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Far sfondare gli innovatori. Concretamente

Cosa e chi favorisce l'innovazione? Quale migliore momento della campagna elettorale per parlarne seriamente?

L'innovazione vince se gli innovatori sfondano.

La massima dettata dal ministro della Coesione Economica Fabrizio Barca, in un intervista al Corriere della Sera, sintetizza meglio di ogni profluvio programmatico il nodo del caso Italia.

Gli innovatori non solo non sfondano ma sono sfondati.

Questo è il tema.

La politica, in questi giorni di elencazioni enciclopediche di buone intenzioni elettorali, dovrebbe almeno limitarsi a dichiarare le proprie intenzioni nei confronti degli innovatori.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha indicato alcune discriminanti per favorire gli innovatori: procedure burocratiche snellite, adeguamenti normativi alle nuove forme di impresa tecnologica, flessibilità produttiva, coinvolgimento del lavoro nell'azienda.

Sono i valori su cui si basano i grandi comparti innovativi nel mondo, dalla Silicon Valley in California al distretto del Reno in Germania. In un contesto nuovo bisogna che vi sia un contenuto nuovo.

Il ministro Barca, destinato ad una folgorante carriera politica, dicono, potrebbe procedere nel suo ragionamento: come aiutare gli innovatori a sfondare? E chi sono gli innovatori? Balzani inventori o artigiani che sviluppano industrialmente idee, applicando soluzioni tecnologiche a grandi problemi? Pensiamo ad esempio alla filiera digitale: chi sono gli innovatori? Chi sequestra un bene pubblico, come lo spettro elettro magnetico, limitandone lo sfruttamento per le nuove forme di comunicazione multimediale, quali ad esempio i grandi gruppi monopolistici televisivi, o chi invece cerca di diffondere l'agibilità di questo spettro elettro magnetico? E nel campo energetico, settore portante del sistema italia, chi sono gli innovatori? Chi difende la rendita di posizione delle centrali ad energia fossile o chi è riuscito a rendere il nostro paese leader nel campo fotovoltaico?

Sono questi i nodi che la campagna elettorale dovrebbe sciogliere. E su cui, invece, regna il silenzio assoluto e la più disinvolta distrazione. Se davvero si vogliono far sfondare gli innovatori allora bisogna creare culture e procedure favorevoli alle figure materialmente impegnate nell'innovazione.

Nei due campi indicati - telecomunicazioni ed energie rinnovabili - bisogna che vi siano quadri normativi che favoriscano le nuove forme di impresa. Squinzi lamenta ritardi burocratici nelle praticve ambientali. Perché non chiediamo al ministero dell'Ambiente, dove pure al momento vi è un ministro - Corrado Clini - ritenuto da tutti un decisionista competente, di praticare anche per le aziende medio piccole le soluzioni sperimentate a Taranto per le diverse forme di impatto ambientali? Quanti sono oggi i processi e le istruttorie che bloccano imprese fotovoltaiche per ritardi procedurali o per confusione procedurali? Quanti imprenditori sono frenati da avvisi di garanzie e da indagini su aspetti non previsti dalle vecchie leggi? Quante aree a vocazione fotovoltaica, pensiamo in Puglia alla provincia di Brindisi, risultano rallentate nelle loro potenzialità da conflitti di poteri fra enti locali, magistratura e apparati ispettivi? Quanto costa la semplificazione legislativa in questo campo e quanto renderebbe?

Da qui sarebbe logico partire in una congiuntura negativa e in una fase dove la ripresa economica ancora non si vede.

Lo stesso vale nelle telecomunicazioni. Aziende multimediali ed enti locali dovrebbero definire una forma di convenzione per riorganizzare localmente piani regolatori della connettività, che ottimizzino le risorse trasmissive ed accompagnino le amministrazioni locali nella transizione verso il digitale. L'Anci e le regioni potrebbe attivarsi, scoprendo di essere titolari di un tesoro: lo spettro elettro magnetico.

Se non ora quando?

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