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Giorni di neve, giorni di sole: il romanzo

Una storia di migrazione dall'Italia all'Argentina e la tragica realtà dei desaparecidos in un viaggio della memoria

«I desaparecidos sono lì presenti per reclamare che la coscienza, i valori e la dignità del popolo non desiderano l’impunità né l’oblio. Patricia e Ambrosio e tutti coloro che hanno dato la vita per la libertà rimangono nella memoria e nella resistenza.». 

Adolfo Perez Esquivel (Premio Nobel per la pace nel 1980)

Da alcuni mesi avevo sullo scaffale della mia stanza messicana un romanzo che volevo leggere e che aveva attraversato l’Oceano Pacifico dall’Italia alla mega capitale azteca. Ora che l’ho letto, scrivo le mie impressioni e ricordo la sua storia che, in qualche modo, riguarda un viaggio in senso opposto, dall’America del Sud al vecchio continente, dal passato al presente.

Giorni di neve, giorni di sole è il terzo romanzo (dopo La Chiromante. Una profezia del 2002 e B. e gli uomini senz’ombra del 2004) dei fratelli Nicola e Fabrizio Valsecchi e narra l’assenza. Narra il vuoto lasciato da oltre 30mila persone risucchiate dalle crudeltà della storia e dell’autoritarismo, i desaparecidos della dittatura argentina. Un regime che dal 1976 al 1983 coprì d’inverno e d’infamia l’intera America Latina, già insanguinata da regimi simili dal Cile al Brasile, dall’Uruguay al Paraguay, da Haiti al Centroamerica. Alcuni decenni prima l’Argentina era diventata per molti migranti italiani e di altri paesi europei la prima e unica casa, ma poi si trasformò anche in un luogo di tristezza e dolore.

Con uno stile asciutto, immediato e scorrevole Nicola e Fabrizio scrivono “a quattro mani” e raccontano liberamente la storia di Alfonso Maria Dell’Orto, un migrante che da bambino, nel lontano 1935, dovette abbandonare la provincia di Como insieme alla sua famiglia per cercare fortuna in Sudamerica. Doveva raggiungere il padre che era partito un anno prima alla ricerca di quel lavoro e quella dignità che nell’Italia fascista non c’erano più.

In Argentina Alfonso si sposa con Pocha e costruisce la sua famiglia. Il 24 marzo del 1976 il generale Jorge Rafael Videla prende il potere con un golpe e instaura la legge marziale. I militari sequestrano la figlia di Alfonso e Pocha, Patricia, e il suo giovane marito, Ambrosio, proprio nei primi mesi della dittatura: nessuna traccia, nessuna notizia, desaparecidos.

Il destino vuole che la figlioletta dei due, la piccola Marianna, venga risparmiata. Crescerà grazie all’affetto dei nonni che faranno le veci dei suoi genitori, desaparecidos. Oltre 70 anni dopo il suo arrivo in Argentina, Alfonso decide di prendere un aereo da Buenos Aires e di tornare in Lombardia per un breve soggiorno e durante questo viaggio ripercorre la sua vita in una serie di flashback.

La prosa poetica che a tratti emerge nel romanzo ben s’adatta al carattere malinconico delle memorie e delle immagini, a volte frammentate e brusche, a volte scorrevoli e nitide, che Alfonso dall’Orto evoca e rivive durante il volo Buenos Aires-Milano. L’assenza di spazio e di tempo della trasvolata riesuma il dolore e le gioie, le speranze mai sopite e i rimorsi del passato per quella figlia perduta senza un perché.

Il suo è un periplo nei ricordi e nelle amarezze di una vita lunga e densa. Ma si tratta di un’esistenza interrotta, spezzata dalla violenza di Stato che nei momenti più crudeli della repressione si scaricava senza tregua, irrazionale, contro chiunque fosse sospettato di qualunque cosa: un’opera caritatevole e sociale diventa “sovversione”, un pensiero differente e una parola critica sono “ribellione” e vanno soffocati nell’Argentina dei generali.

La nipotina Marianna è come un giorno di sole, rappresenta il fiore che rinasce sulle ceneri della violenza e dell’oppressione, nonostante tutto. Ogni 5 novembre, giorno in cui i suoi genitori furono sequestrati, Marianna dedica loro un poema. Ed è sole.

Nel 2006 Miguel Osvaldo Etchecolatz, commissario della provincia di Buenos Aires negli anni settanta e mandante dell’assassinio di Patricia e Ambrosio, è stato condannato all’ergastolo. Nel 2012 il dittatore Videla è stato condannato e sono stati riaperti i processi per i “voli della morte”. La storia si può ridiscutere, la memoria vive giorni di neve e giorni di sole. Di Fabrizio Lorusso @FabrizioLorusso 

Giorni di neve, Giorni di sole, Fabrizio e Nicola Valsecchi, Ed. Marna, 2009, pp. 128, 12 euro.

Prologo di Adolfo Pérez Esquivel, Nobel per la pace 1980

Postfazione di Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale permanente dei Popoli

 

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