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Francia, la Chiesa critica il ministro Duflot per la proposta “case sfitte ai clochard”

Desta polemiche in Francia la proposta del ministro per le politiche abitative Cécile Duflot di utilizzare edifici vuoti di enti pubblici e privati per ospitare i senzatetto in vista del rigido inverno. Perché ha tirato in ballo anche la Chiesa cattolica. In un’intervista di qualche giorno fa al quotidiano Le Parisien, il ministro ha fatto notare che la crisi ha costretto sempre più persone a vivere da clochard. E per far fronte all’emergenza sociale ha auspicato un “vero choc di solidarietà”, citando l’appello del 1954 dell’Abbé Pierre.

Parlando del piano ministeriale per soccorrere i senzatetto, ha detto che occorrerà mettere a disposizione edifici di enti pubblici (come caserme o uffici) e che potrebbe servire anche la requisizione di case sfitte possedute da grandi imprese, banche ed enti morali, come la Chiesa cattolica. Interpellata sulla Chiesa, ha risposto: “Sembra che l’arcivescovo di Parigi possieda degli edifici quasi vuoti, gli scriverò per vedere con loro come utilizzare questi locali”. “Spero che non ci sia bisogno di alcuna prova di forza”, ha aggiunto, “non capirei il perché se la Chiesa non condividesse i nostri obiettivi di solidarietà”.

Non l’avesse mai fatto. Piccata la risposta dall’arcidiocesi capeggiata dal cardinale André Vingt-Trois. Che accusa il ministro di “fare come se la Chiesa non facesse niente”, ricordando l’impegno del Secours Catholique e di altre associazioni religiose e snocciolando cifre e iniziative, come riporta anche Il Fatto Quotidiano. Secondo un responsabile della Conférence des religieux et religieuses de France (CEF), le dichiarazioni del ministro sarebbero addirittura un nuovo attacco: “Un’altra pietra del governo nel giardino della Chiesa”, proprio come i matrimoni tra omosessuali. La reazione delle gerarchie ecclesiastiche è indicativa: da un lato si rimarca la solidarietà ben irregimentata e a marchio cattolico (frutto anche della buona volontà degli attivisti), ma dall’altro ci mette sulla difensiva quando vengono affrontate tematiche come l’ingente patrimonio immobiliare e l’uso imprenditoriale che se ne fa. Infatti la Chiesa possiede moltissimi edifici e ha inevitabilmente molte case sfitte. E non si segnala solo per l’utilizzo caritatevole, tanto che non sono rari i casi di persone povere sfrattate e conseguente mobilitazioni e proteste di realtà come Action in Italia. Secondo le stime, a Roma la Chiesa possiede un quarto del patrimonio immobiliare, circa il 20% a livello nazionale.

In realtà, come spiega Le Monde dipanando la polemica, la fornitura di alloggi d’emergenza serve per dare un tetto momentaneo, e solo attraverso severi criteri. Di certo non si procede con espropri indiscriminati e men che mai verso la Chiesa in particolare, come invece paventato dal ciellino Tempi e dai clericali nei loro incubi vandeani. A destare di nuovo l’interesse sulle case delle Chiesa in Francia era stata qualche settimana fa un’inchiesta su Parigi della rivista satirica Le Canard enchaîné. Secondo un’altra ricerca del giornale La Croix del novembre 2011, la Chiesa possiede 3000 chiese (sue perché costruite dopo il 1905) e circa 40-50mila immobili usati per alloggi di religiosi, riunioni, corsi, seminari e simili.

Siamo dell’avviso che la Chiesa cattolica dovrebbe quindi essere trattata come ogni altra ricca realtà, a prescindere dalla questione se sia giusto o meno requisire appartamenti. Anche solo parlarne e azzardare un’ipotesi di proposta non è scandaloso e nulla toglie alla solidarietà manifestata dai cattolici. In Francia è quantomeno possibile proporlo, perché i politici non hanno la sudditanza psicologica verso la Chiesa che caratterizza invece quelli italiani.

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