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Grillo e la caricatura di un paese

Pare che Beppe Grillo sia fortemente frustrato ed adirato con l’elettorato italiano, o meglio con quella parte di elettorato italiano che vive di privilegi: quelli che vivono di politica e del suo pletorico e putrefatto sottobosco, i pensionati ma non quelli minimi, che vengono salvati perché prendono “una vergogna”, senza che Grillo si chieda per quale motivo in Italia esiste un esercito di percipienti di pensioni minime che, con tutta probabilità, sono frutto di rendimenti stratosferici di contribuzioni risibili. Poi ci sono i pubblici dipendenti, il capro espiatorio per definizione. Queste sono le categorie del “tengo famiglia”, secondo Grillo, i conservatori che affamano l’Italia B, lavoratori autonomi, cassintegrati, precari, piccole e media imprese, studenti. Da qui origina l’esito elettorale, secondo Grillo. Può essere.

Ma se le cose stanno in questi termini, stupisce che un attento lettore dei megatrend della società italiana quale Grillo non si sia accorto prima di questa componente inerziale-conservatrice del paese. Che esiste, sia chiaro: Grillo non ha tutti i torti. Ma perché si sarebbe palesata solo alle amministrative, che peraltro hanno dinamiche elettorali differenti dalle politiche? Perché il vaticinio del Grillo berciante nelle piazze, quello del “siamo il primo partito”, è stato sconfessato da elettori ottusi che votano per il M5S alle politiche, le elezioni in cui è realmente possibile cambiare il paese, o perlomeno certamente lo è più che nelle amministrative?

Non sarà che l’elettorato, a maggioranza, è stanco perché sta realizzando l’assoluta impotenza della politica italiana a cambiare in meglio il nostro destino collettivo, dopo una infinita stagione di fiabe e promesse, provenienti da tutti i soggetti politici? Non siamo riusciti a cambiare il paese quando controllavamo quasi tutte le leve strategiche della politica economica, prima di convergere all’euro, come potremmo farlo ora che siamo legati ad un meccanismo un tempo virtuoso ed oggi infernale?

E se invece l’elettorato, a maggioranza di quanti si sono recati a votare, si fosse spaventato o stancato di alcune dinamiche del M5S? Ad esempio questa caricatura di democrazia diretta, queste caricature di riti orwelliani, queste “proposte” di politica economica che sembrano tratte di peso da romanzi di fantascienza post-prandiale. Andare a farsi intervistare da testate tedesche e spiegare che Lui, il guru, ama molto il rigore teutonico e vorrebbe che il paese venisse invaso dalla Germania per diventare più cartesiano e produttivo; oppure che, per l’appunto, si spingerà a fare crescere la produttività a livelli “tedeschi” ma attraverso la “decrescita felice” ed un’economia di sostanziale autoconsumo e sussistenza, in un pauperismo palingenetico da Anno Zero, richiami alle macerie inclusi. Il tutto nel quadro di una rivoluzione in un solo paese, in attesa di essere esportata, entro il 2054.

Forse, ma solo forse, gli italiani sono stati intimoriti da queste suggestioni, ed hanno preferito attaccarsi al loro patetico status quo, fatto di un più o meno consapevole declino e di una popolazione mediamente tra le più anziane al mondo, non esattamente quello che serve per fare la Rivoluzione e cercare l’Uomo Nuovo. Attività che, non essendo un pranzo di gala, implica pure una discreta dose di devastazioni. Oppure tutti abbiamo la tendenza a balzare a conclusioni affrettate, ed alle prossime elezioni, quelle europee, il M5S prenderà la maggioranza assoluta di voti e tutti ci eserciteremo in analisi sociologiche da dopolavoro.

Quindi sì, magari gli elettori italiani sono a maggioranza coglioni, come ebbe a dire Silvio, l’uomo a cui Grillo si ispira nelle sue piazzate da futuro radioso, e votano contro i propri interessi di lungo termine. Oppure sono terribilmente miopi e non riescono a cogliere l’afflato rivoluzionario di un movimento nato per redimerli, ed al quale avevano creduto in massa, solo tre mesi addietro. Essere un popolo anziano implica anche disturbi collaterali, come la perdita della memoria di breve termine.

A noi, tuttavia, che siamo così irrimediabilmente cinici, non sfugge che anche il grillismo, con le sue peculiarità millenaristiche, si inscrive nel solco della italian way: abbiamo avuto la caricatura di una monarchia, la caricatura di una dittatura, quella di una sinistra e di una destra, ed ora quella di un movimento rivoluzionario. Questo resta un paese che si sgranocchia i propri ridicoli profeti come popcorn durante la proiezione del film sul proprio declino.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.213) 29 maggio 2013 19:19

    La lettura del voto è abbastanza semplice: vince chi perde meno elettori, cioè la sinistra.

    Perde la destra e perde ancora di più M5s.

    Piuttosto che prendersela con gli italiani Grillo (o meglio Casaleggio) dovrebbe chiedersi perché la fetta più grossa di astensionismo ha penalizzato M5s?

    La risposta è che gli italiani incazzati hanno cominciato a capire che il partitino personale della ditta Grillo/Casaleggio servirà a loro due per vivere di politica, bene, ma non per cambiare le cose storte in Italia.

  • Di (---.---.---.96) 29 maggio 2013 19:51

    Bisognerebbe evitare di saltare a conclusioni affrettate. Ogni cosa scritta in questo articolo è un po’ vera e un po’ esagerata. Le elezioni comunali vanno comparate con le comunali, non con le politiche. E i dati dicono che, per esempio a Roma ma anche altrove, il m5s ha guadagnato il 100%, o il 200%, mentre PD e PDL hanno perso il 50% o giù di lì.


    E’ anche vero che dopo il boom alle elezioni politiche ci si aspettava un boom alle comunali. Mettiamo pure che un incremento del 100% non sia un boom, e prendiamo per buono che ci sia stato un flop. Ci sono ottime spiegazioni per questo: mediamente gli esponenti degli altri partiti hanno carte migliori (più soldi, più esperienza, più visibilità) e, in alcuni casi, anche capacità migliori. Io non conosco il candidato m5s a Roma, e conosco poco Marino, ma a occhio e croce direi che Marino possa essere il sindaco migliore. Embè? Io sono un grillino sfegatato, ma così sfegatato che riconosco all’avversario i suoi meriti, e non ho interesse a sminuirli o a raccontare cazzate sulle mie "qualità superiori" se queste non esistono. Perché qui sta la differenza tra portare avanti degli ideali o cercare solo di prendere voti. La differenza d’atteggiamento del m5s è anche questa; per esempio spendere poco per la politica perché contano le idee, pur sapendo che chi spende di più ha un vantaggio elettorale certo. Ma la coperta diventerà sempre più corta. Se l’IMU verrà abrogata senza prevedere trasferimenti ai Comuni, alle prossime elezioni comunali ci sarà da ridere: milioni di elettori che diranno che il sindaco ha lavorato male, quando la colpa sarà semplicemente la mancanza di fondi comunali.

    Mi dispiace anche un po’ sentire la base grillina che dice "bisogna andare in TV". Ma come! Da una parte dici che la TV è disonesta e di regime e dall’altra la vuoi utilizzare al pari dei partiti che vorresti distruggere? Allora prendiamo i rimborsi per fare campagna elettorale, allora facciamo qualche rapina in banca, così abbiamo soldi da regalare agli elettori (è una pratica che funziona). E mi è dispiaciuto anche leggere le considerazioni di Grillo dove alla fine se la prende con la gente "che tiene famiglia". In fondo è la verità, ma è anche questa un’esagerazione. Mi piace molto di più quando rimprovera certi elettori scontenti: "se ci hai dato il voto per questo o per quello [...], allora hai sbagliato a darci il voto". Questa si chiama onestà.

    Ci vorrà tempo, ma le idee buone alla fine vincono sempre. Per l’intanto niente sindaci ma molti consiglieri, e io so (ne ho le prove) che un consigliere a 5 stelle vale cinque consiglieri "normali" dell’opposizione. L’importante, per i grillini, è continuare a tenere duro; ci sono già gli avversari che rompono le palle.

    Per tornare alla conclusione dell’articolo, non credo che abbiamo la caricatura di una rivoluzione. Le rivoluzioni sono estremiste, dogmatiche, un po’ violente... qui non abbiamo niente di tutto ciò e quindi niente di cui fare la caricatura.

    Saluti,
    Gottardo

  • Di Dario Sabaghi (---.---.---.115) 30 maggio 2013 12:15
    Dario Sabaghi

    Come ho scritto altrove, lo sbaglio maggiore del M5S a mio avviso è stato quello di non rafforzare la base locale e comunale e puntare tutto sulle tematiche politiche prettamente nazionali. E’ vero che non bisogna comparare risultati comunali con i risultati delle ultime politiche ma è anche vero che il risultato elettorare comunale è il punto chiave e di svolta del regime e della politica del movimento, un movimento che parte dal basso, quindi che è in relazione ancor di più con i cittadini di quanto lo sia il coacervo parlamentare; ma non si è riusciti nemmeno questa volta ad essere il collante tra la comunità e la politica. Si è puntato tutto sul Parlamento ultimamente, lasciando meno spazio mediatico, all’interno e all’esterno degli stumenti comunicativi del Movimento, alla base locale che sicuramente ha avuto un avanzamento di punti percentuali, ma non ha saputo cogliere veramente le istante della totalità della società. Perchè bisogna, volente o nolente quando si fa attività politica, ascoltare tutti.

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