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Google/Fb: il sorpasso delle conversazioni sulle domande. E’ la rete la nuova fabbrica

Mercoledì si è saputo che negli USA per 7 giorni Facebook ha avuto più utenti unici della Homepage di Google.

Google/Fb: il sorpasso delle conversazioni sulle domande. E' la rete la nuova fabbrica

Così potrebbe sintetizzarsi la notizia di ieri - del tutto ignorata dalla politica - che vede per la prima volta Facebook sopravanzare per frequenza di utenti unici la homepage di Google
 
E’ ovvio che se aggiungiamo tutte le applicazioni del gruppo di Mountain View allora Google è ancora in testa. Ma il fatto che il social network più popolare per un’intera settimana riesca a superare il motore di ricerca più cliccato dovrebbe dirci molto.
 
Intanto, dovrebbe avvisarci che qualcosa di rilevante sta accadendo sulla rete: la socialità sta diventando il linguaggio dominante
 
La rete serve circolarmente a cooperare, in qualsiasi forma, dalla più frivola del cinguettio fra due adolescenti, alla più solenne delle ricerche scientifiche di gruppo. In rete si conversa per creare insieme. 
 
 
E non si domanda più solo a chi sa tutto. Anche quest’ultima cattedrale del topdown si sta sbriciolando. 
 
Google che aveva dato il più possente colpo di piccone alla cultura dall’alto, ed allo stato proprietario, comincia a vacillare anch’esso sotto la pressione della cultura che ha contribuito a diffondere.
 
Il vaso di Pandora è ormai irrimediabilmente aperto: ne sta uscendo una forza al momento non riducibile ad un singolo assetto di potere, come è il protagonismo collettivo.
 
La seconda cosa che ci dice l’evento è che ormai la conversazione è una pretesa sociale, un senso comune: io partecipo solo se sono ascoltato. Internet diventa allora la social listening tecnology.
 
Si rovescia il paradigma di Gutenberg: con il libro vincevano quelli che parlavano, coloro che dall’alto elargivano lezioni o comunicavano contenuti.
 
Intendiamoci: una straordinaria stagione della civiltà, che ci ha portato a salire sulle spalle dei giganti. Ora però muta il contesto. Vince chi ascolta, chi, di volta in volta, sale sulle spalle di miliardi di nani. E’ un tornante radicale, che ci porta in un’altra dimensione psicosociale.
 
Ed infatti proprio oggi è stato diffusa una rigorosa ricerca della BBC, a livello internazionale, sul modo in cui gli internauti intendono la rete
 
Quattro utenti di internet su cinque considerano l’accesso in rete un diritto primario, e la libertà di uso della rete una rivendicazione costituzionale. Cosa ci vuole di più per comprendere che questi due dati - l’affermazione dei social network e la pretesa sociale di accesso - sono destinati a mutare la natura e la forma delle relazioni sociali a partire dalla politica. 
 
I meccanismi di formazione e trasmissione del sapere sono la matrice dei rapporti sociali e di potere. Al di fuori di questa visione la politica perde la sua capacità di incidere e di rappresentare la vita delle persone e delle comunità, riducendosi a cerimoniale decadente.
 
Del resto proviamo a fare la prova del nove: ammettendo che quanto abbiamo qui accennato sia vero tutto quanto è accaduto dal 1989 in avanti acquista un senso compiuto a no? Ossia lo sgretolamento della forma dei partiti di massa, la perdita di rappresentanza e di incidenza sociale del movimento del lavoro, l’incomunicabilità delle sinistre, in tutte le versioni, con le nuove generazioni, l’incapacità di aggredire i linguaggi comunicativi. 
 
Tutto questo assume una sua ineluttabilità razionale alla luce dei nuovi processi sociali indotti dalla rete. Mentre se non li consideriamo come centrali, dobbiamo rassegnarci a considerare tutto quanto accade come il risultato di un destino cinico a baro.
 
Allora, perché i dati che citavo all’inizio entrano nell’agenda politica? 
 
Perché chi si candida a governare città a regioni non fissa il diritto alla connettività come questione sociale? Non lancia il tema di un piano regolatore della comunicazione? Perché chi attende alla ricostruzione della sinistra non prende atto che è la rete la nuova fabbrica
 
Come dice Manuel Castells nel sul ultimo libro Comunicazione e potere (Bocconi editore, Milano 2009) "i media non sono il quarto potere. Sono molto più importanti; sono lo spazio dove si costruisce il potere. I media costituiscono lo spazio in cui le relazioni di potere vengono decise tra attori politici e sociali in competizione fra loro”. 

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