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Facebook contro Apple: questione di privacy

Facebook contro Apple, Golia contro Golia, lo scontro è intorno alla privacy degli utenti e già fa ridere così. Sì perchè Apple che difende la privacy degli utenti non è credibile, in ogni caso siamo noi la merce esposta in vetrina.

di Gianluca Cicinelli

 Però tra i due colossi che litigano sulla privacy si può “insinuare” qualche parola di buon senso per riflettere sul controllo della rete. Insomma Apple vuole inserire nel suo Iphone un comando in cui è l’utente a decidere se vuole o meno essere tracciato da Facebook. Appena annunciato il proposito, la società di Zuckerberg è caduta dalla sedia e ha considerato il tasto privacy si/no un vero e proprio atto di guerra. Va anche specificato che questo è solo l’ultimo atto di un rapporto che ha cominciato a incrinarsi fin dal 2015 con Timothy Cook, il Ceo di Apple.

Alla conferenza virtuale degli sviluppatori di Apple lo scorso giugno è stato presentato il nuovo software mobile di Apple, che presenta un comando che consente alle persone di rinunciare a essere tracciate per scopi pubblicitari. Se alle persone viene data la possibilità di non essere tracciate l’attività pubblicitaria di Facebook viene “danneggiata”. La sostanza della guerra è tutta qui ma è foriera di conseguenze a breve, medio e lungo termine. Zuckerberg non l’ha presa bene accusando Cook di aver fatto commenti superficiali: “Dobbiamo infliggere dolore alla Apple”, ha commentato, sottinteso: per aver trattato così male Facebook. L’origine della querelle sta nello scandalo dei dati di Cambridge Analytica in cui è rimasto invischiato il social.

Quando si scoprì che Facebook rivendeva i dati di 50 milioni di utenti alla società che finalizzava questa raccolta per influenzare le elezioni politiche, Cook precisò che mai la Apple si sarebbe trovata in una simile situazione, provocando l’ira di Zuckerberg, perchè di fatto Apple si vuole posizionare come protettrice della privacy digitale, sollevando critiche al cuore del modello di business di Facebook. The least dirty has mange. Siccome non dobbiamo vendere telefoni nè agganciare gente per socializzare, noi qui possiamo permetterci di ricordare le polemiche seguite all’introduzione da parte di Apple del chip U1 per l’utilizzo dei dati di Apple Watch per supportare la ricerca sanitaria. Il piccolo difetto del chip è che monitora ogni nostra mossa fino all’esatto centimetro quadrato in cui ci troviamo. Necessario per patologie gravi ma non per tutti gli altri. Quindi in sostanza cosa fa il difensore della nostra privacy verso Facebook: la Apple usa un iPhone per catturare tutti i tuoi momenti personali, trasforma un iPad nel tuo dispositivo informatico principale, guarda tutto il tuo intrattenimento tramite Apple TV e Apple TV + e lascia che Apple Watch tracci e analizzi la tua salute. Non è male come rispetto della privacy eh?

Due anni fa il Guardian scoprì che la Apple paga delle persone che ascoltano regolarmente tramite Siri, l’assistente vocale dell’azienda, informazioni mediche riservate, accordi di droga e registrazioni di coppie che fanno sesso: loro dicono per garantire la qualità del software vocale, ma chi ci crede? La stessa Apple, che nel 2015 aveva negato all’Fbi la tecnologia per sbloccare il telefono di un presunto terrorista, nel 2020 ha abbandonato il piano per crittografare i backup dei suoi telefoni in seguito alle proteste dei federali.

Adesso Apple e Tim Cook sostengono che Facebook dovrebbe eliminare tutte le informazioni che aveva raccolto sulle persone al di fuori delle sue app principali, perchè è un’insostenibile violazione della privacy. Il prossimo 3 maggio, con iOS 14.5 dunque, sarà presentata la nuova funzione del tasto Iphone che permette all’utente di autorizzare o meno Zuckerberg a raccogliere dati su di lui. Oggi se vai su applicazioni come Amazon o Spotify anche quando non sei su Facebook l’azienda del social continua a seguire le tue mosse per raccogliere pubblicità. E’ evidente che la ricaduta della raccolta pubblicitaria per Facebook, un business valutato in 70 miliardi di dollari, sarà di proporzioni notevoli. Facebook ha anche incontrato i suoi clienti pubblicitari per avvertirli del cambiamento di Apple. Che non sia una guerra tra difensori della privacy e invasori della privacy l’abbiamo spiegato sopra.

C’è un solo modo per difendersi ed è la conoscenza di questo mondo che sembra tecnologico ma è sempre e soltanto un business senza pietà verso gli umani. A questo proposito c’è lo straordinario lavoro che sta facendo Jolek 78 qui in Bottega, proprio allo scopo di rendere comprensibile non l’aramaico ma una lingua viva e presente ogni secondo nella nostra vita di utenti e consumatori d’informatica. Non ci sono altre vie d’uscita se vogliamo iniziare a partecipare attivamente e non come merce a dibattiti sulla privacy che sembrano altrimenti questioni di lana caprina.

Foto di Oliver Graumnitz da Pixabay 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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