Gli Stati Uniti sono la maggior minaccia alla pace nel mondo
Gli Stati Uniti sono nati e si sono sviluppati sul genocidio dei Nativi prima e sulla schiavitù delle popolazioni nere dall’Africa poi.
Fin dall’inizio della loro Storia hanno considerato l’America Latina come il loro “cortile di casa”, sfruttandola a man bassa e saccheggiandola di continuo di ogni bene e risorsa.
La logica del Far West e della competizione ad oltranza pur di poter emergere senza scrupoli nei confronti di qualsiasi avversario o ostacolo che si possa presentare sul proprio camino esistenziale, sono tuttora caratteristiche endemiche della società statunitense.
Questi aspetti sono fortemente radicati nella cultura americana al punto da ritenersi come l’unica nazione guida dei destini dell’umanità e per poter rivendicare ed imporre questa loro strenua convinzione, l’establishment statunitense non ha mai esitato ad usare la forza in qualsiasi situazione e contro qualsiasi paese che potesse contrastare le loro mire espansionistiche.
Non soltanto gli Stati Uniti risultano essere un paese che in due secoli di Storia ha quasi sempre vissuto uno stato perenne di guerra ma sono anche l’unica nazione ad avere impiegato le armi nucleari per massacrare decine di migliaia di esseri umani.
Praticamente non esiste quasi nessun angolo del mondo in cui gli americani non abbiano causato morti, violenze e immani distruzioni.
E quando non lo hanno fatto direttamente sono ricorsi a paesi alleati come la Francia o il Regno Unito o ad organizzazioni terroristiche e gruppi armati inventati di sana pianta per fare i cosiddetti “lavori sporchi” destinati ad alimentare conflitti e tensioni dovunque ci fossero interessi statunitensi da difendere.
In questo contesto appare ovvio che l’industria delle armi americana non è soltanto il settore di gran lunga più importante ed economicamente strategico degli Stati Uniti, ma anche dell’insieme del mondo occidentale.
E’ un settore capillare per la ricerca tecnologica e per tutto il comparto manifatturiero di punta e quindi la generazione di conflitti è una base fondamentale del sistema capitalista attuale.
A dire il vero, e soprattutto nel caso degli Stati Uniti, lo è probabilmente sempre stato in quanto suffragato fin dall’inizio da una cultura fondata prevalentemente sulla violenza e sulla sopraffazione nei confronti dei più deboli e nell’affermazione di una società improntata su un individualismo esasperante che è l’antitesi di una società solidale la quale è l’unica che può davvero garantire una politica di pace e di autentica emancipazione sociale e umana dei propri membri.
Oggi, più che mai, la crisi irreversibile del sistema neoliberista (che sta comportando un prossimo tracollo dello stesso) necessita di tentativi sempre più grandi e frequenti di creazione e/o fomentazione di conflitti che possano dare fiato e mantenere un’economia (quella americana ma anche quella dell’intero occidente) ormai asfittica e incapace di uscire da una crisi in cui si sta avvitando ogni giorno di più ed in modo drammatico quanto disastroso per decine di milioni di persone.
Fino a quando potrà durare ed espandersi questa politica guerrafondaia è difficile da dire, ma sembra che si stiano per consolidare quattro certezze:
- il consenso diffuso allo strapotere americano sul mondo è ormai un lontano ricordo e sta lasciando spazio ad un odio viscerale sempre più marcato di gran parte dei paesi nei confronti degli Stati Uniti
- si sta assistendo alla formazione di un sistema di alleanze di paesi alternativo all’Occidente a trazione americana, il quale appare ormai nettamente minoritario sul piano demografico a livello planetario e a breve rischierà di esserlo anche a livello anche economico e militare
- sia il dollaro statunitense che l’Euro sono sempre più minacciati come monete di riferimento nel commercio internazionale di beni e servizi e questo andamento comporterà un inevitabile indebolimento delle nazioni a cui fanno riferimento
- l’impoverimento, la precarietà e le incertezze crescenti nel mondo occidentale costituiscono una polveriera sociale dagli esiti del tutto imprevedibili in grado di generare momenti di forte instabilità e scenari di violenza ingestibili da parte dei poteri politici attualmente insediati, i quali appaiono fin d’ora in gran parte delegittimati da organi istituzionali di natura sempre più oligarchica in quanto in gran parte svuotati di quelle garanzie sancite nelle costituzioni democratiche che distinguevano l’Occidente dai totalitarismi una volta imperanti nel resto del mondo.
Conclusione: una pace diffusa in tutto il mondo potrà essere raggiunta soltanto con il superamento degli Stati Uniti come superpotenza planetaria e di un Occidente che non può più pretendere di ergersi come un punto di riferimento credibile ed autorevole sia sul piano democratico che di un sistema sociale ed economico davvero sostenibile sul piano umano e ambientale.
Yvan Rettore
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