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Gheddafi: storia di un dittatore "democratico"

Ogni anno in Libia, il 7 Ottobre, viene celebrato quello che dal 1970 viene chiamato “il giorno della vendetta”. Questa giornata di festa nazionale, è sorta per ricordare come il Governo Gheddafi di allora, fosse riuscito a liberarsi completamente dei cittadini Italiani residenti all’epoca nel Paese.

Una colonia di oltre 20.000 Italiani, fu prima espropriata di ogni avere – compresi i contributi I.N.P.S. che furono versati nelle casse della corrispondente istituzione assistenziale libica.

 
La motivazione di questo forzato contro esodo italiano ad opera del leader libico, che fece tornare a casa gli italiani senza il becco di un quattrino, fu la volontà di “restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori”.
 
Gli oppressori eravamo noi. Chiaramente. Coloni di un Popolo che non gradì certo l’intromissione di cultura tanto parallela alla propria. Nel frattempo, l’adesione della cittadinanza libica al suo leader massimo, cresceva.
 
Gheddafi ha sempre tenuto una linea di lotta assoluta contro Israele e conseguentemente contro gli Stati Uniti. Nei primi anni del suo governo peraltro, nazionalizzò la maggior parte delle proprietà petrolifere straniere: il suo diktat era fermo e risoluto. La Libia doveva essere un Paese democratico e libero.
 
Nei primi anni di leadership, furono altre e molte le azioni anti internazionalistiche messe in atto da Gheddafi. Un esempio furono la chiusura delle basi militari statunitensi e britanniche. Lui la proponeva al popolo come una “libera democrazia” che in effetti poco ha a che vedere con ciò che noi occidentali definiamo con questo termine. Ancora oggi, in Libia non è concessa la creazione di altri partiti politici se non quello al potere.
 
Ad ogni modo, le azioni di riforma del Paese operate dal colonnello Gheddafi ci furono e contribuirono tra la massa a decretare il successo di questo dittatore, di fine cultura ed ottime doti strategiche che era riuscito nel 1969, con un abile colpo di Stato, a destituire l’allora re Idris, colpevole a suo parere di essere troppo asservito agli Stati Uniti ed all’Europa.
 
La popolazione si ritrovò con un dittatore “clemente” che operò al fine di aumentare i salari minimi dei lavoratori e renderli persino voce in causa nelle imprese presso cui lavoravano. Vietò l’uso dell’alcool, in osservanza delle regole del Corano e chiuse definitivamente ogni locale ritenuto indecentemente ludico, come ad esempio i locali notturni, a buona ragione ritenuti covo di peccati e peccatori.
 
Peraltro, la sua figura assurse ancor più nell’accettazione del Popolo, considerando il fatto che Gheddafi ritenne sempre opportuno, per se stesso, condurre una vita spartana, privandosi spesso lui stesso di quei plus che siamo abituati a veder ampiamente utilizzati da personaggi di potere ad ogni latitudine.
 
Fu l’Intelligence statunitense che dopo un lungo periodo di indagini, negli anni ’80 indicò nella persona di Gheddafi il sostenitore di Gruppi terroristici e di essere lo stesso mandante di alcuni atti efferati. Si parla di finanziamenti all’IRA irlandese ed al gruppo Palestinese Settembre Nero, oltre ad alcune azioni deprecabili accadute contro l’Italia (un lancio di missile contro la Sicilia) ma anche contro la Francia.
 
Il Colonnello si è sempre dichiarato all’oscuro di tutto questo proclamandosi sempre innocente.
 
Gli USA con l’allora Presidente Reagan, tentarono una massiccia azione omicida contro Gheddafi, che non sortì l’effetto voluto: il Colonnello, uscì indenne da un attentato.
 
Appare quindi un po’ particolare, il fatto che proprio nei primi anni ‘90, Gheddafi iniziò un’opera di dietro front iniziando un processo di distensione nei confronti della Politica estera che portò nel 2000 durante la presidenza Bush, addirittura ad un netto riavvicinamento con gli Stati Uniti. Il pensiero di un patteggiamento oscuro fra l’Intelligence Statunitense e Gheddafi, potrebbe essere alla base di questa apertura che si riteneva assolutamente improbabile una manciata di anni or sono.
 
L’apertura nei confronti dei Paesi occidentali, unita ad una sorta di distacco dalle regole fondamentaliste, vede ancora protagonista un personaggi che ha tracciato fin qui, grosse linee nella storia internazionale, nel bene e nel male, arrivando ai nostri giorni, ospite di un ospitalissima Italia, che lo accoglie a braccia aperte.
 
Un Italia che si è macchiata dell’orrenda colpa di aver colonizzato a suo tempo, un mondo così estraneo al nostro, da non comprenderne tutte le sfaccettature. Un’Italia debitrice di un onore libico calpestato, che non fu ripagato dalla cacciata storica degli Italiani in Libia, depredati di ogni avere, e ricondotti nelle strade impervie di una realtà comunque diversa da quella ormai metabolizzata.
 
Gheddafi a Roma, porta la sua divisa riesumata all’occorrenza, e mobilita un servizio di sicurezza da far impallidire i nostri governanti.
 
Lontani i giorni della “cacciata degli invasori Italiani”, fra abbracci e strette di mano, si coprono del tutto magagne storiche, politiche ed economiche, che sono stati all’origine di tanti fatti di cronaca internazionale.
 
Oggi, attraverso una sorta di patto di alleanza, la Libia fornisce petrolio alla nostra nazione. Scontentando comunque il Colonnello Gheddafi, che fa già parlare di sé in questa visita capitolina. La contestazione di un gruppo di studenti per le parole del leader libico durante un incontro ufficiale, che ritiene di non esser stato “sufficientemente ripagato” per aver nel 2003 accettato di rinunciare alla creazione di armi di distruzione di massa, è sulle pagine dei quotidiani internazionali.
 
E l’immagine appuntata sul petto di Omar al-Mukhtar, eroe libico della Resistenza impiccato dagli occupanti italiani nel 1931, è stata un’ennesima sfida di questo personaggio che non perde colpi, e nemmeno occasione di far parlare di se. Nel bene e nel male.
 
Strano però, che durante le ultime elezioni, l’atteggiamento del Colonnello non fosse di sfida, nei confronti dell’Italia: anzi. Che sia venuto quindi a batter cassa? Il dubbio diviene lecito. La riflessione, un obbligo.
 
La dipendenza da altre nazioni, in verità, non piace a nessuno. L’Italia è nel girone infernale di quelle nazioni che “devono” per forza di cose, dipendere da altri. Sia per effetto dei debiti internazionali contratti, sia - come nel caso libico - per effetto di onori calpestati dai coloni di inizio ‘900.
 
Gheddafi si prepara a partecipare al prossimo G8 che si terrà all’Aquila. E già promette sommossa. Sembra che ne approfitterà per rimettere gli USA in una condizione di non distensione. Il motivo? La guerra degli USA contro l’Iraq. Indomabile leone che sortisce novità di ora in ora, e fa tremare ancora il mondo quando i suoi occhi si posano sulla nazione di turno.
 
L’età per alcuni non conta, a quanto sembra. Quali saranno le prossime mosse del colonnello?

Foto tratta da: www.giornalisticamente.net/blog/

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