I condannati li mandiamo al Consiglio d’Europa
La Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo (da non confondere con la Corte di Giustizia del Lussemburgo) è stata istituita nel 1959 ed è un’importantissima istituzione che garantisce il rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Ha condannato diverse volte il nostro paese per la lentezza dei processi e negli ultimi mesi è assurta all’onore delle cronache italiane per il famoso caso del crocifisso nelle aule.
I giudici che la compongono sono eletti dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. A quest’ultima compete quindi un ruolo molto importante e i suoi membri, parlamentari nazionali dei rispettivi stati aderenti al Consiglio d’Europa, dovrebbero essere selezionati accuratamente e scevri da ogni minima ombra.
Purtroppo però le cose stanno diversamente: dando uno sguardo alla lista dei membri si nota infatti almeno un condannato illustre, ovviamente italiano, tale Marcello Dell’Utri, condannato in appello a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e sempre indisturbato senatore in Italia.
Va precisato che sono i rispettivi Parlamenti nazionali che scelgono chi mandare all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e quest’ultimo non ha molti margini di manovra. Gli stessi segretari dei gruppi politici dell’assemblea ignoravano un fatto così grave al punto che uno di questi mi rispondeva imbarazzato chiedendo (a me!) per quale motivo i presidenti di Camera e Senato mandavano parlamentari condannati al Consiglio d’Europa (troppo difficile spiegargli che nel nostro Parlamento di condannati ce ne sono decine e che questi sono considerati come “i migliori”).
Nonostante tutto, però, il regolamento dell’Assemblea una possibilità di contestazione la prevede (articolo 7.1.c.), e questo in due occasioni: all’inizio dell’anno parlamentare (fine gennaio) o al momento dell’arrivo di una nuova delegazione.
Probabilmente molti non saranno sorpresi nell’apprendere che di tutti i membri italiani dell’assemblea della cosiddetta “opposizione”, nessuno ha finora mai contestato la presenza di Dell’Utri. Né quelli del Pd-L né tantomeno la senatrice Patrizia Bugnano, unica esponente dell’Italia dei Valori che, contattata dal sottoscritto nel luglio del 2010, assicurava che si sarebbe data da fare. Da allora sono passati tanti mesi e con questi anche la sessione di gennaio 2011, ma Dell’Utri è sempre lì.
Mi sa che anche qui bisognerà attendere l’arrivo di qualche parlamentare del Movimento 5 Stelle.
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