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Genitori, separazioni e figli: dal diritto di visita al valore della relazione

In un momento storico dove i mezzi di comunicazione si soffermano quotidianamente sulle storie di minori allontanati, di madri disperate e padri trasparenti, talvolta strumentalizzando il dolore e la disperazione, la Cooperativa Progetto 92 di Trento da anni a servizio delle famiglie e dei minori, propone una riflessione con professionisti del settore, per incrementare l’integrazione e la funzionalità dei servizi al fine di ridefinire percorsi possibili ed efficaci a sostegno della genitorialità, anche nelle situazioni più complesse. Introduce il seminario il presidente della Cooperativa Progetto 92, Paolo Mezzena con una riflessione sul periodo storico, crisi e genitorialità e sul confronto del Servizio Spazio Neutro e di Educativa Domiciliare

L’idea del seminario è quella di mettere a confronto le varie figure professionali che lavorano nei settori educativi per cercare di trovare nuove strade e nuove risposte per sostenere le famiglie. La cooperativa ha in gestione alcuni Spazi Neutri dal 2006, è un servizio per l’esercizio dei diritto di visita e di relazione, secondo i principi enunciati nell’articolo 9 della “Convenzione dell’ infanzia di New York del 1989”, questi luoghi permettono l’incontro di genitori e minori che hanno bisogno di essere tutelati dal Tribunale dei Minorenni e dai Servizi Sociali Territoriali. Katia Marai, responsabile dell’Equipe Spazio Neutro della Cooperativa, sostiene: “È un luogo terzo, non è dei genitori, né del bambino, è lontano dalla quotidianità, è uno spazio artificiale, costruito, è uno spazio fisico e di relazione. La sfida è di far si che diventi una possibilità di costruzione di un percorso che parte da un decreto del Tribunale dei Minori o del Tribunale Ordinario…”.

Lo Spazio Neutro è strutturato principalmente per la visita dei genitori o con alcuni altri famigliari, i tempi e le modalità sono concordate con il Servizio Sociale Territoriale, ogni cambiamento deve essere preventivamente concordato. Una delle finalità è di sostenere i genitori in un percorso che permetta una conclusione positiva, una crescita della relazione e una riorganizzazione della vita famigliare mettendo da parte sentimenti negativi, di rabbia o persecutori. Al centro deve esserci il bisogno/diritto del bambino di veder salvaguardata il più possibile la relazione con entrambi i genitori ed i parenti, riconoscendo e tutelando i legami che ne derivano.

All’interno del momento di visita è presente un educatore, che rimane come punto di riferimento nel tempo, che compie un’osservazione partecipata, giocando con il bambino e con i genitori, registrando il processo di relazione, dando anche dei limiti, mediando e facilitando il rapporto genitore-bambino. Una parte fondamentale perché il percorso di Spazio Neutro possa essere positivo sono i colloqui con i genitori in momenti diversi dall’incontro con il bambino. Il minore è sempre protagonista, solo l’alleanza con la famiglia può permettere un cambiamento positivo, il colloquio è centrato sulla progettazione di azioni concrete e mirate assieme ai genitori, per trovare le soluzioni più adatte alle singole famiglie.

Durante i colloqui si sostengono i genitori anche nella preparazione dell’incontro con i Servizi Sociali, preparare il momento con l’educatore facilita l’affrontare le criticità e di superarle. Il poter fare dei passi avanti consente ai genitori e al bambino un’evoluzione del percorso: si possono prevedere delle uscite, avere brevi spazi di autonomia, degli incontri a casa dei genitori che sono dei momenti ponte verso il riavvicinamento e la chiusura dell’intervento.

La chiusura dell’intervento può arrivare al raggiungimento degli obiettivi possibili e con l’accompagnamento graduale verso l’ambiente di vita del genitore, oppure può esserci un affiancamento al nucleo in un contesto meno strutturato e più quotidiano, il Servizio di Educativa Domiciliare.

L’intervento di educativa domiciliare è sancito dall’ art. 1 della Legge 149/2001, sostiene e favorisce il diritto del minore di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia. Gli obiettivi principali sono promuovere il cambiamento significativo e possibile per quel nucleo famigliare, sviluppare le risorse delle persone, aiutare i genitori a riprendersi spazi di libertà e responsabilità, infine facilitare i rapporti con i servizi del territorio.

Interviene Viviana Marelli, Presidente della Cooperativa Sociale lombarda La Grande Casa che si occupa si servizi alla persona: “Il lavoro di cura familiare richiede di condividere il potere della famiglia di origine, si tenta di ridare valori ai processi di mediazione, senza ricorrere per forza al Tribunale dei Minori, cercando di percorrere la strada della consensualità, attraverso chiarezza e trasparenza nella relazione per tutelare il diritto dei minori di essere ascoltati… il lavoro educativo all’interno dei nuclei famigliari è uno sguardo terzo, non giudicante, di accompagnamento, uno sguardo pedagogico che sostiene e rinforza la resilienza, per rinforzare i minori in un percorso di autonomia e di capacità di vivere il contesto dove vivono.”

Bernardetta Santaniello, presidente del Tribunale dei Minori di Trento sottolinea come i servizi di Spazio Neutro e di Educativa Domiciliare sono una risorsa molto importante per le prescrizioni del Tribunale dei Minori, sono fondamentali per comprendere la reale situazione del nucleo familiare: “L’allontanamento è un intervento dirompente di partenza per poi attivare altre risorse o è l’ultima spiaggia? Ogni situazione è a sé, non è possibile dare una risposta certa… la scelta di una prescrizione di un servizio presuppone a monte una diagnosi di fattibilità, per capire se le famiglie possiedono gli strumenti base per lavorare sul cambiamento”. Ad esempio il Servizio di Educativa Domiciliare non può essere attivato come strumento di controllo o vigilanza, ma come strumento per migliorare la situazione famigliare del minore.

Conclude la prima parte del seminario Virginia Manfroni, giudice presso il Tribunale Ordinario di Trento, con una domanda fondamentale: “Diritto di visita, chi è il titolare del diritto? La risposta è che deve essere il minore, anche se il genitore non convivente va tutelato, ma sempre in funzione del benessere e della crescita positiva del minore“.

L’iter della separazione e del divorzio è un lasso temporale di cambiamento molto lungo, i minori crescono e le relazioni si modificano, così come tutto il contesto famigliare allargato. Il bambino ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con i genitori e con i famigliari che ne compongono l’assetto emotivo. Il magistrato sottolinea l’importanza dell’ascolto del minore, per capirne il punto di vista, la legge prevede l’ascolto dei bambini maggiori di dodici anni o se minori, dotati di capacità di discernimento.

Francesca Carlin, Chiara Degasperi e Flavia Chilovi, assistenti sociali dei Servizi Territoriali chiudono il seminario con alcune riflessioni, sottolineando punti di forza e criticità, rispetto ai servizi rivolti alle famiglie in difficoltà e alla tutela dei minori. Il concetto che è stato sottolineato più volte in questa mattinata di confronto è stato l’ascolto dei minori, dare voce ai bambini che spesso sono oggetto di contesa tra genitori, non solo in situazioni di disagio sociale ma anche in famiglie “insospettabili”.

Spesso, quando finisce una relazione affettiva, gli adulti non riescono a discernere la rabbia e il dolore dalla responsabilità di crescita dei propri figli, i sentimenti di rivalsa sull’altro annebbiano il buon senso. I genitori si possono trovare nel conflitto di amare infinitamente un bambino generato con una persona con la quale spesso si arriva all’odio… questi sentimenti di difficile convivenza devono essere messi da parte per il benessere del minore. L’odio, la rabbia e il risentimento accecano ogni spinta positiva, ascoltiamo i nostri figli, ascoltiamoli veramente… con il cuore e con l’anima per cogliere i loro desideri e il loro dolore. 

Marialucia Armanini

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