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I 1000 giorni di Bolsonaro, un disastro per i diritti umani in Brasile

Dal 1° gennaio 2019, quando Jair Bolsonaro s’insediò alla presidenza del Brasile, sono ormai passati 1000 giorni. Il bilancio dell’azione del governo federale nel campo dei diritti umani segna un fallimento completo.

Amnesty International ha individuato 32 situazioni in cui la presidenza Bolsonaro ha causato violazioni dei diritti umani ai danni di milioni di brasiliani: alla loro salute, ai loro corpi, ai loro mezzi di sostentamento.

La completa perdita di controllo sul possesso delle armi ha aggravato la crisi di sicurezza pubblica e ulteriormente militarizzato le zone più povere delle metropoli brasiliane; gli spazi di libertà ove esercitare il diritto di protesta sono stati ridotti; autoritarismo, intimidazioni e aggressioni verbali sono state il tratto caratteristico dei rapporti con la stampa; i popoli nativi hanno perso le loro terre a causa dei pascoli intensivi, del deforestamento e dei progetti minerari.

La gestione della pandemia, tra negazionismo e riduzionismo, ha causato quasi 600.000 morti. I disoccupati sono oltre 14 milioni e 19 milioni di persone sopravvivono a stento.

Il risultato di questi 1000 giorni è che buona parte del Brasile è un paese affamato, abbandonato dai servizi pubblici e privato di diritti fondamentali come la salute e il lavoro.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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