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Gli avvocati difensori al processo per il G8 di Genova

Gli avvocati difensori al processo per il G8 di Genova

I telegiornali del mattino oggi hanno mandato in onda i volti degli avvocati difensori al processo d’appello per i fatti del G8 di Genova. Erano visibilmente contrariati per l’esito, ossia per il ribaltamento della sentenza assolutoria di primo grado e per le condanne inflitte ai vertici delle forze dell’ordine.
 
I più hanno cercato di celare il disappunto facendo presente che la vicenda giudiziaria non è conclusa in quanto vi è ancora il terzo grado di giudizio; qualcuno è invece sbottato contro la sentenza perché, a suo dire, i manifestanti che dormivano nella scuola Diaz erano in buona parte stranieri e perché avevano precedenti; inoltre le condanne erano state comminate ai vertici delle forze dell’ordine e non a chi aveva materialmente posto in essere i pestaggi.
 
A dire il vero non è molto chiaro perché non essere italiani sia un buon motivo per essere preso a manganellate in testa; e neanche perché lo sia avere dei precedenti e starsene tranquillamente a dormire in un posto a ciò preposto. Quanto alla Polizia di Stato non si ha notizia alcuna sull’ipotesi di una sua smilitarizzazione: è ancora un corpo militare, in cui vige la gerarchia dei gradi e, in relazione ai fatti del G8 di Genova, nessun graduato si è lamentato di essere stato frainteso dai suoi sottoposti ed ancor meno di essere stato apertamente disobbedito.
 
Ovviamente nessuna critica alle reti televisive, che hanno esercitato il loro sacro-santo diritto di cronaca mandando in onda queste dichiarazioni. Sarebbe stato, però, auspicabile che le avessero accompagnate con le immagini delle centinaia di migliaia di persone presenti alla recente manifestazione romana del primo maggio; o alla marcia per la pace di Assisi; o a qualsiasi altra libera pubblica manifestazione di pensiero; sottolineando che quelle persone, come quelle che dormivano nella scuola Diaz di Genova, erano lì ad esercitare un loro sacro-santo diritto, quello di rappresentare e di difendere le proprie idee, e non perché ne ricevevano un compenso. Lo stesso non si può dire, invece, degli avvocati difensori del processo d’appello per i fatti del G8 di Genova e delle loro relative parcelle.

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