• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Guerra, pace e globalizzazione

Guerra, pace e globalizzazione

“Prima lezione di relazioni internazionali” di Luigi Bonanate è un saggio molto agile, chiaro e stimolante sui misteri dei conflitti e della reciproca dipendenza tra Stati (www.laterza.it, 2010).

Si potrebbe definire la scienza politica come “scienza del potere” e le relazioni internazionali come “scienza dell’assenza di potere o della molteplicità dei poteri” (Stanley Hoffmann, 1961). Infatti dal punto di vista storico la politica internazionale è caratterizzata dall’anarchia (cioè dall’uso e abuso della forza), mentre per i giuristi le condotte degli Stati dovrebbero essere sempre regolamentate (dal punto di vista del diritto privato, penale, pubblico, internazionale e specializzato).

Come nelle epoche passate le relazioni internazionali si svolgono principalmente “all’ombra della guerra o, per servirci di un’espressione più rigorosa, le relazioni tra Stati comportano per loro essenza l’alternativa della guerra e della pace” (Raymond Aron, 1962). Purtroppo questo punto di vista “realista” è ancora molto attuale: la natura umana è egoista e l’idea di interesse nazionale guida le azioni più o meno legittime, autoritarie, invasive e crudeli di quasi tutti i leader politici (Hans J. Morgenthau, 1948; La lotta per il potere e la pace, trad. it. del 1997 in versione ridotta).

Se “non si può negare che lo stato naturale degli uomini, prima che si costituisse la società, fosse uno stato di guerra... di ciascuno contro tutti gli altri” (Hobbes), nelle epoche più recenti, lo stato della terra vivente può essere definito attraverso un sistema di disuguaglianze fra le regioni abitate della sua superficie (Paul Valéry, 1919). Ci sono grandi differenze nella distribuzione di terre fertili, acqua, minerali preziosi, petrolio, ecc. E ci sono i differenti indici di natalità delle popolazioni. Perciò “Soltanto quando l’intrinseco processo dei rapporti internazionali sarà purificato, il genere umano sarà finalmente immune dall’infezione della guerra” (Alfred Zimmern, primo professore di relazioni Internazionali, 1931; Segretario generale della Società delle Nazioni).

In realtà le relazioni internazionali dipendono in gran parte dalle politiche interne dei paesi con maggiore potere economico e militare. Quindi bisognerebbe sempre analizzare “fino a che punto le nostre istituzioni facilitano od ostacolano l’uso più razionale delle risorse di un paese in vista della realizzazione dei suoi interessi vitali” (Theodore Lowi, 1967; www.politicsmatters.comhttp://wn.com/Theodore_Lowi). Inoltre dobbiamo considerare che pure la geopolitica ha i suoi limiti. Ad esempio il Rio delle Amazzoni e il Danubio non definiscono i confini precisi di nessuno Stato: “il Danubio bagna undici Stati e non ne divide neppure uno dall’altro”.

Del resto gli Stati Uniti oramai possiedono una sola grande industria monopolistica, quella delle armi e i lobbisti americani sono molto abili a stimolare i conflitti armati, grazie all’appoggio di una popolazione rurale che ha sedimentato un culto delle armi nel corso di intere generazioni (Joe Bageant, La bibbia e il fucile. Cronache dell’America profonda, 2010; www.joebageant.com, destra “critica”). Ma non sono solo le armi a fare gravi danni. Si possono ridurre le diverse popolazioni vicino alla fame attraverso giochetti finanziari e svalutazioni monetarie. È giunta l’ora di regolamentare e tenere sotto stretta osservazione i più grossi operatori finanziari pubblici e privati (Adair Turner, presidente della Financial Service Authority, Just capital. Critica del capitalismo globale, 2002; Istituto per il Nuovo Pensiero Economico: http://ineteconomics.org).

Quindi i diplomatici più esperti e gli scienziati del gotha economico e finanziario dovranno gestire il momento in cui “l’industria dei mutui, un mostruoso organismo mutante di parametri creditizi obsoleti e frode pura e semplice, imploderà come una stella morta sotto il peso di questi prestiti in sofferenza e trascinerà ogni strumento di scambio noto all’uomo nel vuoto quantico della finanza che essa stessa ha creato” (James Howard Kunstler, www.kunstler.com, Blog Clusterfuck Nation).

Dunque non è la globalizzazione in sé ad essere negativa, poiché “le interdipendenze economiche, finanziarie, sociali, culturali, sanitarie, eccetera, vanno arricchendosi, è chiaro che tende a una sorta di “unificazione” (o meglio “mescolamento”)”, anche se gli stati continuano a mantenere il loro ruolo (Bonanate). Le relazioni internazionali più moderne dovrebbero promuovere le operazioni di cooperazione culturale e gli scambi scientifici tra gli Stati, perciò l’abilità dei politici, dei negoziatori e degli ambasciatori di oggi consiste nel riuscire a gestire al meglio i pregi e i difetti dei potenti, delle amministrazioni e degli Stati con cui entrano in contatto. Occorre favorire la diffusione delle idee per ridurre i rischiosi “superpoteri” dei monopoli e degli oligopoli. Bisogna investire la maggior parte dei soldi pubblici nella ricerca scientifica (http://mitpress.mit.edu, www.science20.com), prima che vengano dilapidati in interventi militari che possono minare le fondamenta finanziarie degli Stati (in genere se troppo denaro viene speso in cose improduttive, poi non se ne trova abbastanza per investire nelle cose più produttive a medio e lungo termine).

In conclusione si può affermare che la Scienza delle Relazioni Internazionali è una disciplina giovane (è nata nel 1919), approssimativa, molto complessa e in forte sviluppo. Anche se non permette di fare previsioni molto attendibili per il futuro, tuttavia ha creato le basi per far nascere più democrazie e più organizzazioni internazionali. Così gli attuali professionisti delle relazioni internazionali non conoscono confini disciplinari e sono favorevoli alla “pura e semplice crescita della conoscenza, che non appartiene a nessuno ma è di tutti” (Bonanate).

Infine, siccome von Clausewitz descrisse la guerra come un camaleonte dalle molteplici forme, bisogna ritenere questa considerazione valida anche per le guerre economiche. E la recente impossibilità di dichiarare guerra alle nazioni più vicine ha costretto molte elite e burocrazie statali a creare debiti pubblici esorbitanti, per mantenere un livello di vita elevato, sfruttando le generazioni più giovani e quelle future (anche Benedetto XVI ha sottolineato il problema del “debitalismo” generazionale). In questo momento la normalità finanziaria non esiste, esiste solo l’illusione della normalità (Kenneth Rogoff, Harvard University, www.project-syndicate.org).

Luigi Bonanate insegna Relazioni internazionali e Processi di democratizzazione all’Università di Torino. È socio dell’Accademia delle Scienze di Torino e dirige il Centro studi di Scienza Politica “Paolo Farneti” (il centro è stato fondato nel 1969 da Norberto Bobbio ed è promosso dal Comitato per le Scienze Politiche e Sociali in Italia).

Approfondimenti e segnalazioni varie: www.politicalcommunicationmonitor.eu, www.fga.it (Fondazione Giovanni Agnelli per la ricerca nel campo delle Scienze Umane e Sociali), www.iai.it (rivista: www.affarinternazionali.it), www.consiglioscienzesociali.org, www.fondazionesum.it, www.sumitalia.it (Istituto Italiano di Scienze Umane, sono stati attivati dieci Bandi di Dottorato in molte discipline), www.ice.gov.it (Istituto Commercio Estero e Campus postuniversitario), www.youthpressitalia.eu, www.adnkronos.com, www.ecprnet.eu (The European Consortium for Political Research), www.dissentmagazine.org, http://bostonreview.net (rivista americana), www.bostonreview.net/books (novità librarie), www.globalresearch.ca (centro ricerca sulla globalizzazione multilingue), www.wn.com (World News Network, notizie di tutti i generi, da quasi tutti i paesi del mondo, in 49 lingue), www.arabafenicenet.it (Centro Studi sulle Culture del Mondo Arabo), www.medarabnews.com, www.uni-med.net (Unione delle Università del Mediterraneo), www.aminmaalouf.org (scrittore multiculturale; www.aminmaalouf.net, Blog), http://unu.edu (United Nations University), www.rfkennedyeurope.org (la comunicazione al centro del mondo), www.giornalismointernazionale.com, www.centrostudiamericani.orgwww.pugwash.org (organizzazione premio Nobel per la Pace nel 1995), www.sipri.org (Stockholm International Peace Research Institute), www.meridianionline.org (associazione di giovani studiosi apolitici e laici), www.festivaldeuropa.eu (Firenze, 6-10 maggio, promosso dall'Istituto Universitario Europeo).

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares