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Gaetano, disabile e la sua laurea che non farà mai notizia

Se il giornalismo è testimonianza dei fatti, non può non occuparsi della laurea in Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, conseguita con voti 107/110 da Gaetano, disabile.

Invero Gaetano aveva già un diploma di laurea universitario in statistica; e frequenta anche un corso di formazione regionale come assistente amministrativo, pur avendone già frequentato con esito positivo un altro come programmatore data base. Perché l’istruzione e la formazione sono gli unici campi che può frequentare.
 
Per il lavoro, invece, non se ne parla. Certamente il lavoro è oggi un problema per tutti. Ma chi disabile non è, può porvi rimedio in tanti modi. Ad esempio può prendere un treno per andare altrove; oppure consumare le suole delle scarpe facendo avanti ed indietro nella ricerca di una qualsiasi occupazione, ivi compresa quella di scarico di derrate ai mercati generali; oppure ancora frequentare un pubblico ritrovo e far passare il tempo in compagnia di qualche conoscente. Tutte cose che un disabile non può fare.
 
Per un disabile, passata l’età dell’apprendimento, si aprono le porte del getto familiare; al più lo schermo televisivo e qualche associazione parrocchiale.
Di diritto al lavoro neanche a parlarne.

Forse occorre lottare strenuamente, come hanno fatto gli afro-americani per generazioni sino a vedere uno di loro alla Casa Bianca; ma il paragone regge sino ad un certo punto, perché gli afro-americani hanno avuto sempre al loro fianco la parte migliore della classe politica statunitense e la Suprema Corte, le quali, mattone dopo mattone, hanno smantellato il muro dello schiavismo e del razzismo. Se compariamo quella magistratura con la nostra, sembrano provenire da due pianeti diversi. Il disabile esercita il suo diritto di ricorrere al TAR per concorsi pubblici senza la riserva di posti, e la relativa causa dura anni ed anni (a cosa servirà una sentenza quando la vita del disabile è già in buona parte trascorsa nel ghetto di casa?); il disabile chiede un accesso agli atti di un pubblico concorso, non gli viene accordato, denunzia l’abuso alla Procura e la sua denunzia viene archiviata, tamquam non esset.
 
Insomma, l’unica speranza per il disabile non è che la classe politica e la magistratura portino il Paese a comportamenti eticamente corretti, quanto piuttosto che siano i disabili stessi a portare il Paese a comportamenti eticamente corretti, facendo uso della sola cosa a loro disposizione, ossia della possibilità di testimonianza pacifica e gandiana.
 
Per questo il giornalismo non può non occuparsi della laurea di Gaetano, disabile.

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