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Fotomontaggio di Saviano morto: Il Giornale copia La Stampa?

Fotomontaggio di Saviano morto: Il Giornale copia La Stampa?

 
 
 
 
 
 
 
 
Stamane leggo su La Stampa che Max ha avuto la “brillante” idea di ritrarre – e a sua insaputa – Saviano morto. Cercando approfondimenti sulla notizia vado in Rete e incappo nello stesso pezzo che avevo appena letto sul quotidiano torinese, ma su un altro giornale. Anzi, su Il Giornale.

 

Il pezzo a firma "redazione" sul sito de Il Giornale.

Questo l’incipit dell’articolo a firma Egle Santolini su La Stampa:

Un po’ Cristo morto del Mantegna un po’ Aldo Moro nel bagagliaio della Renault, ma tra i corpi martoriati evocati dalla foto choc pubblicata dal mensile «Max» in edicola venerdì c’è anche quello di Pier Paolo Pasolini sul litorale di Ostia. Perché anche qui si tratta di uno scrittore morto ammazzato: nella fattispecie Roberto Saviano, disteso su un lettino da obitorio, il sudario verde, i ferri che gli sostengono la testa, al piede il funereo cartellino identificativo in stile «Csi».

Questo quello del pezzo firmato “redazione” sul sito de Il Giornale:

Alla fine fu incoronato eroe. Un po’ il Cristo morto del Mantegna un po’ Aldo Moro nel bagagliaio della Renault, ma tra i corpi martoriati evocati dalla foto choc pubblicata dal mensile Max in edicola venerdì c’è anche quello di Pier Paolo Pasolini sul litorale di Ostia. Perché anche qui si tratta di uno scrittore morto ammazzato: nella fattispecie Roberto Saviano, disteso su un lettino da obitorio, il sudario verde, i ferri che gli sostengono la testa, al piede il funereo cartellino identificativo in stile Csi.

L’unica differenza è quell’attacco: “Alla fine fu incoronato eroe“. Una sfumatura di significato più vicina alla linea di Feltri che a quella di Calabresi sul tema Saviano. Per il resto i due pezzi sono identici, con l’unica differenza che il secondo manca dei due paragrafi finali. Questi:

Non tarderemo a saperlo, e pure molto presto: c’è comunque da augurarsi che Saviano, che con la morte addosso ha imparato a vivere, non sia troppo superstizioso.

Mancano i nomi dei possibili mandanti, in questa rappresentazione invero un po’ truculenta di un possibile, temibile, futuro. «Tutti possono immaginarseli», conclude Andrea Rossi.

Ora mi chiedo: ma Egle Santolini lo sa? Un conto è ospitare lo stesso lancio di agenzia o la sua parafrasi, un altro riportare in tronco un pezzo altrui facendolo passare per un’opera della “redazione” del proprio giornale. Ma che razza di giornalismo è questo

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