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Festival Bejamin Godard nei salotti parigini (9 aprile - 15 maggio)

Per l’ultimo concerto, prima di una breve pausa che porterà ad un nuovo ciclo tematico, il Palazzetto Bru Zane ha ospitato ancora una volta la talentuosa pianista rumena Dana Ciocarlie. L’occasione era quella di celebrare il 170°anniversario della nascita della pianista, didatta e pedagoga alsaziana Marie Jaell (1846-1925), moglie del virtuoso pianista austriaco Alfred Jaell (1832-1882), amica intima di Franz Liszt e allieva di Camille Saint Saens. Il Palazzetto, fedele alla propria missione di far conoscere al grande pubblico opere poco note o dimenticate, ha inoltre da poco pubblicato un triplo CD con libro – il volume 3 della collana “Portrait” – costituito da una serie di incisioni iniziate nel 2012, nella speranza di convincere gli organizzatori di concerti a includere a loro volta nella programmazione le opere emblematiche di questa compositrice, in particolare i suoi concerti per pianoforte e violoncello.

Qualche giorno fa, in una sala gremita, il direttore scientifico Alexandre Dratwicki ha presentato il protagonista dell’imminente festival, Benjamin Godard (Parigi 18 agosto 1849 – Cannes 10 gennaio 1895), oggi caduto nell’oblio, ma la cui produzione necessita di una rivalutazione totale. I nove concerti in cui si articola il festival, dal 9 aprile al 15 maggio, propongono un’ampia scelta di opere di Godard, dando risalto ai suoi strumenti preferiti, il violino e il pianoforte, che padroneggiava con il medesimo virtuosismo, caso davvero raro tra i compositori. Enfant prodige al violino, entra a 14 anni al Conservatorio di Parigi per studiare composizione. Nonostante venga respinto due volte al concorso “Prix de Rome”, insegna musica d’insieme al Conservatorio parigino e si misura con tutti i generi musicali, ad eccezione che con la musica sacra. E’ richiestissimo nei salotti, un vero e proprio beniamino che appassiona il pubblico, soprattutto per essere autore ed interprete di Melodies, un genere tipicamente francese basato su poesie contemporanee o su sonetti del Rinascimento. Scrive circa 160 musiche, diventando uno dei più prolifici compositori del genere, e testimonia un senso eclettico, quanto raffinato. Sceglie testi non solo di autori minori, ma anche di Lamartine, Hugo, Musset e Gautier, così come di poeti antichi quali La Fontaine, il poeta cinquecentesco Jean Antoine de Baif e perfino quello del Trecento Eustache Deschamps. Alle Melodies il festival dedica il concerto del 3 maggio al Palazzetto: protagonisti il baritono Tassis Christoyannis e il pianista Jeff Cohen, i quali saranno disponibili ad autografare il CD appena uscito “Melodies” (Aparté/BruZane).

Quanto allo stile, alla maniera del classicismo romantico di Mendelssohn, quello di Godard rimane tradizionale, pur traendo spunto da ispirazioni fortemente complementari (esotismo, regionalismo, musica antica rivisitata). Per altro, il compositore manifestò apertamente il proprio disinteresse per lo stile wagneriano, apprezzando invece moltissimo la musica di un altro romantico tedesco quale Robert Schumann.

Nonostante il gusto per le piccole dimensioni delle Melodies e dei “Pieces per pianoforte”, Godard ama altrettanto la grandiosità che un’opera lirica di ampie proporzioni permette di dispiegare. Ne scrive sei, da “Le Tasse” del 1878 a “La Vivandiere”, completata da Paul Vidal perché la tubercolosi interruppe a nemmeno 46 anni una carriera lusinghiera. Ma l’opera più conosciuta è “Jocelyn”(1888), perché in essa è contenuta la “Berceuse”, un’aria per tenore che rimane l’unica traccia del suo autore nella storia della musica.

Godard compose anche dieci Sinfonie, tra le quali l’esotica “orientale” (la numero 4), nella quale si fa riferimento all’Arabia, la Cina, la Grecia, la Persia e la Turchia e Sonate per pianoforte e per violino e pianoforte (ascoltabili nei concerti del 12 e del 15 maggio), che si distinguono dalle semplici Sonate perché l’autore conferisce loro un potere drammatico e poetico.

Alla fine di un’analisi esaustiva, arricchita da brevi ascolti, Dratwicki ha invitato sul palco il pianista americano David Lively, per interpretare la “Sonata n°2 in fa minore, op.94”(1884), durata poco più di 25 minuti. Un’esecuzione impeccabile, appassionata, da parte di un musicista che ha dedicato tanta parte degli ultimi due anni allo studio del repertorio del compositore francese. A seguire, quattro “Etudes Artistiques”, miniature delicate, hanno fatto vibrare l’intimo sentimentalismo degli ascoltatori che hanno tributato applausi convinti.

Il festival si apre come consuetudine con due appuntamenti nel prossimo week end. Sabato 9 alle 20 nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, a due passi dal Palazzetto, ci sarà un ricco programma di Melodies e di arie e duetti d’opera, interpretati da Olivia Doray, soprano e Cyrille Dubois, tenore, accompagnati dal pianista Tristan Raes. Domenica 10 alle 17 nell’accogliente sala del Palazzetto, si esibirà il Quatuor Mosaiques, esecutore del “Quartetto per archi n°2 op.37” di Godard e del “Quartetto per archi n°2” di Charles Gounod.

 

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