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Honduras: l’insediamento a ostacoli di Xiomara Castro

Dopo la netta vittoria delle presidenziali, nel novembre scorso, una ventina di cospiratori di Libre – Libertad y Refundación – il partito di maggioranza, hanno cercato di boicottare il risultato delle urne allo scopo di creare due autorità parlamentari e destabilizzare la presidenta schierandosi con la destra e tradendo il voto dei loro elettori secondo un copione già visto in Venezuela.

di David Lifodi

La scorsa settimana Xiomara Castro ha giurato come presidenta dell’Honduras dopo aver sventato, per ora, un tentativo di golpe molto simile a quelli promossi in Venezuela contro Maduro.

Venti deputati, sui cinquanta eletti, di Libertad y Refundación (Libre), il partito della presidenta che si è battuto fin dall’inizio contro le varie democrature susseguitesi nel paese centroamericano, hanno deciso di votare con il Partido Nacional e il Partido Liberal, entrambi di destra, per scegliere autorità parlamentari diverse da quelle precedentemente stabilite con gli alleati. A capo del voltafaccia i deputati Jorge Cálix e Beatriz Valle.

La mobilitazione popolare a difesa del risultato elettorale dello scorso novembre, che aveva sancito l’ampia vittoria di Xiomara Castro, è stata decisiva per sventare quello che andava configurandosi come un vero e proprio colpo di stato. Tuttavia, la nuova presidenta honduregna e Libre si troveranno con una ventina di deputati in meno. Libertad y Refundación e gli alleati del Partido Salvador de Honduras avevano infatti convenuto che il presidente del Congresso avrebbe dovuto essere Luis Redondo (conosciuto soprattutto per il suo instancabile impegno contro la corruzione), prima che Cálix promuovesse la congiura interna a Libre appoggiato dalla destra tradizionale con l’idea di dar vita ad una sorta di doppio governo, una strada già percorsa, in maniera totalmente irresponsabile, e senza successo, dal venezuelano Juan Guaidó in chiave antichavista: a due giorni dall’insediamento di Xiomara Castro, infatti, il paese aveva due autorità parlamentari.

Il tentativo di destabilizzare la limpida vittoria di Xiomara Castro e promuovere le lotte intestine all’interno di Libre era il compito che si era prefissa la destra oligarchica del presidente uscente Juan Orlando Hernández che, adesso, può approfittare di una posizione di vantaggio. I deputati di Libre sono scesi ad una trentina, più altri dieci, sempre in maggioranza, del Partido Salvador de Honduras, contro i 66 della destra (44 del Partido Nacional e 22 liberali).

Non sarà facile, per Xiomara Castro, governare in uno scenario simile, soprattutto perché si vedrà costretta, ogni volta, a cercare voti fuori dalla sua maggioranza in contesto in cui la delinquenza è in crescita, come del resto la corruzione, l’ingombrante presenza degli Stati uniti si fa sentire e la disoccupazione e la devastazione ambientale minano i tentativi di ricostruire il paese.

Per poter vincere, Xiomara Castro aveva infatti stipulato il cosiddetto Pacto del Bicentenario con Libertad e Refundación, Partido Salvador de Honduras, Partido Unidad e Innovación Democrática e alcuni settori del Partido Liberal rimasti fedeli a Manuel Zelaya, il presidente destituito dal golpe di fine giugno 2009 e marito della stessa Castro.

Dalla crisi di Libre è scaturita l’espulsione dei venti traditori, ma la presidenta più votata nella storia dell’Honduras finora non si è persa d’animo: “Avanzeremo con passo deciso fino ad avere una vera democrazia”, ha ribadito, nonostante lo scorso 23 gennaio il dissidente di Libre Jorge Cálix si fosse autoproclamato presidente del Congresso honduregno fregiandosi del titolo di “diputado más votado de la historia”.

No somos traidores, tenemos derecho a pensar diferente”, ha insistito un altro cospiratore, il deputato Edgardo Castro, ma se i dissidenti di Libre riusciranno a creare un fronte comune con il Partido Nacional e il Partido Liberal, Xiomara Castro avrà le mani legate e difficilmente potrà condurre in porto le sue riforme, a partire da quella della giustizia.

La vita politica honduregna rischia quindi di fare un passo indietro, ai mesi del 2009 precedenti al colpo di stato, ma Xiomara Castro sembra comunque decisa a dar vita ad un processo di rifondazione dello Stato che includa la tutela dell’ambiente, il sostegno alle donne e ai migranti, le politiche per ridurre la denutrizione dei bambini, la libertà per i prigionieri politici ed una attenzione particolare alle politiche di genere. Inoltre, la nuova presidenta ha già ristabilito le relazioni diplomatiche con il Venezuela. E ancora, Xiomara Castro ha promesso di prestare attenzione alle proposte dei movimenti sociali, che hanno chiesto allo Stato honduregno di impegnarsi per tutelare il diritto alla terra e la cosmovisione delle comunità indigene, ottenere verità e giustizia per la lottatrice sociale Berta Cáceres, il riconoscimento dell’autonomia e della cultura dei popoli indigeni.

Quanto a “Joh”, come è popolarmente conosciuto l’ex presidente honduregno Juan Orlando Hernández , potrebbe essere estradato in quegli Stati uniti che, peraltro, lo hanno sostenuto nella sua democratura a seguita dell’accusa di traffico di cocaina verso gli Usa in accordo con il cartello di narcotrafficanti “Los Cachiros”. Proprio questo è il motivo che lo spinge a tramare per riprendersi il paese e a rappresentare ancora un pericolo per Xiomara Castro e la democrazia honduregna.

 

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