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Crisi economiche indotte. La soluzione per George Soros: gli Eurobond

Il mercato ha un modo molto sicuro di prevedere il futuro. Lo causa. Le implicazioni dietro questa affermazione richiamano in eco crolli notoriamente indotti, come i crack statunitensi susseguitisi dal '23, ma sembrano anche insinuare concause coatte in quegli scenari che marcano Insolvenza. George Soros racconta a Der Spiegel la seconda parte di una storia iniziata nel 2008 e che oggi traccia il percorso verso l'unico salvagente d'Europa: gli eurobond.

Der Spiegel: Gli Stati Uniti stanno annegando in un debito ancora maggiore rispetto agli Europei. La ripresa economica è stata dolorosa. Stiamo per assistere ad una doppia recessione statunitense?

George Soros: L'indebitamento degli Stati Uniti non è poi così alto, ma se una doppia recessione era in dubbio un paio di settimane fa, è meno in dubbio ora, perché i mercati finanziari hanno un modo molto sicuro di predire il futuro. Lo causano. E i mercati hanno deciso che l'America deve assistere a una recessione, soprattutto dopo il recente downgrade degli Stati Uniti assegnato dalle Agenzie di Rating.


[N.d.R.] La S&P è sotto inchiesta da parte del Dipartimento di Giustizia americano riguardo al rating che assegnò al segmento statunitense sui mutui immobiliari prima dello scoppio della bolla, causa della Grande Recessione del 2008. La turbolenza ha coinvolto altre agenzie e istituti di credito nel tentativo di recuperare parte delle perdite dovute alla crisi ma, anche, con l'intenzione di provare a fare chiarezza sulle responsabilità che causarono il crollo.

"Molti lo pensavano da tempo e ancora più da quando è esplosa la crisi dei subprime, ma il fatto che sia stato proprio George Soros a confermarlo con il candore di un bambino che ha mangiato la marmellata e fa finta di niente ha davvero del clamoroso". Inizia così l'articolo di Paolo Panerai per Italia Oggi del 27 agosto: "Una confessione ovviamente liberatoria per colui che nel '92 condusse il vittorioso attacco alla lira e che ora dice di essersi ritirato dalle scene finanziarie".

L'indignazione causata dalla conferma di un pensiero diffuso, costante, ripetutamente proposto in video, audio, inchieste e documentari dal vecchio continente all'altro capo degli oceani tra internet e carta stampata, dovrebbe dare il via - in una realtà sociale sana e non collusa da interessi trasversali che chiamano connivenze speculative - a un effetto domino senza precedenti. Invece inizia e finisce nell'arco di una notizia che fa notizia al punto tale che diventa NON notizia. Libera l'eco, ci penserà il tempo a scolorire tutto.

Il 31 agosto, Roberto Perotti - economista e docente dell'Università Bocconi, specializzato in macroeconomia e Politica economica - scriveva in seconda colonna sulla prima pagina de Il Sole 24 ORE: "L'Italia è nei guai perché i mercati considerano il suo debito pubblico troppo alto. Forse i mercati si sbagliano, o forse è una congiura della finanza anglosassone, ma è un fatto" dando il la ad un'ottima analisi della situazione finanziaria italiana basata sul corretto teorema secondo cui "per il gestore di un hedge fund conta solo il 2012: i grandi annunci per il 2013 o il 2020 sono irrilevanti o addirittura controproducenti perché danno l'impressione che il Governo non comprenda la gravità della situazione. E ai suoi occhi disquisizioni infinite su IVA, Irpef e pensioni per cifre irrisorie (lo 0,05% del PIL come è avvenuto nelle ultime settimane) sono come discutere del sesso degli angeli mentre Bisanzio sta cadendo".

L'importanza data dalla finanza contemporanea ad un fondo hedge emerge come un inconfutabile dato di fatto. Lo speculatore è l'arbitro del gioco e ha il potere d'influire sulle linee guida delle autorità garanti per i mercati finanziari. Metaforicamente è come ridurre l'attività di un carabiniere proprietario di un'abitazione oggetto di dubbie attenzioni a quella d'installatore di sistemi di sicurezza di nuova generazione. Non è sufficiente, è inconcludente, porta a inutili giri di vite mentre la causa continua a scatenare gli effetti.

Oggi l'immagine pubblica di George Soros è stata ripulita, per quanto possibile sebbene quel "dice di essersi ritirato dalle scene finanziarie" ha una coda antecedente. Su Italia Oggi, Mario Lettieri - già Sottosegretario all'Economia del Governo Prodi - e l'economista Paolo Raimondi scrivono: "No, George Soros non chiude il suo hedge fund. Molti giornali hanno purtroppo erroneamente o falsamente titolato. Non si è nemmeno pentito per le sue continue e devastanti scorribande sui mercati. Ha molto semplicemente deciso di sottrarsi ai controlli più stringenti della Security Exchange Commission, la Consob americana che ha più poteri e più capacità di intervento rispetto a quella di casa nostra. Ciò non depone a suo favore né di quello della sua pretesa 'onestà' di speculatore confesso".

Prima di proseguire è necessario dedicare spazio a una legenda utile per definire attori, termini e azioni finanziarie. La loro comprensione è necessaria per chiarire cosa s'intende quando si parla di Speculazione.

Der Spiegel, lo Specchio, è il settimanale tedesco più venduto in Germania. Con una tiratura di circa un milione di copie a settimana è una solida Realtà dell'attuale sistema editoriale sempre più condizionato dall'invasività della Rete. Der Spiegel fa rete e la fa in grande stile.

George Soros. I tifosi della Roma forse ricordano questo nome, quando nel 2008 venne più volte affiancato a una presunta trattativa con la famiglia Sensi per l'acquisto dell'A.S. Roma. Da quel breve giro mediatico Soros ne uscì grazie al subentro di una cordata che si era fatta garante di un'offerta maggiore rispetto alla sua. Quella cordata non portò a nulla. Gli spazi bianchi tra una parola e l'altra rappresentano il personaggio meglio di mille periodi.

Hedge fund, Fondo coperto (più noto come fondo speculativo), è alla base di quella "Finanza creativa" che rappresenta il caposaldo strategico di ogni speculatore finanziario. Il primo fondo hedge della storia venne creato da Alfred Winslow Jones nel 1949 e consisteva in due "filiere" speculative distinte: Jones si metteva in posizione long (acquisto) per alcuni titoli che riteneva sottovalutati e, contemporaneamente, in posizione short (vendita) per altri sopravvalutati che, presi a prestito, venivano venduti giocando al ribasso. Il risultato era quello di un portafoglio di titoli reciprocamente coperti in cui gli short finanziavano le operazioni sui long. Il modello base è rimasto invariato nel tempo e, concretamente, garantisce lo speculatore da eventuali colpi di coda del segmento di mercato che intende aggredire ma non è esente da rischi: un fondo si basa essenzialmente sull'accessibilità al credito garantita dagli strumenti finanziari necessari per finanziare le attività di trading. Maggiore è l'attività (e il campo d'azione) di un fondo e maggiori (e più ramificate) sono le garanzie creditizie di cui ha bisogno.

(*) Caso di Studio: Nel 1998 il Rublo russo subì un imponente attacco speculativo che fece una vittima illustre, la Long-Term Capital Management (LTCM). Questo fondo hedge analizzava le curve dei tassi d'interesse per determinare le variazioni su cui posizionarsi con titoli obbligazionari e derivati. L'attacco al Rublo mise in crisi gli strumenti finanziari utilizzati dalla LCTM, fortemente impegnata - tra l'altro - proprio sul Mercato russo. Un hedge fund era stato appena attaccato e spazzato via (LTCM perse quasi il 43% del suo valore reale) da un'altra cordata speculativa a causa della sua leva finanziaria impazzita. La coda della Crisi finanziaria russa fu il viatico per l'elezione a Primo Ministro di Vladimir Putin. Nei primi sette mesi del 1999, il Presidente Boris Nikolaevic Eltsin scalzò il Primo Ministro russo Primakov girando la carica al ministro degli Interni Sergej Stepasin, per poi togliergli il mandato nemmeno tre mesi dopo a favore di Putin. Il 31 dicembre 1999, Eltsin rassegnò le dimissioni e Putin divenne il nuovo Presidente della Federazione Russa.

(*) Il Caso di Studio non vuole dimostrare nulla se non il fatto che una nazione che diventa scenario di una Guerra finanziaria tra/di hedge fund lo è per una debolezza implicita del suo sistema. Al termine della guerra, si contano le perdite (i cambiamenti politici/sociali) cosa che, a volte, significa dare spazio a quel nuovo che altrimenti non avrebbe avuto margini d'approccio al sistema.

Leva finanziaria: senza entrare nel dettaglio, è quello strumento che definisce la forza (ma anche il rischio) degli investimenti promossi da un fondo hedge. Si calcola rapportando la somma dell'investimento di terze parti (debito) e del capitale dell'attività (capitale di rischio) con lo stesso capitale. Esemplificando: la leva di un investitore che ha un capitale proprio di 1.000 euro investito in titoli è pari a 1, ossia esente da rischio in quanto non deve rendere conto a nessuno - se non a sé stesso - del capitale impegnato. La LTCM nel 1998 aveva capitale proprio per poco meno di 2 miliardi di dollari e mezzo, d'altra parte il fondo aveva ottenuto prestiti (tra derivati e obbligazioni) per un complessivo di oltre 120 miliardi di dollari. La Leva finanziaria della LTCM si avvicinava ai 50 punti. Il fondo era, in proiezione, a rischio d'implosione perché il suo indice di redditività (ROE) era fortemente condizionato dall'invasività della leva. Era come se LTCM garantisse 50.000 euro per ogni 1.000 euro investiti: l'assunzione di un onere importante altamente suscettibile alle oscillazioni di mercato.

ROE, acronimo per Return of equity, è l'indice di redditività di un capitale aziendale. Si calcola rapportando il reddito netto di un'attività (definito in un arco temporale ben preciso) con il suo stato patrimoniale (un'istantanea "scattata" in un preciso momento). Per calcolare il ROE di un'attività è necessario definire alcuni parametri: il Reddito operativo (il guadagno netto generato dal Capitale investito); l'Indice di indebitamento (oneri finanziari sul debito contratto); l'aliquota d'imposizione fiscale (le tasse da pagare). Quando un'attività emette Titoli obbligazionari o Derivati, per finanziarsi, garantisce dei Pagherò (valore dell'azione e degli interessi maturati) agli investitori. Va da sé che un'attività fortemente condizionata dai Pagherò avrà un ROE più elevato rispetto ad altre non "garantite" da Capitale di Terzi (effetto di una Leva finanziaria). Da cui: 1) un'attività fortemente condizionata da interessi di Terze Parti "racconta" di un business basato sulla disponibilità ciclica alle aperture di credito a fronte di una rete di Pagherò più o meno ramificata; 2) La ramificazione e la trasversalità dei Pagherò definisce la flessibilità di un fondo hedge; 3) La flessibilità garantisce l'investitore sulle "vie di fuga" (operatività, investimenti) del fondo in risposta a quelle oscillazioni di mercato capaci di attentare al ROE. Tutte e tre le condizioni devono sussistere contemporaneamente.

Titoli obbligazionari: sono emessi da enti ed aziende per finanziare i propri investimenti. Le Obbligazioni sono il caposaldo di un qualsiasi mercato finanziario e rappresentano il debito contratto dal richiedente nei confronti dell'erogante. Uno Stato che emette Obbligazioni chiede di fatto liquidità a una Terza Parte che a fronte dell'acquisto del Titolo ha la promessa di un Pagherò da parte dello Stato sugli interessi periodici maturati dal titolo emesso e sul rientro dell'intero capitale prestato alla scadenza dell'obbligazione. Il rischio di un'Obbligazione è direttamente proporzionale al rischio d'insolvenza dell'ente/azienda erogante.

Derivati: uno degli strumenti finanziari cari ai Fondi Hedge. Il Quantum Group of Funds - di cui George Soros è stato uno dei fondatori e che oggi è gestito ufficialmente dal CEO, Arun Savkur, già Senior Manager di IBM e partner dell'Evergreen Investments: Divisione specializzata in fondi d'investimento che Soros (con la sua "uscita" dal Quantum) ha recentemente trasformato in azienda di famiglia, chiudendo l'attività (e anche le pagine web correlate) agli investitori esterni ma non dismettendo l'attività, raccontano i rumor sul downgrade USA - faceva (fa) dei Derivati la sua principale "fattoria" finanziaria. La loro forza dipende dalle interazioni tra Mercati differenti. Più sono vaste e ramificate le interazioni, tanto più lo strumento ha ragione di esistere. La globalizzazione rende il Derivato uno strumento potente per arbitrati e coperture di debito ma anche uno strumento definito da un elevato margine di rischio. Ogni Derivato è infatti legato ad almeno un'attività sottostante (variabile) che ne definisce l'utilità. L'attività che definisce il Derivato d'altra parte potrebbe non rappresentare un prodotto/servizio ma essere soltanto un'altra "prospettiva variabile" correlata ad esso. E' il caso di Derivati legati a variabili quali valute, indici azionari, tassi d'interesse e, tutti, rappresentano la spina dorsale del Mercato dei Future.

Future: il prezzo di acquisto/vendita di un bene (merce/derivato) stimato ad una precisa data di scadenza. Si tratta di un accordo tra due Parti caratterizzato da un tempo medio di vita molto breve (anche meno di un giorno). L'accordo ("contratto") viene stipulato in Borse specializzate che ne definiscono le specifiche, regolamentandolo. Esistono differenti "famiglie" di Future e differenti tipologie di contratti. Una di queste è quella nota come Forex (Foreign Exchange), dedicata al Mercato delle Valute, contraddistinta da scambi intraday che si aprono e chiudono nella manciata di ore se non di minuti (Contratti Forward Spot/Outright). Un Future Forex è usualmente negoziato in Over The Counter (OTC), una borsa virtuale in cui gli istituti di credito garantiscono la liquidità (spesso via broker) a copertura delle transazioni. Lo Spot è l'impegno a scambiare valuta con accredito a due giorni (per un Outright si contabilizza a tre giorni dall'accordo). Semplificando, si consideri un rapporto di cambio all'apertura di 1,4283 con Forward a due ore sulla stima 1,4300. Un'operatore accetta lo Spot impegnandosi ad acquistare 1.000.000 di euro alla stima del rapporto. Alla scadenza il rapporto si attesta a 1,4291: l'operatore deve comprare comunque 1.000.000 di euro investendo 1.430.000 dollari. L'operazione gli costa 900 dollari ma è solo l'inizio. L'operatore chiude la sua posizione: un outright con cui s'impegna a comprare 1.430.000 dollari per 1.000.000 di euro. Alla scadenza il rapporto è 1,4331 e l'operatore chiude la sua posizione a +3.100 dollari con guadagno Spot/Outright di 2.200 dollari a tre giorni. Perché un operatore dovrebbe mettersi a "giocare" con un rapporto di cambio? Tutto si basa sulle stime, campo d'azione delle Agenzie di Rating, unici attori di mercato in grado di condizionare l'attenzione dei Mercati su segmenti "sensibili".

Agenzie di Rating: Società private il cui core business è molto simile agli Osservatori di Settore. Il settore di cui si occupano è artificiale: rapportano la forza di un'impresa in base alla salute dei suoi titoli obbligazionari e viceversa. L'attività di queste agenzie si traduce in studi, ricerche, analisi di settore, periodiche e approfondite il cui unico fine è quello di assegnare un rating agli investimenti promossi in Borsa. Più un rating è basso e più è a rischio il titolo correlato. Non c'è titolo/impresa non includibile nel campo d'azione di un'Agenzia di Rating, anche assegnando al termine Impresa il significato più ampio ad includere Stato. In area Rating c'è un assunto infondato. Quello per cui un Mercato è sano quanto più è manifesta la presenza di un buon numero di attività capaci di proporre offerte concorrenziali. Moody's, Fitch Ratings e Standard & Poor's. Terra di mezzo: J.P. Morgan (già nel CdA della Fitch). Non esistono altri attori all'orizzonte se non la Dagong, player cinese in coda alle Tre Grandi.

24 NOVEMBRE 2008
Mathias Müller von Blumencron (attuale Capo Redattore dello Spiegel), Gregor Peter Schmitz e Gabor Steingart dedicarono un'importante finestra allo speculatore più noto/famigerato al Mondo. Fu un'intervista ad ampio respiro in cui George Soros disse la sua riguardo alla crisi dei Mercati finanziari internazionali indotta dal crollo del segmento americano dei Mutui. Già allora, George Soros predisse l'estate calda del 2011 in particolare riguardo al mercato americano: "In tempi di recessione - spiegava Soros - è sempre auspicabile un deficit di bilancio. Una volta che l'economia comincia a riprendersi, però, è necessario risanare il bilancio, equilibrandolo. Nel 2010 scadranno i tagli fiscali voluti dall'Amministrazione Bush. Questi tagli non dovranno essere estesi. D'altra parte gli Stati Uniti hanno anche bisogno di entrate supplementari. Se il Governo non troverà il modo, saremo tutti puniti con tassi d'interesse più elevati". In altre parole, se entro la fine del 2010 non si proponeva una soluzione economica (e finanziaria) concreta alla crisi del 2008, la ridondanza della crisi avrebbe indotto una nuova crisi più invasiva e ramificata capace di attaccare il debito nazionale.

Una soluzione del genere sarebbe stata fattibile se fossero cambiati i rapporti tra le autorità demandate a regolamentare i Mercati finanziari e gli operatori di mercato. Utopia, sottolineava Soros: "Tra chi regola i mercati e chi ci opera è in corso un gioco infinito tra gatto e topo. [ .. ] I topi, gli operatori, hanno avuto la meglio grazie alla spinta in più data dai fondamentalisti del mercato. [ .. ] In realtà le regole di mercato dovrebbero essere ridotte al minimo ma, perché questo sia possibile, ci deve essere una collaborazione tra gli operatori di mercato e le autorità che lo regolamentano, come avvenne nei primi anni del dopoguerra. La Banca d'Inghilterra era un regolatore di grande successo perché collaborava con gli operatori. Questo spirito di cooperazione è stato rotto dai fondamentalisti del mercato. [ .. ] La parte più marcia del sistema finanziario negli Stati Uniti era rappresentata dagli enti sponsorizzati, Fannie Mae e Freddie Mac. Sono loro che hanno veramente dato il via a questa crisi. Lo Stato dovrebbe fissare le regole e farle rispettare e non farsi coinvolgere come un operatore di mercato".


Ponte: riguardo la percezione che hanno le persone sul ruolo avuto dagli speculatori nelle crisi, Soros liquidava la faccenda affermando che "i grandi eventi a cui ho partecipato si sarebbero verificati anche se non vi avessi preso parte. Per esempio, se io non fossi nato, la Sterlina inglese sarebbe comunque stata costretta a lasciare il meccanismo di cambio europeo nel 1992".

15 AGOSTO 2011
Lo Spiegel torna ad intervistare George Soros. Gregor Peter Schmitz e Thomas Schulz si trovano a dialogare con un uomo, per alcuni versi, completamente diverso. Stessa domanda sulla percecezione della gente riguardo il ruolo degli speculatori. La risposta: "Al momento, i più grandi speculatori sono le Banche centrali perché sono i più importanti buyer e venditori di valuta. Gli hedge fund sono sicuramente stati soppiantati dalle Banche centrali. I mercati si aspettano che le autorità producano un sistema finanziario realmente coeso ma, in sua assenza, se c'è qualche buco in quel sistema, gli speculatori vi si precipiteranno dentro". Sono diversi i fili che legano questa intervista con la precedente quasi a voler raccontare un'unica storia non ancora conclusa. Gatti e topi continuano il loro gioco infinito e poco o niente è cambiato dal 2008 al punto che certe predizioni sono diventate realtà: le difficoltà che avrebbero incontrato gli Stati Uniti se non avessero trovato il modo di garantirsi entrate supplementari, e - estendendo il concetto - le difficoltà conseguenti la mancanza di reattività dei governi nel momento in cui l'economia iniziava a riprendersi dall'onda d'urto. La crisi bancaria mondiale, che coinvolge sia la valuta che il debito europeo e - per altri versi - statunitense, è la naturale prosecuzione della crisi del 2008 perché, spiega Soros, gli squilibri che causarono la crisi del 2008 non sono stati eliminati e non c'è stata una risposta europea, coesa. Dopo il fallimento di Lehman Brothers, gli Stati dell'Unione Europea furono tutti concordi nell'affermare che non sarebbe più stato permesso il fallimento di altri istituti finanziari d'importanza strategica globale. La Germania impose con successo il suo punto di vista: "il sostegno sarebbe stato accordato da ogni membro dell'Unione Europea individualmente, e non dall'Unione stessa". In altri termini, secondo Soros, non c'è stato uno sforzo congiunto per garantire un'adeguata protezione della moneta unica.

"Il problema non è sapere se l'Europa ha bisogno di una moneta comune" - spiega George Soros allo Spiegel - "L'Euro esiste e se dovesse crollare si scatenerebbe l'inferno. La Germania può evitare il crollo e per farlo tutti i membri della zona Euro devono essere in grado di rifinanziare la maggior parte del proprio debito a condizioni ragionevoli. Quindi avete bisogno di questa sporca parola: eurobond. Il vero problema è ciò che comporterebbe avere gli eurobond, perché ogni paese europeo mantiene il controllo della propria politica fiscale e quindi si deve fare affidamento sulle capacità dei singoli Paesi nel far fronte ai suoi obblighi finanziari". Soluzione? "E' necessario stabilire regole fiscali in grado di garantire la solvibilità di ogni membro" - spiega Soros - "Questo dovrebbe rendere le obbligazioni euro accettabili per gli elettori tedeschi. L'Europa ha bisogno di un'autorità fiscale che non solo abbia legittimità finanziaria ma che la abbia anche politicamente. La difficoltà è trovare un accordo sulle regole. I tedeschi vorrebbero che il resto d'Europa seguisse il loro esempio ma ciò che funziona per la Germania non può funzionare per il resto d'Europa".

La vera forza di questa intervista però sta nell'analisi marginale di Soros su quegli estremismi che tacciano la Grecia di essere zavorra inutile e concausa del crollo. Certo, spiega Soros, l'Europa sopravviverebbe senza la Grecia e anche senza il Portogallo, anzi ne uscirebbe più forte e solida ma perché questo sia possibile "le autorità dovrebbero organizzare un'uscita pianificata per dare modo al sistema bancario europeo di sopravvivere". Il che significa che la Banca Centrale Europea (BCE) deve prima essere risarcita delle perdite e, contemporaneamente, i correntisti delle banche greche devono essere tutelati perché in caso contrario i correntisti di altri Paesi non si sentirebbero al sicuro con tutte le conseguenze del caso.

DEBOLEZZA SISTEMICA GLOBALIZZATA
Dalle due interviste emerge un tema di fondo che racconta di come la debolezza di un sistema possa diventare obiettivo di un attacco speculativo. Trovata una debolezza sistemica, lo speculatore sfrutta le mancanze dell'autorità per aggredire la falla manifesta senza alcun bisogno d'infrangere leggi e regole di mercato. L'aggressione peggiora la debolezza e di conseguenza rafforza la sensazione di collasso dell'intero sistema colpito.

Da Il Crollo dei regimi di cambio fisso. Corso di Economia Monetaria Internazionale di Alessandro Gambini. Università Politecnica delle Marche, Dipartimento di Economia

Gli attacchi speculativi non sono certo una novità (la Bank of England è stata attaccata dagli Speculatori nel 1931, 1949 e 1967), ma sono divenuti sempre più imponenti e difficili da contrastare con lo sviluppo e l'integrazione dei mercati finanziari a partire dagli anni '70 e soprattutto nell'ultimo decennio del secolo scorso; la frequenza degli episodi di crisi valutaria con conseguente crollo dei regimi di cambio fisso in vigore ne è una conferma: Messico e Argentina negli anni '70 e '80, il Sistema Monetario Europeo (SME) nel 1992 e 1993. Messico nel 1994, le Tigri del sudest asiatico nel 1997, Russia (1998), Brasile (1998-1999), Turchia (2001). Tale elenco si riferisce solo agli episodi in cui l'attacco speculativo si è concluso con l'effettiva svalutazione del tasso di cambio nominale, ma sarebbe molto più lungo se considerassimo una definizione di crisi valutaria (o della bilancia dei pagamenti) più ampia includendo anche i numerosissimi episodi in cui le autorità nazionali riescono a difendere la propria valuta sotto pressione degli speculatori attraverso la vendita di ingenti quantità di riserve ufficiali o un forte aumento dei tassi di interesse.

Le Agenzie di Rating sono un chiaro esempio di come possano nascere, essere sfruttate e quindi abbandonate a sé stesse (non sempre) certe bolle speculative. I Credit Default Swap (CDS) - anch'essi menzionati nell'intervista dello Spiegel a Soros, quella del 2011 - sono bolle d'importanza strategica per la speculazione moderna. La speculazione è, allo stato dell'arte, un insieme di sistemi concertati per lavorare sulle debolezze di un sistema: l'assenza di una tesoreria europea in BCE, come sottolineato da Soros, sovraccarica l'operatività della Banca Centrale - demandata a garantire liquidità e solvibilità delle nazioni in area Unione Europea - indebolendone l'efficacia e inficiandone la reattività necessaria a fare muro contro gli attacchi alla moneta unica.

La globalizzazione però insegna che non esiste sistema monetario al mondo immune dall'effetto farfalla conseguente il crollo di un altro sistema. Questo è il motivo per cui il governo di Pechino ha tutto l'interesse a mantenere forte l'Euro e nel farlo è disposto, per esempio, a comprare parte del debito italiano e non. Soros: "La Cina, ovviamente, è stato il grande vincitore della globalizzazione, e se crolla la globalizzazione, i cinesi saranno anche tra i perdenti. Così hanno un forte interesse a preservare l'attuale sistema globale", il che significa mantenere costanti per quanto possibile - e malgrado minacce di recessione - certi rapporti di Potere perché l'Euro è a tutti gli effetti un'importante alternativa strategica al Dollaro soprattutto in area WTO. Una debolezza sistemica come quella del Palazzo Euro favorisce una concatenazione di rapporti causa/effetto fortemente ramificati a livello globale: scenari elettivi per proiezioni speculative mirate. Alcune di queste proiezioni diventano attacchi reali, altre restano nel limbo delle minacce plausibili e tutte lavorano sulla sensazione generalizzata di collasso sistemico.

I CONTROSENSI INDUTTIVI DI SOROS
"L'indebitamento degli Stati Uniti non è poi così alto, ma se una doppia recessione era in dubbio un paio di settimane fa, è meno in dubbio ora, perché i mercati finanziari hanno un modo molto sicuro di predire il futuro. Lo causano". L'incipit in apertura. I mercati finanziari europei sono attualmente controllati dalle Banche centrali coese in BCE.


"Un paese come l'italia partecipa in ragione del capitale in BCE non in ragione dell'effettiva entità delle posizioni passive. L'italia partecipa con responsabilità e visione in misura della quota al capitale BCE".

Dunque, per conseguenza logica, secondo Soros le Banche sono la causa scatenante del problema? D'altra parte, altro controsenso, se uno speculatore è in grado d'individuare una debolezza sistemica per poi attaccare allora - conseguenza logica vuole - significa che il sistema bancario crea un problema per manifestare le sue debolezze attaccabili? Dando per scontato che una Banca non è predisposta al suicidio strategico ciò significa che - sempre stando ai controsensi di Soros - il sistema intende sfruttare sé stesso per perseguire un obiettivo strategico che vale ogni singola perdita maturata durante il percorso di avvicinamento? Ancora, qual è l'argomento che va per la maggiore negli ultimi giorni? Eurobond. Obbligazioni del sistema euro. Il debito nazionale che diventa "debito pubblico" europeo.

Dunque, viene da chiedersi, se le Banche Centrali scelgono il tema e il tema è eurobond perché l'eurobond non è accettabile per la Germania? E chi dice che non è accettabile? Non lo è secondo la linea guida della Cancelliera Angela Merkel ben chiarita da Soros ma, assunto che l'individualità non paga e che la Germania non ha nessuna intenzione di farsi garante per tutti i Paesi dell'Unione che siano grandi realtà come l'Italia o Stati sacrificabili come la Grecia e il Portogallo, resta una sola alternativa: creare un sistema fiscale unificato che sarebbe ben accettato dai tedeschi - afferma Soros - e a maggior ragione dall'Italia e della Spagna che sono i primi promotori delle obbligazioni europee. Lo scenario che emerge dai controsensi che impattano così allegramente è sconcertante. L'esca.

Problema: Palazzo Euro ha una falla che imbarca acqua a causa dei debiti nazionali incontrollabili a regime europeo. Soluzione: un'obbligazione unica europea (eurobond) fattibile solo in presenza di un regime fiscale unificato. Conseguenze: il Debito come nuovo driver di Mercato.

EUROBOND
"La prendo un po' alla larga. La prendo dal giro largo della storia europea. E questa non è una tecnica per non farmi colpire, all'opposto è una tecnica per farmi capire in un luogo di riflessione come questo" - l'esordio di Giulio Tremonti, ministro dell'Economia e delle Finanze Italiane al Meeting di Rimini - "In ordine logico, non cronologico, girerò per tre luoghi della storia europea. Waterloo, il luogo della battaglia fatale per napoleone. Westfalia, il luogo della cuius regio, eius religio. Versailles, il luogo delle sanzioni economiche alla Germania. Waterloo. Una domanda. E' stata una vittoria o una sconfitta? Certamente è stata una vittoria per l'Inghilterra. E' stata una vittoria per l'Atlantico... è stata una sconfitta, la prima sconfitta della prima Globalizzazione, per l'Europa".

Una sconfitta indotta da Parti colluse avverse a quella prima idea d'unione. Dal Giacobinismo all'Illuminismo, fino all'Umanesimo, non c'era movimento - idea e ideale - che non avesse piantato in sé il germe di un'Europa unita. "Perfino Voltaire arriva a dire che l'Europa è, può essere, una grande repubblica. Nuovissima e ricchissima ma con un comune fondo di religione e cultura di principi, di valori, di diritti. Attualizziamo. L'idea dell'Europa come grande repubblica ha ancora un senso? E' ancora possibile? Io credo che nella seconda Globalizzazione, quella che stiamo vivendo e vedendo, è fondamentale... perché la globalizzazione fa salire di scala, riduce il ruolo degli stati nazione e ci si configura come confronto tra blocchi continentali. Tra masse continentali" ed è in questa forma che dovrebbe proporsi l'Europa. Come un'unica massa coesa. "Che possibilità abbiamo come Europa di presentarci nella scena del mondo come un'unico blocco, come un'unica massa?" - chiede Tremonti.


"L'idea forte che si deve e si può sostenere è quella degli eurobond. Oggi sento dire che è un'idea che non può andare perché è un'idea che conviene a Italia e Spagna ma all'opposto non conviene alla Germania. Commento non appropriato. Dal dopo guerra fino a pochi anni fa lo sviluppo della nostra economia" - economia europea -"era basato sull'automobile, il driver delle nostre economie. Voleva dire metallo, vetro, gomma, plastica, cemento per le autostrade. Uno stile di vita. Noi dobbiamo trovare un nuovo modello, un nuovo driver di sviluppo che non è nelle forme strumentali della nuova economia, che pure sono fondamentali, è in un nuovo tipo di bene d'investimento comune. L'unico modo d'investire sul nostro futuro è quello degli eurobond".

Per quanto questo intervento abbia generato polemiche, prese di posizioni, richiami alla noia e al pessimismo, è alla prova dei fatti l'unica via di fuga concreta a disposizione del Sistema Europa. Non ne esistono altre. Il discorso di Tremonti è stato il discorso più pratico e costruttivo dell'ultimo lustro. L'unica strada praticabile sono gli eurobond: affermano i Controsensi di Soros.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.161) 7 settembre 2011 11:00
    Damiano Mazzotti

    Molto interessante... Gli Eurobond possono essere una soluzione, ma sei dai 100 euro a un bambino che succede? Se dai la possibilità degli Eurobond a un governo cretino che succede? Meglio far fallire i peasi una volta per tutte, prima si interviene e meno male sentiremo tutti... Almeno se fallisci il coraggio di dare un calcio nel culo i politici e i banchieri corrotti lo trovi e dopo si può ripartire con gente seria e capace... E quasi tutti i vecchi diventano più o meno mafiosi con l’età... per cui dovrebbe essere vietato di dirigere e di governare a tutti i cittadini con più di 65 anni di età...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.161) 7 settembre 2011 11:11
    Damiano Mazzotti

    Mi spiego meglio: si creano dei rapporti molto privilegiati e siccome hanno i loro soldi e affari investiti in titoli e aziende vecchie e siccome hanno un cervello che capisce solo le cose vecchie, cercano di bloccare le nuove scoperte e le nuove aziende, insieme ai loro amici industriali, burocrati, politici, banchieri, universitari, ecc. In linea generali le cose nuove fanno perdere troppi soldi hai vecchi, per questo motivo l’Italia è un paese bloccato: in Italia la religione burocrativa romana insegna a rispettare i vecchi in modo prioritario in ogni caso (anche se dicono stronzate o ti sfruttano tramite stage e contratti precari).

    E il bello è che Gesù la pensava in modo molto diverso (parlava di sepolcri imbiancati).

    Anche per questo motivo stiamo vivendo questa crisi planetaria: l’età media di sopravvivenza è aumentata molto e così i vecchi avari paramafiosi stanno mettendo a rischio la vita del pianeta e di miliardi di persone... Se si andrà avanti così la terza guerra mondiale distruggerà metà Africa e metà Asia stavolta...Gli europei hanno capito che le guerre è meglio farle lontano da casa...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.161) 7 settembre 2011 11:19
    Damiano Mazzotti

    Piccolo esempio pratico: perchè in Italia e all’estero non si è ancora investito nelle reazioni piezonucleari?

    Si tratta di energia nucleare pulita, non radioattiva e molto economica: www.neo-energy.it, http://nuovonucleare.splinder.com.

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