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Gas, dopo Kiev anche Ankara ricatta l’Unione Europea

Il ministro tedesco per l’economia Michael Glos duramente accusa il governo di Ankara di ricattare Bruxelles: “ vuole un rapido ingresso nell’Unione europea in cambio del sostegno al gasdotto Nabucco” dice.  

Avendo necessità di riservarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico, durante la crisi russo-ucraina, che già due anni fa aveva lasciato il suo territorio a secco, l’Unione europea aveva deciso la costruzione nel quadrante sud- orientale del vecchio continente del gasdotto Nabucco che avrebbe condotto il gas naturale dai punti d’estrazione in Azerbaijan sino alle porte di Vienna, transitando attraverso la Turchia ed i Balcani, scavalcando così l’Ucraina che, solitamente, conduce le sue battaglie filo-occidentali ed anti-russe chiudendo i rubinetti delle condutture energetiche che l’attraversano e che uniscono la super-potenza slava d’Oriente all’Unione stessa.

“Garantendoci il controllo anche militare dei gasdotti, la Turchia è da svariati decenni un paese della Nato, dovremmo preservarci da brutte sorprese, legate ai capricci di Kiev” pensarono due anni fa i governanti dell’Unione Europea. Kiev infatti, ed i fatti delle ultime due settimane lo hanno ampiamente dimostrato, ogni qual volta desidera fare pressioni sui paesi dell’Europa occidentale per vari motivi, una volta per entrare a far parte della Nato, un’altra per entrare nell’Ue medesima, chiude i rubinetti che favoriscono l’afflusso del gas russo verso occidente e lascia mezz’Unione europea al freddo ed al gelo.



Il progetto legato alla costruzione del gasdotto Nabucco era stato pensato proprio per non ipotecare ai capricci ucraini il futuro sviluppo dell’Europa unita. I suoi tubi infatti avrebbero abbandonato i territori asiatici al confine turco e dopo aver attraversato la penisola anatolica ed i fondali del Mar Nero sarebbero riemersi in Bulgaria e poi, attraverso la valle del Danubio, sarebbero giunti a Vienna. Ieri invece il fulmine a ciel sereno: imparata la lezione dai satrapi ucraini anche il primo ministro turco Tayyip Erdogan, in visita alla Commissione Europea a Bruxelles, la Turchia è uno dei paesi candidati all’adesione, ha chiesto di accelerare la chiusura dei capitoli tematici che riguardano il suo paese necessari all’adesione all’Unione europea. In caso così non fosse, la Turchia si ritirerebbe dal consorzio che dovrebbe costruire il gasdotto Nabucco.

Ancora una volta, come nel caso delle diatribe che contrappongono la Russia, l’Ucraina e l’Unione europea, a rimetterci sarebbero le nazioni della parte sud- orientale dell’Unione europea come Bulgaria, Romania, Ungheria, Austria e Grecia. Udite le parole del premier turco immediata è stata la reazione del Ministro tedesco per l’economia Michael Glos che ha accusato Ankara di volere in questo modo ricattare Bruxelles e costringerla a procedere rapidamente all’accoglienza del grande paese islamico nella famiglia europea. Come è noto infatti la Germania da sempre è ostile ad un ingresso della Turchia nell’Unione europea e probabilmente cercherà nel prossimo futuro di osteggiare in ogni modo questa eventualità, specialmente ora che Ankara vede un partito islamico al potere che nella recente guerra di Gaza ha preso le difese dei palestinesi, anche di quelli più fondamentalisti. E’ meglio forse che l’Unione europea inizi sin da oggi a cercare fonti autonome di approvvigionamento energetico al fine di non mostrare il fianco a ricatti, spesso inaccettabili, di ogni sorta, giungano essi da Kiev o da Ankara.  

 

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