Filippine, una legge dalla parte delle donne

 

Già dal titolo si capisce che è una cosa importante: Legge sulla genitorialità responsabile, la salute riproduttiva, la popolazione e lo sviluppo, conosciuta come RH Bill.

Dopo 14 anni di dibattito parlamentare e di voti contrari, è stata approvata dal Congresso delle Filippine il 13 dicembre e dal Senato quattro giorni dopo.

Si tratta di un primo passo avanti verso la tutela dei diritti riproduttivi delle donne.

La Legge obbliga le scuole non religiose a svolgere programmi di educazione sessuale per studenti e studentesse in età riproduttiva, previo consenso dei genitori. I ragazzi e le ragazze sotto i 18 anni di età potranno avere accesso a metodi contraccettivi con l’autorizzazione scritta dei genitori.

La legge impone al ministero della Salute a mettere a disposizione servizi e cure per la salute riproduttiva e rende prioritaria la tutela della salute materna e infantile, stabilendo il continuo aggiornamento degli operatori e delle strutture e l’efficienza dei servizi di emergenza.

È previsto anche un nuovo meccanismo per monitorare i casi di mortalità materna, con l’obiettivo di individuare più rapidamente manchevolezze e responsabilità. Secondo dati forniti a giugno dall’Ufficio nazionale di statistica, dal 2009 al 2011 il tasso di mortalità materna è salito da 162 a 221 decessi ogni 100.000 parti.

Gli operatori sanitari che si occupano di salute riproduttiva compiranno un reato se non informeranno le pazienti su trattamenti e cure disponibili trincerandosi dietro l’assenza del consenso di una terza parte (tipicamente, il marito).

Sull’aborto, che nelle Filippine è un reato in ogni circostanza, anche quando la salute o la vita della donna sono in pericolo o quando la gravidanza è a seguito di uno stupro, la Legge non si esprime.

La disposizione che prevedeva cure e consulenza post-aborto è stata cassata con un emendamento, su pressione della Chiesa cattolica, fortemente critica nei confronti del testo nel suo complesso.

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