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Geppi Cucciari: "Si vive una volta sola", si ride molto di più

Tutto esaurito a Sassari per la brillante attrice di Macomer che gioca alla grande con il pubblico di casa. Nutella, Cannonau e tanta sincerità, nella dura vita fai da te. “[...] Voi uomini qui presenti, ricordate che quando una donna vi busserà alla vostra spalla, non è perché vi sta correndo dietro, in realtà vi ha doppiato”.

Il prologo di Geppi Cucciari al termine del suo show, scatena tifo da stadio nel teatro Verdi tutto illuminato. L’attrice ricomincia un piccolo bis, improvvisando uno scketch con una futura coppia di sposi, appostati nei loggioni più alti e distanti dal palco.

Risate, applausi e tanto affetto per la Cucciari, ottima anche nella recitazione a braccio, improvvisata, che ricorda i grandi del Novecento: Frabrizi o Sordi, nella rapidità della battuta appropriata.

Si vive una volta sola” è lo spettacolo, proposto in un’unica data al teatro Verdi, ieri 14 maggio, dall’ associazione cagliaritana “La Via del Collegio”. Un vero trionfo per la Cucciari che ha “stipato” il vecchio salotto sassarese oltre ogni possibilità. “Un vero peccato dover rimandare indietro decine di persone senza biglietto...” ha commentato al termine della serata, Roberta Cogotti, responsabile dell’allestimento.

E’ stata una serata di buon teatro, molto apprezzata dai sassaresi e dai tanti simpatizzanti ed amici, giunti anche dall’hinterland e da Macomer. Molte le donne “sole”, riunitesi a frotte che hanno aderito solidali all’adunata della Cucciari che sprigiona simpatia ed affetto per la cronaca bizzarra ma non incredibile, di una vita contemporanea, condivisa da tante donne.

Nella società del “monouso” dove anche gli affetti e le emozioni sono distribuite “a tempo determinato”, meglio se “low cost”, il grido di Geppi, sincero e mai sconcio, rimane un afflato tenero e gradevole nella generazione Duemila.

Così l’apertura del sipario scopre l’avvio della giornata-tipo della single, rimasta tale non per libera scelta. Chilometri sullo step e bilancia sotto controllo confliggono full immersion, esagerate all’eccesso, in taniche di Nutella e recidivi cicchetti di vini locali, francesizzati all’occorrenza, tipo “Cannonnaù”.


Il monologo dell’aspirante compagna si consuma nel salotto di casa, tramutato in una sorta di confessionale mediatico. Aneddoti di un’infanzia “deviata” dalle premure materne, vissute come ostacolo primario alla felicità negata, assurgono a dure rivendicazioni, nella causa contro l’invecchiamento solitario.

Il raffronto fra immagine prima e dopo di una coppia tipica italiana, con le “finzioni” reciproche pre innamoramento e le relazioni di routine del post unione, sentenziano fra inequivocabili risate di approvazione che “la verità abita altrove”. 

La cuspide comica raggiunge il picco nell’anatomia del rapporto di coppia. Descritto dalla Cucciari con una brillante parodia scientifica che assume il cromosoma maschile Y nella semantica della radice inglese, la cui pronuncia (uai) evoca il più classico degli interrogativi: "perché?".

Simmetricamente il cromosoma delle donne X, traduce anche nell’italiano “ex”, qualcosa di già passato. L’interpretazione furba e travolgente dell’attrice, con l’inevitabile flessione sarda nel linguaggio, accompagnata da una mimica efficace, completa uno spettacolo che rende giustizia ad un cabaret verde, depurato dai banali e consumati surrogati televisivi.

Se è vero che la Cucciari deve proprio alle produzioni televisive, la sua popolarità, l’intelligenza e la fatica nel mantenere questo consenso, trova ragione proprio in questo mix di neorealismo poco edulcorato.

La regia di Paola Galassi e gli arrangiamenti musicali di Sergio Conforti (alias Rocco Tanica, tastiere con Elio & le storie tese), completano il resto. Con quello che offre il convento, non è davvero poco.



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