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Fini - Berlusconi, un Macbeth all’italiana

In questi giorni, sul palcoscenico Italia, si sta rappresentando la fine di una tragedia che riverbera l’opera più sanguinosa di Shakespeare: il Macbeth.

Non c’è che dire, non appena si esce dal Bel Paese si respira un’aria di intelligenza, e quindi di libertà intellettuale, poco presente nei nostri media divenuti “mezzi di distruzione di massa”. Sul quotidiano El País una bellissima intervista alla giornalista televisiva di Report, Milena Gabanelli, ci dà la misura di come i nostri giornali, tranne pochi, tra cui spicca il settimanale left, siano strangolati da una censura invisibile e quindi surretizialmente asserviti a potentati tribali, politici e religiosi, i quali, pur scontrandosi a vicenda in una esausta commedia delle parti, mantengono, come i Castelli della droga sudamericani o le Case petrolifere, un equilibrio di potere che conviene a tutti per continuare a dominare ingannando una stragrande maggioranza della popolazione, la quale, ormai, plasma supinamente il “proprio pensiero”, soprattutto guardando la televisione e leggendo, pochi, giornali.

Nelle settimane a cavallo tra luglio ed agosto, il tema che il El País l’otto agosto titolava El divorcio entre Fini e Berlusconi, si incontrava spesso sulle prime pagine dei periodici spagnoli. Inoltre nelle analisi in terza pagina, giornalisti di razza come Miguel Mora, si parlavano apertamente dell’Italia come di “Un país sin futuro político” e di come un’opposizione di “sinistra” con ‘irrecuperabili vizi e complessi da ex catto-comunisti’ non possa offrire nessuna vera alternativa di governo.

Ma ciò che saltava immediatamente all’occhio era la destrutturazione di un equilibrio che il gesto vitale di Fini portava a compimento. E ciò, che era piacevolmente allarmante, è che Fini con un manipolo di insorti, troncava il rapporto con il Cavaliere proprio sulla questione etica, quel concetto di giustizia e di legalità che era sempre stato il cavallo di battaglia delle sinistre italiane e che Berlinguer aveva chiamato ‘questione morale’.

In questi giorni, sul palcoscenico Italia, si sta rappresentando questo finale di tragedia che riverbera l’opera più sanguinosa di Shakespeare: il Macbeth. Ricordiamo brevemente il dramma shakespeariano: Macbeth un signorotto, fedele di Re Dancan, viene portato a credere, dalle frasi sibilline delle tre streghe alla propria onnipotenza. La sua bramosia di potere, confermata e resa congrua dalle parole delle streghe, lo porterà, dopo aver assassinio di Re Dancan, a diventare Re d’Inghilterra, e a tutta una serie di nefandezze come quella di far sterminare dai suoi sgherri moglie e figli di Macduff colpevole di non voler più appartenere alla schiera di cortigiani di Macbeth e di aver dichiarato che il suo governo criminale avrebbe portato l’Inghilterra alla rovine civile ed etica. Alla fine del dramma, ormai abbandonato anche dai suoi lacchè ma ancora accecato dalle parole delle tre sorelle del destino, che gli avevano assicurato che «nessun uomo partorito da donna avrebbe mai ucciso Macbeth» viene giustiziato durante un duello da Macduff il quale era nato da con un taglio cesareo e quindi non, normalmente, partorito.

Ora, non è tanto difficile fare un accostamento tra l’opera del Bardo e la tragicommedia politica del rifiuto da parte di Fini di ciò che con un eufemismo viene chiamato ‘pantano’ anziché fogna.

Anche il Presidente della Camera - come Macduff al quale viene sterminata la famiglia - in questi giorni viene attaccato nel privato dai sicari del killeraggio mediatico. Trovati i sicari del tiranno si possono individuare le altre maschere del dramma: Lady Macbeth che rinuncia al suo sesso, pur di diventare Regina, si può individuare in una decina di appartenenti, solo per attributi fisici al genere femminile, che siedono su alti scranni dei Ministeri e delle Camere e che, come ombre ferali, stanno accompagnando il tiranno alla rovina.

Di streghe poi ce n’è in abbondanza e si possono scegliere in un ampio truogolo maleodorante dove si possono trovare insipidi personaggi che vanno sugli schermi televisivi a fare l’agiografia del nuovo Santo protettore dell’Italia. Uno di questi è quell’efebo fuggito dall’ex partito per la propria “scomoda posizione” in cui lo voleva continuare a sottomettere il suo leader, per approdare alla corte del Cavaliere, come cantore delle gesta del suo sovrano.

Questi personaggi politici che anziché instaurare una dialettica critica con Berlusconi, lo continuano a spingere, con la loro servile adesione alle sue istanze, alla sua rovina politica, rappresentano bene le streghe che ingannano Macbeth; ma sono peggio di queste … solo maschere tragicomiche e guitti, primi a lasciare la nave quando questa affonderà, come fanno i ratti.

Solo la moglie, come un grillo parlante che ancora prova almeno un po’ di umana pietà per quest’uomo, aveva avvertito, la stampa: «Mio marito sta male» e non intendeva «Ha il mal di denti». Ma nessuno l’ha ascoltata.

Macbeth, dopo aver assassinato Re Dancan, con le mani ancora lorde di sangue, diceva «Ho ucciso il sonno» così come le televisioni, quasi tutte ormai, stanno assassinando i sogni etici degli Italiani.

Vedremo se Fini, questo “eroe” uccisore di tiranni, avrà vitalità e forze sufficienti e quindi sarà capace di giustiziare il despota persuaso dalle proprie streghe interne, che trovano legittimazione nelle molte streghe esterne che lo circondano, di essere una divinità immortale.

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