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Fascismi

Potremmo considerare approssimativamente diviso in tre gruppi l’attuale atteggiamento dei cittadini italiani. Fascisti, antifascisti e indifferenti con tendenza al fascismo. Intendiamoci, non dobbiamo prendere alla lettera questi termini perché sono solo semplificativi e servono a marcare delle differenze senza un obbligatorio riferimento al passato. Infatti si deve parlare di fascismi, nel senso di manifestazioni di intolleranza, superiorità (razziale ma anche no), prevaricazione, desiderio dell’uomo forte. Ma includerei anche maleducazione, mancanza di senso dello stato, assenza di memoria storica. 

A questi si contrappongono gli antifascisti facendo manifestazioni a dimostrazione della loro presenza, e della loro forza ancora presente nel paese, invocando un maggiore controllo della magistratura su questi atti o atteggiamenti ritenuti di tipo fascista. C’è poi un terzo gruppo di cittadini che chiameremo indifferenti, cioè non strettamente collegati né agli uni né agli altri, ma che con la loro assenza o indifferenza fanno il gioco dei fascisti, di solito senza nemmeno rendersene conto e a cui vanno in qualche modo avvicinati. E forse un po’ anche loro lo sono quando non si oppongono o non si indignano a manifestazioni francamente intolleranti.

Ognuno ha la sua opinione sul perché accada questo. Io credo che il motivo fondamentale sia come al solito a carico della politica che per alcuni decenni, per non dare la colpa a nessuno ma coinvolgendoli tutti, non ha fatto il proprio dovere. Molti sono i fattori che inducono a manifestazioni di tipo fascista.

Il primo è la mancanza di memoria storica, di istruzione e cultura. Molti di questi giovani appaiono ignoranti e credo non sappiano nemmeno a cosa si stanno riferendo. Ignorando il passato e scontenti di quello che vedono al presente sono allettati da tutta una serie di travestimenti e simboli che riescono a dare loro quell’identità che non sono riusciti a costruirsi con lo studio e l’impegno. Così facendo si sentono importanti e le loro azioni finalizzate ad uno scopo preconfezionato, un fine che non è loro e che non presuppone né cultura né ragionamento ma solo partecipazione. E’ il principio del gruppo, della banda, dove riescono a trovare quel coraggio e quella sicurezza, quella personalità che da soli non riescono ad avere.

Lo vediamo del rituale dell’abbigliamento e dei simboli a cui si ispirano. Da qui l’importanza della scuola dove il programma di storia arriva fino alla prima guerra mondiale e dove manca da tempo la materia di Educazione Civica che tanto farebbe comodo nella costruzione di cittadini consapevoli; dove il principio dell’autorevolezza è andato da tempo a farsi benedire e gli insegnanti sono spesso isolati e in balia di famiglie di prepotenti.

Un secondo elemento è il disagio sociale della popolazione. Un disagio reale perché molto sono le famiglie in difficoltà e negli ultimi anni la situazione è ulteriormente peggiorata. A questo dobbiamo aggiungere un certo disagio fittizio perché la televisione in primis (alcune trasmissioni in particolare che si basano esclusivamente su questo), ci ha indotto a un vittimismo esagerato e a dare sempre agli altri la colpa delle nostre sventure o dei nostri problemi. Alla povera donna sola e sfrattata, un problema vero di cui comunque bisogna farsi carico da parte delle Istituzioni, non viene mai chiesto se ha figli, nipoti, parenti e quale sia il motivo della sua indigenza. Potrebbe anche avere perso tutti i propri soldi ai giochi elettronici ed ora raccomandarsi alle istituzioni per non soffrirne. 

Ma non fa notizia, lo fa di più la povera donna in lacrime abbandonata al suo destino. Ricordo l’imprenditore edile intervistato perché non avendo casa dormiva in auto: non era forse da domandargli il perché non avesse una propria abitazione? Che fine avessero fatto tutti i suoi averi, comprese le abitazioni che aveva costruito? Non è che faceva parte attiva nei miliardi spesi nei giochi e nelle attività illegali “volontarie” come droga e prostituzione? Comunque questo disagio è andato aumentando e lo Stato non è stato presente; la politica non lo ha risolto come sarebbe stato suo preciso dovere. Ecco che la persona in difficoltà non sa più a chi rivolgersi. Si guarda intorno e quella quella che sente più vicino a sè è l’organizzazione territoriale, che guarda caso spesso è di destra, e che mancando lo Stato ne prende le veci. Stabilisce delle regole e si incarica di farle rispettare. Sono regole di malavita, di interessi personali illeciti, messe in atto da delinquenti ma sono le sole presenti sul territorio e la gente vi si adegua, le rispetta e le usa quando le servono.

Dalla mancanza dello Sato e dalla inutilità della politica, o peggio dalla sua denigrazione, alla speranza della nascita dell’Uomo Forte che possa risolvere tutti i problemi, il passo è piuttosto breve.

E’ fascismo questo? Forse si, ma non nasce da un’ideologia, piuttosto sembra nascere per necessità.

Un altro elemento fondamentale in questa deriva di destra è quello della immigrazione non controllata. E’ un elemento da ascrivere ad un certo pressappochismo politico che pur essendo consapevole, non era difficile supporlo, che il fenomeno potesse assumere dimensioni enormi non ha fatto nessun programma serio di accoglienza e tanto meno di integrazione. La chiusura delle frontiere degli altri paesi europei ha poi accentuato il problema, che poteva anche essere meno pressante se i migranti si sparpagliavano per l’Europa. Ora la loro presenza è massiccia e fonte di malumori e paure. Molti malumori sono esagerati e molte paure sicuramente indotte ma l’insieme dei fattori di disagio uniti al vittimismo generale e alla tendenza alla chiusura in se stessi e alla crisi del sentimento della solidarietà (ma non siamo un paese cattolico? Traboccante di carità cristiana?), porta alla nascita di questi sentimenti di tipo fascistoide. Sentimenti un tempo repressi per pudore, ora sono sbandierati quasi come un onore e utilizzati anche a scopo elettorale per coinvolgere quel terzo gruppo di cittadini, quelli definiti indifferenti ma molto sensibili alla difesa dei propri privilegi di italiani.

Tutto questo porta ad un disagio diffuso, ad una cattiveria generale, ad un personalismo esasperato che si confronta, perdendo alla grande, con le solite promesse dei vari partiti. Ma se questi partiti non sapranno fare quello che dovrebbe essere il loro compito di guardare ai più umili, a ridurre la distanza fra ricchi e poveri, a far funzionare lo stato e le istituzioni questi fenomeni non potranno che aumentare.

C’è poi uno strano fenomeno, quello del giudizio finale del ventennio fascista. Chi, come un povero amministratore del Partito Democratico alcuni giorni fa, si azzarda a sussurrare che in fin dei conti nel ventennio molte cose sono state fatte bene, viene subito demonizzato, offeso, e indotto subito a fare marcia indietro. Perché un rischio c’è, e cioè che dicendo che in fin dei conti Mussolini qualcosa di buono ha fatto si dia una mano a questo rigurgito di fascismo, come a volerlo sdoganare e dire che poi, in fin dei conti, non era male.

Il rischio è indubbio, ma qui serve il coraggio di guardare avanti. E guardare avanti consiste nel capire quali sono le fonti di questo rischio e cercare di porvi rimedio. Non con la Magistratura o con la legge Fiano, ma con l’informazione e la cultura, con la vicinanza dello Stato ai cittadini, con una politica che si occupa dei più deboli e non litiga per occupare poltrone, con la scuola che faccia veramente la scuola, con la televisione che serva per formare oltre che informare. Con la creazione, insomma, di un cittadino consapevole.

A quel punto, allora, finalmente, ci si potrà permettere di guardare al fascismo con occhi diversi e esaminare con distacco tutte le sue grandi colpe ma anche i suoi molti pregi. Perché quello è stato veramente un periodi di grandi riforme, di enormi progressi del Paese vanificati tuttavia da un’ideologia sbagliata e condannata senza appelli dalla storia.

Farlo ora può essere pericoloso, e ben vengano cortei e manifestazioni, prese di posizione, condanne pubbliche, ma se non incidiamo sui veri fattori che lo producono questo rigurgito di destra non potrà, purtroppo, essere fermato.

 

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