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Hamas trasloca in Qatar

L'accordo tra Fatah ed Hamas continua a generare frutti inattesi. Dopo la notizia che l'Egitto aprirà il valico di Rafah, ponendo così fine all'assedio di Gaza, arriva quella del trasloco della dirigenza di Hamas dalla Siria al Qatar.

Trasloco significativo che non può essere imputato solo alla difficile situazione siriana, visto che il trasferimanto ha avuto il placet del sovrano del Qatar dopo che lo stesso Egitto aveva negato l'ospitalità per ragioni d'opportunità politica. In Qatar si trasferirà il vertice politico di Hamas, mentre i vertici militari dovrebbero tornare a risiedere nella striscia di Gaza. Non è solo un cambiamento logistico, perché segnala il significativo coinvolgimento del Qatar nel processo di pace tra palestinesi.

Il Qatar non è l'Iran, non è governato da sciiti estremisti, ma da un sovrano sunnita (nella foto) che ha appena mandato i suoi aerei a bombardare Gheddafi e che, in quanto membro del Consiglio di Cooperazione del Golfo ha avallato la spietata repressione in Bahrein. Tutte mosse accompagnate da al Jazeera, controllata dallo stesso sovrano, che ha sapientemente illuminato le stragi in Libia e messo la sordina alla repressione in Bahrein. Il che porta a credere che, anche se ufficialmente silente, Washington approvi gli ultimi sviluppi. Le uniche voci contro che si sono levate dagli Stati Uniti sono quelle dei falchi repubblicani e di figure note per anteporre l'interesse d'Israele a queli degli Stati Uniti.

Il grande gioco del Medioriente subisce così un'accelerazione, i vertici di Hamas trovano protezione dagli "omicidi mirati" israeliani in uno dei paesi alleati di ferro dell'Occidente, al quale non si può certo rimproverare di essere dalla parte dei "terroristi" anti-occidentali, e tutte le altre pedine sulla scacchiera saranno chiamate ora a confrontarsi con uno scenario molto differente da quello fossilizzato degli ultimi anni. Mutamenti che per ora vedono il governo israeliano arrancare, spiazzato tra le polemiche interne, visto che nemmeno il mitico Mossad si era accorto di cosa stessero facendo i palestinesi in Egitto e visto che chiaramente nessuno ha chiesto il gradimento israeliano. 

Hanno così risuonato nel vuoto i ringhiosi commenti de Netanyahu e del ministro degli esteri Lieberman, che hanno abbaiato senza successo a Stati Uniti e Unione Europea, chiedendo azioni contro l'ingresso dei "terroristi" di Hamas nell'OLP e il boicottaggio dell'annunciata costituzione dello stato palestinese, che invece ha già ricevuto l'assenso di centossessanta paesi al mondo e il riconoscimento ufficiale di alcuni paesi europei e sudamericani.

Times are changing, Israele è chiamate a cogliere il treno delle novità o a rinunciarvi in favore di una politica sempre più ringhiosa e isolazionista, tra il confrontarsi con le novità o labbandonarsi al nazionalismo estremista e al fanatismo religioso che negli ultimi anni hanno dominato l'umore e l'azione dei governi israeliani.

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