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I bambini turritani custodi della lingua sarda

La storia di Porto Torres, video narrata in lingua sarda da una scolaresca delle scuole primarie, ha animato un seminario sulla lingua e cultura di Sardegna nelle scuole e amministrazioni locali.  

La lingua sarda, la sua cultura e lo sviluppo nella comunità, nella scuola e nelle istituzioni locali è stata al centro di un progetto, dibattuto lo scorso 29 maggio, nella sala congressi Filippo Canu di Porto Torres. 
L’iniziativa, promossa dal primo circolo didattico turritano diretto dal dott. Vittorio Sanna, ha visto protagonisti i 24 alunni della quarta elementare (sezione C) dello stesso circolo, la scuola Borgona, impegnati in un originale saggio in lingua madre. Guidati dalle loro maestre, Elisabetta Spina e Sandra Delogu, i piccoli alunni hanno impeccabilmente narrato, alternandosi al microfono, la storia di Turris Libissonis, interamente redatta in lingua sarda. Allineati a semi cerchio dietro il tavolo dei relatori, accomodatisi in prima fila durante il reading, i bambini tutti in variopinte cravatte d’ordinanza, hanno calamitato scrosci d’applausi. Un lavoro molto bello e ben presentato con l’aiuto di video proiezioni digitali, coordinate in consolle dalla stessa docente che ha illustrato i contenuti del progetto didattico. Approfondito durante l’anno con dei laboratori dedicati, sviluppati con la consulenza dello scrittore turritano Giovanni Paolo Bazzoni, presente in platea e vero beniamino dei suoi giovani allievi.  
Un percorso didattico approfondito all’interno di un progetto pon che ha visto i ragazzi apprendere l’uso del portotorrese come veicolo informale in due opzioni privilegiate: una fruizione passiva, frutto di una conversazione antica anche se non compresa completamente; una veste formale con un lessico appropriato, utilizzato soprattutto nella disciplina di arte e immagine. Come illustrato nelli’intervento della Maestra Spina che ha annunciato per il prossimo anno didattico, l’approdo dell’importante progetto in un atlante tradotto in lingua sarda. 
Il suo sviluppo e il riconoscimento costituzionale come lingua di minoranza storica, è stato oggetto di discussione nella tavola rotonda che ne è seguita. Introdotta dal dirigente scolastico Sanna, il saluto del sindaco Luciano Mura ha lasciato spazio prima al saggio dei bambini, poi alla serie d’interventi dei relatori invitati.
Così, Elisabetta Pilia, docente universitario sassarese, ex assessore regionale alla cultura, ha riepilogato il quadro normativo nel quale la scuola sarda si è potuta muovere per organizzare queste iniziative e attingere finanziamenti. Che pur riducendosi dal 1997, hanno permesso una tappa fondamentale nel ’99 quando la legge 22 riconobbe tali, la lingua sarda ed il catalano. Senza dimenticare che il biennio 2005/2006 ha distribuito nell’isola, circa 8 milioni di euro che hanno permesso l’istituzione di 198 sportelli linguistici, 37 dei quali nella provincia di Sassari. E ancora la legge 9 del 2006, l’ultimo trofeo legislativo di giunta, blandito dalla Pilia, con la quale la Regione ha trasferito alle istituzioni locali, una serie di competenze e risorse. Nel fiume di statistiche e cifre significative, elencate dal politico, merita ricordare il progetto Teche Aperte RAI che ha visto la Sardegna apri pista in Italia per questo tipo di attività. 
Simmetrica e non convergente la nota di Gianfranco Pintore (giornalista e scrittore di Irgoli, già fondatore del mensile bilingue Sa Sardigna e direttore della prima radio libera in lingua sarda) che riscontra nell’azione della RAS, una ingiustificata assenza nella stesura dello Statuto Regionale, del concetto di “minoranza linguistica”. Fattore determinante in altre esperienze analoghe di Statuto Speciale (Valle d’Aosta e Sud Tirolo), unici territori italiani a poter registrare, un incremento seppur minimo, del numero di docenti della scuola primaria, nella drastica era di tagli, avviata dalla riforma Gelmini. La mancata consapevolezza di questa specificità “salva posti” sulle potenzialità del bilinguismo, è imputata, secondo lo scrittore sardo, esponente del movimento federalista Fortza Paris, proprio al corpo docenti locale. 
Membro dell’Osservatorio della Lingua Sarda e direttore della Rete di Comuni (52 in Sardegna, compreso Porto Torres) di lingua sarda, il professor Diego Corraine ne ha tracciato il profilo storico, senza dubbio piu’ affascinante. Non risparmiando la citazione di alcuni aspetti non secondari ed ascrivibili alla cannibalizzazione politica di un “mercato normativo”, preda per agenzie e “pasticcioni” che si “aggirano sui fondi pubblici”. 

Chiusura in limba sarda con la proposta didattica di Federico Francioni, docente sassarese di storia e filosofia nei licei, collaboratore di quotidiani, periodici e riviste. Il suo saggio “Dante e la Sardegna”, intrattiene gli irriducibili addetti ai lavori, mentre i bambini son filati via con i genitori dopo la recita.
L’aspettativa migliore per l’isola, risiede proprio nel loro entusiasmo guidato dai loro volenterosi e bravi educatori.

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