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I bidoni di Moratti

Ma quale Bill Gates e la sua pur munifica Bill Melinda Gates Foundation!
Se c’è un filantropo coi fiocchi a questo mondo, si chiama Massimo Moratti, il presidente dell’Internazionale Football Club, nota come la società di calcio più spendacciona d’Italia (nonché – incidentalmente – ad della raffineria Saras di Sarroch).
 
E’ il benefattore che dal lontano 1995 ingrassa ogni sorta di procuratori e scamorze in tutto il mondo, per poi sbarazzarsi subito dopo di queste ultime rivendendole a prezzi stracciati o affittandole ad altre squadre (come il fenomenale Quaresma, acquistato a settembre 2008 per 18 milioni di euro, autore di un solo gol su 13 presenze in campionato, giudicato il peggior giocatore della Serie A, quindi ceduto nel febbraio di quest’anno “in prestito” al Chelsea).
 
La sua Inter ha accumulato qualcosa come 149 milioni di euro di deficit, ma quello imperterrito - oltre che procuratori e scamorze scadute - continua ad arricchire anche i suoi allenatori, che o licenzia in vigenza di contratto, continuando dunque a pagarli per anni per stare con le mani in mano, oppure - alle prime voci diffuse ad arte di dipartita per qualche altro club - seppellisce di badilate di euro pur di non privarsi di cotanto apporto (come, per non far nomi, lo “Special One” vincitore di uno scudetto per mancanza assoluta di avversari degni di questo nome). 

 
Uno potrebbe dire: e chi se ne frega, tanto son soldi suoi! Un corno! Primo, pare che il Nostro a volte ripiani i debiti dell’Inter turlupinando il mercato azionario (come quando ha quotato in Borsa la sua Saras ad un prezzo gonfiato di sei euro ad azione, con un danno stimato per il mercato di 700 mila euro). Secondo, che è ancora peggio, quei soldi potrebbero finire almeno in parte a migliorare la sicurezza nel sua raffineria, magari riducendo i lavori in appalto.
 
Ma tant’è, si può star certi che il Nostro preferirà sempre dare in pasto ai suoi tifosi la giusta dose di panem et circenses piuttosto che ai suoi operai qualche dose in più di sicurezza e magari qualche piccolo aumento in busta paga.
 
Al che uno potrebbe chiedersi: ma che ci ricava il Moratti da questa Inter? Di sicuro non vende nemmeno un gallone di benzina in più (mai sentito di un automobilista che alla pompa di benzina chieda: “Mi dia la benzina raffinata dal Moratti, che son tifoso dell’Inter “. E allora? Pura vanità di apparire? Certo, anche questo. Ma non dimentichiamo che in famiglia il Nostro ha due signore Moratti acquisite che fanno entrambe politica utilizzando – guarda caso - quel nome e non il nome di battesimo, ossia la moglie del fratello Gianmarco sindachessa di Milano (al secolo Letizia Brichetto-Arnaboldi, in arte Letizia Moratti) e la moglie del Massimo consigliera comunale (al secolo Emilia Bossi, in arte Milly Moratti), guadagnandone popolarità e voti . 
 
Io però al posto del Moratti a questo punto sarei un po’ preoccupato: se anche nella prossima stagione, dopo le badilate di euro di cui sopra e le probabili spese folli per qualche altro bidone in circolazione, l’Inter non riuscisse ad acchiappare quel trofeo internazionale che le manca da trentaquattro anni, c’è il caso che anche i più decerebrati tra i suoi tifosi comincino a spazientirsi (e forse le contestazioni non si limiterebbero ai fischi ed agli striscioni di sfottò dedicati in fine stagione al Berlusconi patron meno filantropo della cugina Milan).

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