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 Home page > Attualità > Politica > Facili riforme di Giustizia che nessuno vuole. Perché?

Facili riforme di Giustizia che nessuno vuole. Perché?

Indecente. Sono anni che ci annunciano riforme “strutturali” che dovrebbero risolvere i mali della Giustizia italiana, una delle peggiori, se non la peggiore, dei paesi occidentali. 

C’è un motivo: la politica, tutta la politica, non vuole una Giustizia che funziona. 
Sarebbe destabilizzante. Si scoprirebbe che tutti hanno interesse a coprire le malefatte di troppi politici e di interi bacini elettorali.

Eppure basterebbero poche modifiche alla normativa attuale per introdurre una rivoluzione.

La prima riguarda l'assurdo diritto dell’imputato di poter dire il falso impunemente. Se hanno riformato il nostro processo da inquisitorio (dove questa facoltà aveva un senso) ad accusatorio, anche l’indagato/imputato è testimone del fatto/delitto e perciò deve dire la verità ed è giusto che la sua sincerità venga premiata con attenuazione della pena. Al contrario, se l’imputato dichiara il falso, aggrava la sua posizione e ne deve rispondere.
 
La seconda norma da cambiare è la notifica degli atti che è tra le principali cause di allungamento dei processi, perché in Italia il miglior modo per difendersi è ottenere rinvii su rinvii.
 
Non vengono più notificati da ufficiali giudiziari e chi li recapita sbaglia nove vote su dieci offrendo mille appigli a chi, legittimamente, ne contesta la regolarità.
Da che è stata introdotta la posta certificata non ci sono più scuse. Gli atti vanno notificati al difensore di fiducia che si deve occupare di informare il suo assistito. Se quest’ultimo si rende irreperibile scatta automatiamente la revoca del mandato.

Qui si innesca la terza piccola - ma decisiva - modifica al codice di procedura penale. La sospensione del processo quando l’imputato è irreperibile. Sono migliaia i procedimenti a carico di persone praticamente sconosciute che intasano i Tribunali. Questi imputati senza nome o con nome falso hanno diritto ad un avvocato d’ufficio (pagato dallo Stato) che nemmeno li conosce se non per il numero del fascicolo. Avvocato d'ufficio che, dovendo decidere strategie processuali col timore, fondato, di future lagnanze dell'assistito propone sistematicamente impugnazioni che impegnano a vuoto le corti giudicanti.
 
A questi tre elementi si deve aggiungere l’informatizzazione (ossia la digitalizzazione) degli atti in modo che le parti ne abbiano accesso telematico anche per il deposito, con firma digitale. Stavolta sono gli avvocati che si oppongono, sostenendo di non essere attrezzati, soprattutto i più anziani.
In parte è vero, in molti Studi non si sa nemmeno come si trasforma un file word in PDF con protezione da modifica. Si dovranno attrezzare, si può fare anche gratis.

E’ davvero una vergogna che si debba attendere chissà che cosa per mettere le mani ad un sistema giudiziario che è la palla al piede della nostra economia e distugge le relazioni sociali per la sostanziale impunità dei reati.
 
E’ inesatto affermare che in Italia non c’è certezza della pena. La pena esiste ma colpisce tanto l’imputato che la persona offesa: la pena in Italia si chiama processo.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.123) 21 dicembre 2010 19:51

    I 3 CIRCUITI della giustizia.

    Circuito generale: chi ha ragione (innocente) spera sulla capacità del suo Avvocato e sulla lungimiranza del suo Giudice.
    Circuito riservato: chi ha mezzi e conoscenze può sempre contare sull’abilità di un pool di Legali per arrivare alla prescrizione.
    Circuito esclusivo: chi oltre ai mezzi ha anche il potere può riuscire ad ottenere da una casta di Primi Super Cives le norme giuridiche più consone al suo interesse …

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.178) 21 dicembre 2010 21:37
    Damiano Mazzotti


    Più durano i processi è più guadagni ci sono per tutti... Soprattutto gli avvocati e poi forse anche per i giudici per gli straordinari...

    Iniziamo a pagarli per il 90 per cento a fine processo... Vedrete che progressi.,..

  • Di paolo (---.---.---.126) 22 dicembre 2010 00:44

    Proviamo a rovesciare l’assunto dell’innocenza fino a condanna definitiva , per cui se un tribunale ti condanna , sei colpevole fino al terzo grado di giudizio e quindi , sussistendo i presupposti per la tipologia del reato, finisci dritto come un fuso in galera.

    Sicuramente ci sarebbero meno impuniti in circolazione .
    Con l’ordinamento attuale , se hai bravi avvocati che si destreggiano tra cavilli ,rinvii ed inefficienze dei tribunali , puoi sperare di cavartela o comunque procastinare la pena a babbo morto , magari conservando nel frattempo tutto il tuo potenziale corruttivo o di inquinamento delle prove . Senza contare che nel frattempo possono scomparire , per cause naturali o indotte, testimoni chiave o decisivi per l’iter processuale e quindi per la conferma della pena.
    E’ esattamente il tipo di procedura che serve ai nostri politici e non stò qui a fare gli esempi ben conosciuti e clamorosi che danno la misura di come funziona " l’ingiustizia " in questo paese. 

    paolo
  • Di bastiano (---.---.---.71) 22 dicembre 2010 22:05
    bastiano

    L’intero sistema giudiziario italiano si è organizzato non per tutelare la parte offesa ed il rispetto della legge, bensì per garantirsi la sua materia prima: il reato ed i suoi produttori.


    Giudici, avvocati, cancellieri, consulenti, periti, ufficiali giudiziari, tutti fingono di interessarsi al buon funzionamento della Giustizia, in realtà si preoccupano solo che alla loro funzione sia assicurato maggiore potere . 
    Metus publicae potestatis 

    Il brocardo esprime efficacemente la soggiacenza alla quale tutti sono, spesso inconsapevolmente, sono costretti dal momento in cui si avventurano anche nel più banale procedimento giudiziario, dallo sfratto per finita locazione al pagamento di una fattura.
    Nessuno, davvero, nessuno vuole una giustizia efficiente che valorizzi professionalità e competenze. 
    Temo che i troppi interessi in gioco impediscano il raggiungimento di una legislazione riformatrice.
    Se ne discute da decenni e l’anomalia Berlusconi ha solo sviato l’attenzione dal tema centrale che è di una semplicità disarmante: chi sbaglia, sapendo di sbagliare, deve pagare, sia in pena che in denaro. 
    Chi sbaglia solo per colpa deve, comunque, risarcire il danneggiato.
    La società moderna, se non vuole auto-annientarsi, non può tollerare condotte socialmente disgregatrici come truffe, evasione fiscale, corruzione e concussione violazioni su previdenza, sicurezza e tutela ambientale. 

    Se la criminalità comune è un dato fisiologico i delitti finanziari e contro la pubblica amministrazione rappresentano una vera e propria minaccia alle relazioni sociali che sono la base di una moderna civiltà 
     

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