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HRW: Migranti, "Scacciati e schiacciati"

HRW (Human Rights Watch) è un’organizzazione per i diritti umani che stila rapporti periodici sulla condizione dei tanti che scappano inseguiti dalla povertà, dalla miseria e dalla fame, e mette sotto accusa la politica sull’immigrazione anche degli stati membri dell’Unione Europea, a cominciare da Grecia e Italia.

Se ne sente parlare sempre meno con l’arrivo della stagione invernale e dei primi freddi, ma la sofferenza dei migranti in questo periodo in cui va via via scemando l’attenzione dell’opinione pubblica dei paesi capitalistici occidentali non si allevia, anzi cade nell’oblio assoluto.

Il 21 settembre 2009 HRW ha diffuso un rapporto di Bill Frelick, direttore delle politiche per i rifugiati, che è un vero e proprio atto d’accusa nei confronti della gestione della politica per l’immigrazione del governo italiano.

Sotto accusa è in particolare la politica congiunta Italia-Libia sul respingimento dei migranti "Le motovedette italiane rimorchiano barconi di migranti in acque internazionali senza stabilire se alcuni di essi potrebbero essere rifugiati, malati o feriti, minori non accompagnati, vittima di traffico o di altre forme di violenza contro le donne" si legge nel rapporto.

L’accusa chiama però anche direttamente in causa l’agenzia dell’Ue per il controllo delle frontiere esterne, Frontex "Altri stati membri dell’Ue dovrebbero rifiutare di prendere parte ad operazione di Frontex che sfociano in rinvii di migranti e abusi".

Ed ancora "La politica dell’Italia costituisce un’aperta violazione dell’obbligo di non commettere refoulement - il rinvio di individui con la forza verso luoghi dove la loro vita o libertà è minacciata o dove rischierebbero la tortura o un trattamento inumano o degradante".

Vale la pena ricordare che la nostra legislazione non contempla una definizione di che cosa sia la tortura e in quali modi essa possa essere attuata.

Ma l’Italia non è il solo stato membro dell’Ue ad essere sotto indagine da parte di HRW.

E’ del 13 ottobre un altro rapporto che chiama in causa la politica greca e i costanti e silenziosi respingimenti dei migranti verso la Turchia, che a sua volta li respinge in Afganistan.

Questa volta il rapporto è stato stilato da un’altra investigatrice per conto di HRW, Simone Troller, nel quale si chiede all’Ue di fare pressione sul neo-governo eletto greco, che ha visto la vittoria dei socialisti, per porre fine alla detenzione abusiva e all’espulsione sommaria dei migranti, incluso i bambini non accompagnati.

"Con una politica su vasta scala le autorità greche, tra il mese di luglio e agosto di quest’anno, hanno fermato a centinaia di migranti in tutto il paese - non limitandosi quindi neanche a bloccare a quelli che tentavano di entrare clandestinamente - espellendoli>".



"Le espulsioni illegali in Grecia sono arrivate ad un altro livello - si legge nel rapporto -  gli immigrati vengono sistematicamente arrestati in tutto il paese ed espulsi in Turchia, le persone che hanno bisogno di protezione non sono sicuri"
la gestione della politica sui migranti è affidata esclusivamente agli organi di polizia.
 
La politica greca e italiana viola apertamente i trattati internazionali ed europei sull’immigrazione in quanto i respingimenti vengono posti in essere all’interno delle acque internazionali senza accertamento alcuno circa la condizione dei migranti in merito alle eventuali richieste di asilo.

Gli accordi tra Italia e Libia mandano a morire migliaia di innocenti che scappano dalle guerre in veri e propri campi di detenzione, in condizioni estreme di sicurezza, di igiene e senza alcuna tutela giuridica.

Questi migranti scappano dalla fame e dalla miseria come spiega Jean Ziegler nel suo libro "La fame nel mondo spiegata a mio figlio"  - "Ogni anno un quarto di tutta la raccolta cerealicola del mondo viene utilizzata per nutrire i buoi dei paesi ricchi. L’Unione Europea impone periodicamente l’incenerimento e la distruzione con mezzi chimici di montagne di carne e migliaia di tonnellate di prodotti agricoli di ogni sorta".

Josuè de Castro autore del libro "Geopolitica della Fame" già nel 1952 osservava: <<gli individui si vergognano così tanto di sapere che un gran numero di propri simili muore a causa della mancanza di cibo che coprono questo scandalo col silenzio totale. Questa vergogna continua ad essere condivisa dalla scuola, dai governi e dalla maggioranza di tutti noi>>.  

La crisi finanziaria del moderno capitalismo selvaggio causata da un manipolo di banchieri corrotti non fa che accentuare il problema, è questo tipo di capitalismo a dover essere civilizzato.

Il salvataggio del sistema finanziario e bancario ha ridotto, nell’ultimo anno, il budget che i governi stanziano per arginare la fame nel mondo creando una disparità tra ricchi e poveri all’interno dei loro stessi stati.

Per la prima volta nella storia il numero di persone nel mondo che soffrono la fame ha superato il miliardo, Un miliardo e venti milioni di persone secondo le stime del PAM (Programma Alimentare Mondiale).

Non si può delegare al libero mercato il flagello della fame. Gli aiuti alimentari sono spesso riversati su paesi che hanno una struttura sociale, politica ed economica guasta in cui domina la corruzione, favorita dai stessi governi capitalistici per la tutela delle grandi lobby economiche e finanziarie di valenza sovranazionale. In questo modo si accresce la sperequazione tra ricchi e poveri, tra potenti e miserabili, tra coloro che scappano e coloro che li respingono.

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