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Gaza: perché nessuno presta attenzione al dissenso interno?


Mentre in Italia e in mezzo mondo i fondamentalisti islamici, accompagnati da alcuni estremisti politici locali, manifestano contro Israele, bruciando bandiere, accostando la stella ebraica alla svastica e, in alcuni casi, urlando agli ebrei di “tornare nei forni” (crematori), i palestinesi e molti altri arabi tacciono o addirittura maledicono Hamas.

Non c’è bisogno di scomodare i rivali di Fatah che potrebbero essere accusati di beneficiare in qualche modo del “lavoro sporco altrui”, e a parte le poche donne coraggiosissime che a rischio della propria vita, combattono tutti i giorni il fondamentalismo, come Souad Sbai o Wafa Sultan e che anche questa volta hanno espresso la loro netta disapprovazione per Hamas, è la popolazione palestinese stessa a dimostrare indifferenza per la reazione israeliana o addirittura a dimostrare tutto il proprio rancore per l’organizzazione fondamentalista.


L’Haaretz, quotidiano israeliano che molto spesso lancia durissime critiche al suo governo e non manca di difendere i palestinesi, racconta di una Ramallah (nella foto), in cui sarebbe dovuta avvenire una manifestazione a favore della Striscia di Gaza, ma che è stata cancellata per mancanza di partecipanti. Secondo un funzionario dell’Autorità Palestinese intervistato dal giornale, non solo questo tipo di manifestazioni non vengono ostacolate, ma il ministro dello sport e della gioventù ha organizzato diversi stands in tutta la Cisgiordania, per convogliare la rabbia della popolazione e indurla a protestare contro Israele. Invece Ramallah è tranquilla, Haaretz riporta che “decine di uomini siedono nei caffé, giocando a carte” e nemmeno “i drammatici servizi da Gaza li smuovono. La televisione è accesa su Al Jazeera e ogni tanto qualcuno le dà uno sguardo, maledendo la situazione, per ritornare subito dopo a quello che stava facendo”. E ancora: “i caffè e i ristoranti sono pieni, Gaza non è mai stata così lontana, mentre Tel Aviv sembra più vicina che mai. “I residenti della West Bank hanno perso molto nell’ultima intifada, senza ottenere nessun risultato e ora sono molto spaventati da eventuali ulteriori perdite ancora più grandi, anche alla luce della crisi di fiducia tra la piazza e la sua leadership” commenta il funzionario, senza accusare direttamente il Fatah. “L’Autorità palestinese non impedisce alla gente di manifestare, sta soltanto attenta che non si arrivi ad un punto di frizione e che non si sventolino bandiere diverse da quella palestinese.

Quel che è più interessante, tuttavia, è un articolo del New York Times che tra le varie testimonianze dalla Striscia, cita una donna che al ritrovamento tra le macerie di metà del corpo di sua figlia diciassettenne ha gridato: “Possa Dio sterminare Hamas”. Il quotidiano statunitense (che nel 2000 all’inizio della cosiddetta seconda intifada, falsificò una fotografia di Tuvia Grossman, un ebreo americano che studiava a Gerusalemme e che fu picchiato dai palestinesi, descrivendolo invece come un palestinese picchiato e minacciato da un cattivo soldato israeliano), tende immediatamente a precisare che questa mamma non è una voce rappresentativa della Palestina, ma si guarda bene dal dire che chi si esprime contro i terroristi di Hamas rischia di essere immediatamente fucilato (sono stati ammazzati, con l’accusa di collaborazionismo, diversi palestinesi soltanto perché nei loro cellulari sono stati trovati numeri col prefisso israeliano) e soprattutto quanti palestinesi sono stati intervistati nel complesso e a quanti è stato chiesto il loro parere su Hamas, prima di giungere a questa conclusione.

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