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 Home page > Attualità > Cronaca > I 300 del Primo Maggio a Veronetta

I 300 del Primo Maggio a Veronetta

Avevano tenuto testa a Napoleone gli abitanti di Verona est. Non ce la faceva l’Imperatore a conquistare questa parte della città fatta di vie strette a case alte. Non ha importanza, “c’est Veronette”, sbuffò Napoleone: una Verona da niente, insomma. Anche il sindaco Tosi, eletto coram populi nel giugno del 2007, sembra faccia un po’ fatica da queste parti.

Oggi i ragazzi di Veronetta, quelli dell’Assembea 17 Maggio, nata d’impulso dopo la barbara uccisione di Nicola Tommasoli, hanno scelto di restare in città a manifestare. Potevano andare a Milano, Roma, invece no. Sono rimasti qui, a Veronetta.

Non sono in molti, ma quelli mal vestiti e maleodoranti non hanno vita facile in città.

Riccardo, 25 anni tecnico teatrale precario, jeans e maglietta scura, ha una faccia bellissima. A dire la verità mi sembra che tutti, qui, abbiano una gran bella faccia. Giovani e non più giovani. Circa 300 persone. Secondo il poliziotto che, con moltissimi altri, li controlla passo passo, saranno 150 a dir tanto. Ma, si sa, la matematica per la questura non è una scienza esatta.

Riccardo mi racconta le manifestazioni blindate, la polizia sempre di pattuglia, ultimamente, sia nel quartiere che allo Stadio, che alla Stazione. E, con orgoglio mi parla di questo corteo a tappe, quelle dei luoghi più sensibili di Veronetta, luoghi di sgomberi, attacchi a migranti, gesti di intolleranza, fino ad arrivare nel punto del centro storico in cui Nicola fu ucciso lo scorso anno.

Roberto, 50 anni avvocato, a dire la verità è un po’ meno entusiasta per la riuscita della manifestazione. L’anno scorso, dopo l’uccisione di Nicola erano 10mila “ma in questa città ci vuole il morto perché la gente scenda in piazza”, afferma. E poi, prosegue, ormai la “gestione” Tosi ha come fiaccato le coscienze. La gente si è abituata a non reagire. Una città leghista, fascista, opaca e reazionaria. Ma piena di contraddizioni

Eppure questi 300 denunciano e ballano. Dalle finestre tante facce “abbronzate” seguono il corteo.

Quando io ero giovane, dalle finestre, ci salutavano. Oggi guardano e basta.

ps: Roberto di cognome fa Malesani. Lo rivedo verso sera in un bar del centro storico. Ascoltandolo, mi rendo conto che di Verona avevo capito poco. Roberto è l’avvocato dell’ ADL, l’Associazione Difesa Lavoratori della città: l’ADL fa parte della RDS CUB. Il 25 aprile scorso hanno bloccato i cancelli della Mondatori - non accadeva dagli anni Settanta - perchè l’appaltatore Fin Service da quattro mesi non paga gli stipendi dei suoi lavoratori. Mi spiega che non bastano, oggi, i proclami antifascisti. Non bastano più in tempi di crisi. Non bastano più, ancorchè legittimni, quando non ci sono i soldi della benzina che avrebbero potuto portare, alla menifestazione di Veronetta, altre 150 persone con le loro famiglie.

Allora capisco perchè, da quelle finestre, ci guardavano a basta.

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