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Forza Monti, senza illusioni

 

Non sappiamo se l’eventuale tentativo di Mario Monti di formare un governo andrà a buon fine. Ci sono troppe parti mobili in questo incastro, anche se l’unico elemento che conta dovrebbe essere - oggi - la valutazione dei mercati. Orribile concetto, vero? Una democrazia “viva e vibrante” (come una scatola di vermi) come quella italiana costretta periodicamente ad autosospendersi per rimediare ai suoi stessi circoli viziosi, per usare un delicato eufemismo.

Sfortunatamente non viviamo nel migliore dei mondi possibili, e a questo giro sono i leggendari “mercati” a votare per Monti ed un governo che faccia ciò per cui c’è un consensus “di mercato”. In questo senso va letta la riduzione di spread e rendimenti verificatasi negli ultimi due giorni, visto che fuori d’Italia non è cambiato pressoché nulla: l’EFSF ancora non prende vita, e quando lo farà sarà con tutta probabilità con forme e modalità operative tali da risultare del tutto inutili a puntellare un paese come il nostro. La stessa Bce è ancora paralizzata dalla cacofonia dei propri membri e dalle ricorrenti pose del “blocco teutonico”, quello che invoca lo stop agli acquisti di titoli di stato appena gli spread si restringono di un soffio.

E quindi? Quindi per ora i mercati stanno trasformando in liquidità una speranza: la speranza che nasca un governo Monti, che sia isolato da influenze partitiche (e da suggerimenti demenziali quali il Letta-Letta, “un posticino per la Gelmini”, o consimili idiozie), che realizzi il programma di consenso dei mercati (lo sappiamo, ad alcuni di voi ribollirà il sangue) e poi riconsegni il paese ai suoi distratti, vocianti e ultracorporativizzati elettori, che periodicamente esprimono maggioranze politiche che ne sono l’immagine fedele e paralizzante, in un gioco a somma minore di zero che è diventato il nuovo piatto tipico nazionale. Sperando che questo “risanamento” duri un po’ più di un ventennio e non si risolva in un esproprio dei soliti noti per via fiscale.

Purtroppo le cose stanno in termini più complessi: il paese viaggia verso una pesantissima recessione che renderà lo sforzo di risanamento simile ad una corsa a perdifiato su un tapis roulant impazzito; le banche trasmetteranno all’economia reale un violento credit crunch che farà impennare la disoccupazione ed il già elevato disagio sociale. Nel momento in cui un eventuale governo Monti starà profondendo il massimo sforzo di risanamento la criticità della situazione economica darà voce a pieni polmoni al populismo cospirazionista e vittimista che ci ha portati sull’orlo del baratro, e che si alimenta di un disarmante analfabetismo economico. Ascolteremo il canto delle sirene leghiste, dipietriste, sinistre e fors’anche berlusconiane, anche se l’uomo è (auspicabilmente) finito nei libri di storia patria, come ennesimo capitolo di un’arte del tragi-grottesco che ci contraddistingue da sempre, soprattutto nei cambi di regime, finti o reali che siano.

Per il momento, osserviamo lo spettacolo plastico della materializzazione di un’entità incorporea ma terribilmente reale chiamata capitale reputazionale, che riduce spread e rendimenti come per magia. Ma si tratta di un’entità che può svanire in ogni momento, e di questo sarà bene tenere conto. Se poi volete un giudizio più personale, questo paese difficilmente ne uscirà bene. Sperando di sbagliare.

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