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Husky e cane lupo cecoslovacco, la moda del lupo domestico

Tra il 2010 e il 2018 gli husky abbandonati e accolti dal principale rescue britannico, Dogs Trust, sono aumentati del 420%. Complici Game of Thrones e l'emulazione di personaggi noti, anche in Italia è esplosa la moda dei lupoidi. Seguita spesso dagli abbandoni.

di Anna Romano

Seguire le mode può essere deleterio, se queste riguardano esseri viventi. Un articolorecentemente pubblicato da National Geographic (qui la traduzione italiana) riporta come negli Stati Uniti si sia registrato un picco di acquisti di siberian husky fin dal debutto della serie Il trono di spade, nel 2011, e dei lupi che accompagnano la famiglia Stark. Acquisti però poco consapevoli delle necessità di una razza la cui gestione richiede tempo e impegno da parte dei proprietari, e che dunque si concludono spesso in abbandoni. Così spesso, in effetti, che i responsabili dei rescue statunitensi hanno definito la situazione come “fuori controllo”. Nel Regno Unito, dal 2010 al 2018 l’organizzazione Dogs Trust ha registrato un aumento del 420% degli husky abbandonati.

In sé, il fenomeno non è nemmeno una novità: molti ricorderanno, ad esempio, come si sia verificato anche con l’uscita del film La carica dei 101 nel 1996. O con i pesci chirurgo de Alla ricerca di Dory, o con i fennec dopo Zootroplis. Nel caso de Il trono di spade, l’effetto mediatico sulla scelta d’acquisto è leggermente meno diretto. I cani impiegati nel film non rappresentano affatto cani ma meta-lupi, canidi che abitavano l’America ed che si sono estinti nel tardo Pleistocene. Inoltre, per rappresentare i meta-lupi in giovane età, durante la prima stagione della serie non sono stati impiegati husky bensì cani northern inuit, un incrocio prodotto solo negli anni Ottanta e che non è riconosciuto come razza dai principali kennel club (compreso l’ENCI italiano). Sono stati selezionati per assomigliare ai lupi nella morfologia, pur mantenendo i tratti di addestrabilità dei cani; derivano da incroci di linee di pastori tedeschi e husky. E di questi ultimi conservano molto nell’aspetto, per cui non stupisce che la loro presenza sullo schermo abbia influenzato la scelta d’acquisto di molte famiglie statunitensi.

E in Italia?

Ma solo statunitensi? Oppure l’influenza della serie HBO si è fatta sentire anche in Italia? «Anche da noi si è verificato un boom di acquisti e, in proporzione, di abbandoni di siberian husky», racconta a OggiScienza Michela Vacca, presidentessa dell’associazione no-profit Siberian Husky – Rescue Italia. «Se però negli Stati Uniti questa tendenza è stata registrata a partire dal 2011, in concomitanza con l’uscita della prima stagione, noi invece l’abbiamo osservata solo a partire dall’ultimo anno a mezzo circa. È quindi difficile pensare che la serie televisiva abbia, da sola, portato a un maggior numero di acquisti poco responsabili; è probabile che siano diversi i fattori che hanno influenzato questa moda, che hanno agito in modo sinergico rispetto alla diffusione de Il trono di spade: ad esempio, diversi personaggi del mondo dello spettacolo si sono fatti fotografare o hanno registrato spot con il proprio husky, ed è facile pensare che anche questo possa condizionare chi li segue sui social network».

Anche se la ragione di un maggior numero di acquisti non sembra essere riconducibile a un elemento preciso, l’aumento è evidente. «Fino a un anno e mezzo fa, ci arrivavano richieste d’aiuto per far adottare un husky in media una volta la settimana», racconta Vacca. «Oggi, invece, parliamo di quasi un cane al giorno. E, dato ancora più allarmante, si tratta spesso di cuccioli tra i quattro mesi e l’anno di età, anche con il pedigree: cani acquistati, dunque, da persone che non si erano assolutamente rese conto dell’impegno che questi cani richiedono. Non vedevamo una situazione del genere dagli anni Novanta, quando ci fu il primo picco di acquisti, apparentemente slegato da influenze mediatiche. Le richieste arrivano sia da rifugi e canili sia da privati, ma sono soprattutto questi ultimi a essere aumentati in modo vertiginoso».

Quando l’animale diventa prodotto

Uno degli elementi più allarmanti è che una grande richiesta alimenta l’offerta. E se quest’ultima non è di qualità, il rischio è che aumentino gli abbandoni. «Purtroppo sono sempre di più i privati a improvvisarsi per lucro allevatori, persone che fanno riprodurre i propri cani e allevano cucciolate casalinghe spesso senza controlli veterinari né conoscenze di tecniche dell’allevamento. I cuccioli vengono venduti a chiunque senza un vero criterio conoscitivo che permetta di capire se lo stile di vita dell’acquirente sia compatibile con il benessere del cane», commenta Vacca.

«Una semplice ricerca del termine “husky in vendita” su Google produce un incredibile numero di risultati. Siti come subito.it o e-bay propongono cuccioli a tre, quattrocento euro. Sono prezzi stracciati rispetto a quelli di un allevamento ufficiale, che non coprono nemmeno le spese veterinarie per i vaccini e gli esami che dovrebbero essere fatti ai piccoli. I siberian husky sono infatti soggetti a diverse patologie per le quali le cucciolate andrebbero testate, prime tra tutte la displasia e le oculopatie».

«Certo, gli husky sono animali bellissimi, ma hanno bisogno di tanta attività e contatto con la famiglia; da giovani, poi, possono essere estremamente distruttivi, e un innato istinto di perlustrazione che li porta a evadere facilmente dai giardini. Tutti elementi che richiedono una grande consapevolezza in chi sceglie di fare dell’husky un compagno di vita», continua Vacca. Una bella descrizione delle caratteristiche dei cani nordici come gli husky la offre la veterinaria comportamentalista Elena Garoni nel suo libro Piacere di conoscerti. Capire i cani con le motivazioni di razza (edizioni TEA, 2019):

«Molti cani trovano felicità nell’ubbidienza, i nordici non conoscono proprio la categoria. Loro collaborano: ma i loro obiettivi sono nati in un territorio a noi sconosciuto e sono molto schizzinosi sulle strategie che noi suggeriamo. Di conseguenza, visto che là fuori c’è un mondo da scoprire, non perdono tempo in briefing e brainstorming: fanno da soli»

Non solo husky

Se l’influenza de Il trono di spade ha portato tanti a scegliere un husky perché somigliante a un lupo, viene spontaneo chiedersi se il picco di acquisti ha riguardato anche altre razze dai tratti fortemente lupoidi. Prima tra tutte, il cane lupo cecoslovacco, discendente d’incroci condotti negli anni Cinquanta tra lupi dei Carpazi e una particolare linea di pastore tedesco. Come nel caso degli husky, non sembra si possa fare una correlazione diretta tra la prima stagione della serie e un maggior numero di acquisti. Ma, sempre come nel caso degli husky, l’ultimo anno e mezzo è stato segnato da un significativo aumento di richieste d’aiuto ai rescue di razza.

«Fino a un paio d’anni fa, erano sicuramente inferiori sia il numero di cani lupo cecoslovacco che cercavano casa sia le richieste d’adozione», racconta a OggiScienza Francesca Pagani, presidentessa del CLC Rescue. «Nonostante la razza fosse ancora relativamente poco conosciuta, era quindi possibile trovare ai cani una famiglia adatta alle loro esigenze, con adottanti consapevoli. Ma ora si rivolge a noi almeno una persona al giorno, per chiederci aiuto nel trovare una nuova casa al proprio cane; in proporzione abbiamo più cani che cercano casa rispetto al numero di adottanti ritenuti idonei ».

E, anche in questo caso, nel giro commerciale dei cani lupo cecoslovacchi un ruolo rilevante è attribuibile agli allevatori amatoriali, quelli che in inglese si definiscono backyard breeders. «È cresciuto sia il numero degli allevatori ufficiali sia di quelli amatoriali, per non parlare delle cucciolate mix, di cui il CLC Rescue segue comunque le adozioni », spiega Pagani. «Il problema riguarda soprattutto chi si accosta alla razza per la prima volta, attirata dall’aspetto così straordinariamente simile a quello di un lupo. Senza una profonda conoscenza del carattere, della particolarità, delle esigenze e delle possibili malattie genetiche che contraddistinguono il cane lupo cecoslovacco, è facile farsi attirare da offerte a basso prezzo, non considerando il lavoro di selezione dei vari allevamenti».

«Certo, per fortuna non mancano gli allevatori responsabili», continua Pagani. «Sono coloro che selezionano la riproduzione ponendo particolare attenzione all’aspetto genetico (valutando i rischi di malattie genetiche), morfologico e caratteriale della razza, attenti a una scelta ponderata anche dei nuovi proprietari, per cui si accertano che l’acquirente abbia uno stile di vita adatto alle esigenze del cane e sia disposto a farsi seguire nell’educazione e nell’addestramento».

Un aspetto paradossale è che tale responsabilità da parte dell’allevatore potrebbe in alcuni casi diventare addirittura controproducente in termini di acquisti irresponsabili: chi si vede negare il cane, infatti, potrebbe facilmente scegliere di rivolgersi a un altro allevatore (professionista o no) meno severo nei criteri di affidamento. Con il rischio che poi, in effetti, la gestione del cane risulti impossibile e l’animale finisca nel novero di quelli abbandonati.

Nota: Purtroppo, al momento, le statistiche sulle iscrizioni di siberian husky e cani lupi cecoslovacchi all’Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI) sono in fase di controllo. L’iscrizione dei propri cani all’ENCI non è obbligatoria, ma ci fornisce un quadro della diffusione delle razze in Italia; per farci un’idea, possiamo fare un confronto partendo dai dati riferiti ai nuovi iscritti al Libro genealogico (reperibili sulla rivista dell’ente I nostri cani, consultabile online), che rappresentano le cucciolate registrate ogni anno dall’ENCI. Si può osservare un effettivo aumento del numero di husky: se nel 2012 sono stati iscritti 595 cuccioli, nel 2013 erano 742 e 887 nel 2015; tra il 2016 e il 2018 i cuccioli iscritti sono stati più di 1.000 l’anno. Tra il 2012 e il 2018, quindi, gli iscritti sono quasi raddoppiati. L’aumento dei cani lupo cecoslovacchi iscritti è meno significativo: dai 1030 del 2012 si passa ai 1236 del 2018.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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