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Francia, crociata contro l’elusione fiscale

29 dicembre il Consiglio costituzionale francese ha emesso il proprio giudizio sul progetto di legge finanziaria per il 2014. E’ arrivato il via libera alla mega-Irpef del 75%, riveduta e corretta, ma sono anche state respinte alcune misure antielusione piuttosto psichedeliche che i deputati avevano previsto.

Sulla mega-Irpef, i fatti sono noti: il Consiglio costituzionale l’aveva cassata lo scorso anno, con la motivazione che avrebbe colpito solo i redditi individuali e non quelli familiari, come invece accade nel sistema fiscale francese. Curiosamente il governo francese, anziché applicare la super aliquota, opportunamente ridotta, al reddito del nucleo familiare, si è inventato un accrocchio barocco, in cui è il datore di lavoro che deve pagare un’imposta del 50% sulla quota di salari eccedenti il milione di euro. Sommando a questa aliquota altre voci di tassazione, il totale arriva al 75%. L’imposta ha un tetto al 5% del fatturato d’impresa, e si applica per il 2013 e 2014.

Inutile ricordare le molte disfunzionalità di un simile tributo, che produrrà solo alcune centinaia di milioni di gettito (forse), e peraltro non è neppure chiaro chi andrà effettivamente ad incidere, tra datore di lavoro e lavoratore. Ma tant’è, i francesi amano le iniziative solenni e ad alto tasso simbolico, e tendono a fregarsene dell’effettivo contributo alle entrate. Non importa che il gatto prenda il topo, ma che sia del colore che vogliamo noi.

Ma il Consiglio costituzionale ha cassato alcune misure antielusione piuttosto surreali approvate dal parlamento malgrado l’opposizione del ministero dell’Economia, e che avevano causato una levata di scudi da parte degli imprenditori. Tra esse (prendete nota e verificate i prossimi comportamenti imitativi da parte dei nostri “pistoleri“) figurava quella che obbligava i professionisti a dichiarare all’erario gli schemi di ottimizzazione fiscale studiati per i propri clienti. In difetto, veniva prevista un’ammenda del 5% sul fatturato derivante da tali schemi. Una proposta aberrata ed aberrante, ben oltre lo stato di polizia tributaria, oltre ad essere di assai arduo enforcement. Il Consiglio costituzionale ha definito la misura “contraria alla libertà d’impresa”, ma con queste premesse chi fa impresa in Francia ha ben poco da stare allegro.

Altra misura antielusiva cassata dai Saggi è quella relativa alla mancata osservanza degli obblighi documentari sui prezzi di trasferimento tra differenti unità di gruppo aziendale, localizzate in differenti paesi. La norma approvata dal parlamento prevedeva sanzioni sino allo 0,5% del fatturato d’impresa. I Saggi hanno ritenuto la penalità “priva di legami con le infrazioni accertate”, ed hanno cassato l’articolo della Finanziaria.

Altro punto cassato è quello relativo alla repressione dell’abuso del diritto, cioè operazioni imprenditoriali aventi l’obiettivo principale, quando non esclusivo, di ottenere risparmi d’imposta attraverso l’utilizzo distorto di istituti giuridici legittimi. Il testo approvato dal parlamento francese ampliava l’abuso del diritto a tutte le operazioni aventi come “motivo principale” lo sfuggire all’imposta, mentre la corrente definizione parla di “motivo esclusivo”. La sanzione prevista è una maggiorazione dell’80% dell’imposta dovuta. Anche qui, inutile richiamare l’attenzione sulla portata che una simile norma avrebbe avuto, se adottata.

Come si nota, il parlamento francese ha iniziato una vera e propria crociata contro le imprese, soprattutto quelle medie e grandi ed i gruppi internazionalizzati, vedendo elusione fiscale praticamente in ogni atto gestionale. Per non parlare della richiesta di visionare preventivamente l’attività dei consulenti fiscali, che è semplicemente raccapricciante.

Come si nota, certe condotte inquisitorie non appartengono solo al legislatore italiano, e tendono ad accentuarsi al crescere delle difficoltà fiscali di un paese, causate da insufficiente crescita o più propriamente recessione. Percorrere questa via non porta da nessuna parte, ed i francesi se ne renderanno presto conto. Norme fiscali cervellotiche causano un florilegio, in chiave di autodifesa, di quelle stesse pratiche elusive che miravano a reprimere, ed il gioco ricomincia. Ora attendiamo fiduciosi gli italici imitatori.

 

Foto: Moyan Brenn/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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