle miniere in modo da consentire ai consumatori di scegliere i prodotti con minori impatti. Di certo ci vorrebbe una sensibilizzazione sulle pratiche estrattive meno dannose, che esistono. Gunter Pauli dedica nel suo libro “Blue Economy 2.0” un intero capitolo al settore, “Una vera miniera d’oro”, dove suggerisce soluzioni per rendere più sostenibile il comparto. Ci sono, ad esempio, l’impiego dei residui estrattivi per ricavare di “carta di pietra”, tecnologie per ridurre il consumo di acqua e per depurare in modo naturale quelle contaminate, sistemi per produrre energia catturando il metano disperso dalle miniere o sfruttando le correnti d’aria e il differenziale termico all’interno delle miniere. Il tutto dando lavoro e prosperità alla comunità locali, nonché incrementando i profitti delle aziende estrattive. Se il pensiero di Pauli appare ottimista, di sicuro i margini per ridurre gli impatti dell’estrazione dei minerali sono consistenti e perseguirli sarebbe doveroso.

Altro contributo sostanziale alla riduzione degli impatti potrebbe arrivare dal riciclo. Da una tonnellata di smartphone (circa 8.300 pezzi) si ricavano, secondo Source International, 130 kg di rame3,5 kg di oro, 340 grammi di argento e altre materie preziose. Se si pensa che soltanto in Italia si vendono ogni anno circa 4 milioni di smartphone risulta evidente che il potenziale del recupero è altissimo. Un beneficio che potrebbe diventare più sostanzioso approvando norme internazionali che costringano le aziende di dispositivi elettronici a rendere più agevole il recupero di terre rare e minerali alla fine del ciclo vita dei prodotti. Un sistema virtuoso che consentirebbe di ridurre la domanda estrattiva, magari evitando pure qualche conflitto e tante vite umane.

Agire in prima persona

Se la tecnologia “naturale” citata da Pauli e il riciclaggio possono aiutare, i comportamenti delle singole persone potrebbero rilevarsi determinanti nel rendere il comparto minerario sostenibile. Di certo un minore consumismo, in particolare di dispositivi elettronici, contribuirebbe a ridurre la domanda di minerali. Se non siete dei professionisti che lavorate con il “telefonino”, potete prolungare la vita del vostro smartphone prima di cambiarlo con uno nuovo. All’atto della sostituzione potete valutare l’acquisto di un esemplare usato, optare per il modello “etico” Fairphone o scegliere in base alla classifica dei marchi più virtuosi stilata dall’organizzazione Raise Hope for Congo nel 2012 o nella più recente graduatoria realizzata da Greenpeace. In caso di rottura, potete valutare l’opzione della riparazione. Se non è possibile, ricordatevi che i negozi di elettronica hanno l’obbligo di ritirare i vecchi dispositivi elettronici destinati allo smaltimento o che è possibile portarli nelle isole ecologiche predisposte dal Comune per il corretto riciclaggio.

Lo stesso potete fare con elettrodomestici, tablet, computer o altri dispositivi, mentre per i gioielli è doveroso verificare se oro, argento o diamanti abbiano una certificazione, come Fairmined o l’Alliance for responsible mining, che ne attesti la provenienza da miniere “etiche”. In caso contrario, ricordatevi che il gioiello siete voi e che potete rinunciare a ornamenti macchiati di sangue. I più attivi possono seguire le campagne informative delle associazioni e adoperarsi a sensibilizzareparenti, amici e conoscenti sulla realtà dell’industria mineraria. Possibile anche firmare le petizioni a difesa dei diritti delle popolazioni danneggiate dall’industria mineraria o elargiredonazioni alle associazioni attive nella difesa dei diritti dei popoli locali come Source International. E se avete suggerimenti per rendere più esaustivo l’elenco delle buone pratiche scriveteci a [email protected].

Per approfondire

Associazioni

Source International

Pace walking man foundation

Global Witness

Articoli

The dark side of the smartphone

L’inferno senza fine nelle miniere di Coltan del Congo

Cinque donne contro la multinazionale

Video

Il vero prezzo del tuo smartphone (in inglese, sottotitoli in italiano)

Nelle miniere dove nascono gli smartphone

La discarica di Agbogbloshie, Presa Diretta

Mostra Febbre dell’oro e diritti negati

Dove: Aree Archeologica dei Giardini Luzzati, Genova

Quando: 22 ottobre-9 novembre

Info: qui

Questo articolo è stato pubblicato qui

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