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Guaritrici | Il Taglio dei Vermi – Il Lascito

Il lascito, o dono, è la trasmissione della formula segreta e si concretizza quando la guaritrice è in stato di infermità o vecchiaia e dunque impedita a mantenere l’impegno di curare. Il lascito è incredibilmente importante per la tagliatrice e, prima di affidarlo, cerca di capire chi può raccogliere questa sua eredità.

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Il dono si tramanda di norma da nonne a nipoti o, con maggiore frequenza in passato, da suocera a nuora. Ciò rispecchia il tessuto sociale della tradizionale famiglia allargata. Difatti, un tempo, era abitudine che la donna andasse a vivere a casa del marito e di conseguenza si instaurava uno stretto rapporto tra la moglie e i familiari del marito, in particolare con la suocera: quest’ultima prendeva addirittura il nome di “mamma”. Tra nuora e suocera intercorreva quindi un legame confidenziale e affettivo. Le nuore sostituivano spesso la presenza delle figlie femmine in casa, che passavano, anche loro, alla famiglia del nuovo marito. 

Il lascito è un’eredità mai forzata ma desiderata. Molti vogliono aiutare le persone che hanno bisogno e questo passaggio rituale lo concede. Alcuni intervistati avanzano l’ipotesi che, una volta rilasciato questo dono, pochi giorni dopo la guaritrice muoia. È molto azzardata come affermazione, ma probabilmente a qualcuno che ha ricevuto il lascito è accaduto.

Come accennavo prima, la paga di questo servizio non è mai in denaro, ma si tratta di una forma di baratto; è il rito stesso che richiede il “baratto” per sortire il suo effetto finale. Questo una volta poteva consistere in un pacco di caffè o zucchero, dunque beni più o meno primari che potevano servire alla vita quotidiana, oppure più recentemente in piccole donazioni a chiese o associazioni a proprio sentire. 

 
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Nel suo libro “Canti Popolari Religiosi Baresi, Bari, 1963,” Alfredo Giovine riporta e svela per primo le parole protette da segreto e considerate dalla tagliatrice stessa delle bestemmie. Parole che lette da noi oggi non appaiono per nulla blasfeme o volgari, ma se si pensa alla devota osservanza delle regole cattoliche tutto prende senso. Basti riferirsi al secondo dei dieci comandamenti “non nominare il nome di Dio invano” per capire come il guaritore stesso si sentisse un peccatore. Da qui si spiega la frase d’introduzione al rito “Gesù perdonami.” Frase che per veridicità dei fatti ho tenuto a riportare anche nel mio scritto.

Intervistando la signora Porzia, ne ho avuta la conferma. «Sono costretta a pronunciare queste blasfemie solo per cercare di far star bene il bambino, ma prima di procedere dico sempre “Gesù perdonami”. Per la fede che ho in Dio non dovrei bestemmiare, ma la sofferenza di chi ho davanti viene prima. È Lui che mi dà la forza.»

Nel tour letterario estivo del 2017, in Puglia, concludevo sempre dicendo che il mio prossimo libro avrebbe trattato la storia di una tagliatrice di vermi. Pensavo che, anche se la guaritrice era una figura del passato, la gente più colta si ponesse riguardo all’argomento in modo disinteressato. Invece, ogni volta che dichiaravo la mia intenzione, gli animi si infuocavano curiosi e, per via dell’esperienza dei parenti o di quel classico sentito dire, molti tenevano a intervenire raccontando la valenza dell’aiuto di queste donne. Tutti affermavano che, non si spiegavano come, ma il rito di guarigione aveva sortito il suo effetto. A Gravina in Puglia, Altamura e a Bari stessa, inoltre, diverse persone mi avevano raccontato che durante il suo iter la tagliatrice usava l’aglio. Un particolare che pensai mi fosse sfuggito nelle ricerche e, in una rinnovata intervista alla signora Porzia, questa mi spiegò che “l’aglio crudo ha un effetto vermifugo. Lo usano le madri quando non sanno dove andare a tagliare i vermi. Le mamme mettono l’aglio sotto il naso e l’ombelico del bambino. Non sono le tagliatrici di vermi che usano l’aglio, ma le mamme.” Mistero risolto.

Di seguito ecco il rito segreto riportato da Alfredo Giovine nel 1963, che la tagliatrice pratica ogni volta che tenta di far guarire il bambino:

Testo completo in dialetto barese:

“Ècchete lunedì sande /
Ècchete martedì sande /
Ècchete mercredì sande/
Ècchete scevedì sande/
Ècchete venerdì sande /
Ècchete sàbete sande /

Le vìirme tagghiànne /
A la dì de la Pasque /
U vèrme se scasse. /
A la demèneca maggiòre /
Tire le vìirme da m-mènz’o core. /
A la demèneca biàte/
Tire le vìirme da m-mènz’ o costate. /

U triste marìte /
La bbona megghière /
La cape de luzze /
A CCriste la dètte. /
La cape de luzze /
Sènza temòne /


A cusse fìgghie /
Fange passà u delòre. /

Sand’Arònze mì/
Da Rome menìiste. /
Come la spate o cìnde pertàste /
Come tagghiàste la cape o serpènde /
Acchesì tàgghie chìsse vìirme /
Da iìnd’a cchèssa vènde.”

Traduzione in italiano: “Eccoti lunedì santo / Eccoti martedì santo / Eccoti mercoledì santo / Eccoti giovedì santo / Eccoti venerdì santo/ Eccoti sabato santo / I vermi tagliando / Al giorno di Pasqua / Il verme si cancella. / Alla domenica maggiore / Tira i vermi dal centro del cuore. / Alla domenica beata / Tira i vermi dal centro del costato. / Il triste marito / La buona moglie / La testa del merluzzo / A Cristo la dette / La testa del merluzzo / Senza timone / A questo figliolo / fagli passare il dolore / Sant’Oronzo mio, da Roma venisti. / Allo stesso modo che portavi la spada alla cintura / Così come tagliasti la testa al serpente / Così taglia questi vermi / In questa pancia”.

A questo punto la domanda sembra quasi porsi da sola: come aveva fatto Alfredo Giovine a raccogliere queste informazioni e soprattutto ad accedere a queste parole segrete, essendo lui un uomo e dunque non destinato al lascito?

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Preso da profonda curiosità ho chiesto chiarimenti al figlio del poeta, Felice Giovine, oggi presidente della prestigiosa Accademia della lingua barese “Alfredo Giovine.” Accademia a cui sempre mi rivolgo per certificare la parte dialettale in rispetto della cultura di cui scrivo.

Il signor Giovine così mi scrive:

“Orbene, ti racconto quanto ricordo della mia personale vicenda circa il verme “solitario”.

Premetto che la musa ispiratrice della maggior parte dei lavori di mio padre è stata la mamma, per tutti, “nononne Iangeline” (con la i e non la J).

Classe 1870, Angela Lopez, barese ma con probabili ascendenti spagnoli, a malapena riusciva a fare la sua firma, ma aveva una memoria di ferro. Io ho vissuto il periodo postbellico (io sono del ‘47), la nostra televisione erano le “storie” che, d’inverno, ci raccontava intorno “a la frascère” (il braciere), nononne Iangeline parlava e si relazionava con proverbi, rispondeva con modi di dire, ecc.

Il tempo libero lo trascorrevo in mezzo alla strada, tra polvere e carri (niente asfalto e rare automobili). Un bel giorno, avevo forse tra i tre, quattro anni, cominciai ad avvertire qualche fastidio alla pancia e mangiavo poco, strana cosa perché avevo un formidabile appetito e non andavo “sul vasino” da un paio di giorni.

Mia madre che conosceva bene i propri figli (ne aveva avuti cinque), cominciò a sospettare qualcosa e informò mia nonna; per non impressionarmi, come se fosse una cosa normale, con la scusa di raccontarmi una di quelle storie, mi fecero sdraiare sul letto e la nonna cominciò a dire strane parole che io non capivo, a fare strani segni sulla pancia. Poi, con molta fatica, mi costrinsero a bere un liquido disgustoso per un bambino.

Il giorno dopo, seduto sul vasino, tra gli escrementi vidi apparire un strano e lungo filamento che si muoveva, chiamai mia madre che accorse e con un pezzo di giornale me lo estrasse del tutto.

Ti ho voluto raccontare questo episodio perché emblematico tra la medicina popolare (credenze e superstizioni) e i ritrovati della scienza (la purga).

Felice Giovine“

La madre di Alfredo Giovine, l’amata “nononne Iangeline” (con la i e non la J), a cui il signor Felice si riferisce, fu dunque la devota musa del popolo del poeta.”

Fine seconda e ultima parte – Qui potete leggere l’inizio: “Il Taglio dei Vermi-Il Rito"

La prossima settimana pubblicherò “Le Mascìare – Storie di Streghe dal Sud Italia”

Tratto dalla sezione articoli e ricerche del libro “La Tagliatrice di Vermi e altri racconti”, di Gaetano Barreca, in uscita a fine settembre 2017 per la Wip Edizioni.

Per saperne di più vi invito a visitare la pagina www.gaetanobarreca.com

Copyright.svg Tutti i diritti riservati

 

In foto:

2Angela Lopez, nononne Iangeline, madre di Alfredo Giovine. Bari, 1962.

 Alfredo Giovine raccoglie testimonianze dal popolino. Bari, 1963.

Foto archivio dell’Accademia della Lingua Barese – Alfredo Giovine

Questo articolo è stato pubblicato qui

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