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Evoluzione, il nuovo paradigma dell’apparire

Come possiamo prevedere quale sarà il prossimo tassello evolutivo che accompagnerà lo sviluppo tecnico, associato a quello mentale della nostra umanità?

Subiamo mutazioni e diventiamo un’altra specie e ora ci spostiamo verso Ciberia. Siamo creature che strisciano verso il centro del mondo cibernetico [...] Chi critica l’Epoca delle informazioni vede tutto in negativo, come se la quantità delle informazioni potesse condurre alla perdita di significati. Dicevamo così anche di Gutenberg. Mai in passato l’individuo ha ricevuto tanto potere. Ma nell’epoca delle informazioni è necessario riuscire a fare uscire le informazioni [...] In ciascuna generazione ho fatto parte di un gruppo di persone che, come Prometeo, ha lottato contro il potere per restituirlo all’individuo>> (Timothy Leary, Pataphysics Magazine 1990).
 
Quali processi vitali, geo-economici e antropologici viviamo?

Come possiamo prevedere quale sarà il prossimo tassello evolutivo che accompagnerà lo sviluppo tecnico, associato a quello mentale della nostra umanità? Alcuni critici pensanti si preoccupano dell’idea che gli umani possano trascorrere tanto tempo intrappolati come zombie in questo mondo elettronico, inorganico, plastico-fantastico. Temono che possa condurre ad una depersonalizzazione, a una deumanizzazione, a una robotizzazione della natura umana, a una razza di tonti e videodipendenti.

Il tema libertà, in tutto il senso della parola, è un tema che spesso perde di significato. Troppo logorato e vessato da facili e niente affatto liberi scopi.

L’uomo nasce. È libero di gridare per poi essere subito rinchiuso in una culla dove, all’uscita, pronti per lui vi sono codici e lettere da imparare. L’uomo, dunque, nasce prigioniero sin da quando scopre di aver aperto gli occhi in uno stato democratico, liberale, repubblicano, monarchico, dittatoriale, bellico o tribale.

La storia evolutiva ci consegna, oggi, una sequenza di ere geologiche che dal 1874, anno dei primi telegrafi, in poi ha visto in commistione linguaggio ed elettricità. Nel ruggente Secolo XX le equazioni della fisica quantistica hanno condotto alla creazione di dispositivi quantistici che consentono agli umani di ricevere, elaborare e trasmettere immagini elettroniche. Telefono, radio, televisione, computer, compact disc, macchine fax. Improvvisamente ecco che gli uomini creavano realtà digitali cui si accedeva tramite schermi nel salotto di casa.

Le opportunità e le potenzialità di sistema, crescendo nel corso del tempo hanno portato ad un adeguamento sociale sempre segnato da una maturazione di codici che le nuove comunità sviluppavano e tuttora accrescono nelle menti di ognuno di noi.

Le comunicazioni digitali odierne, consentono la registrazione di un suono qualsiasi o di un’immagine qualsiasi, in nuvole di informazioni. Una qualsiasi immagine digitalizzata può quindi essere trasmessa intorno al mondo a velocità inaudite e a un costo molto basso. Le nuove tecnologie del pensiero creano nuove idee. Il torchio per stampare ha creato le lingue nazionali, lo stato nazionale, l’alfabetismo, l’era industriale. Che vi piaccia o no la televisione ha prodotto un sistema di elaborazione globale del pensiero molto diverso da quello delle due culture, orale e letteraria. 

Lo scenario ottimista e umano dovrà prevedere, tre semplici passi basati sul buon senso comune:

1.Guarire l’attuale apatica e torpida videodipendenza,

2.Porre fine al monopolio della televisione centralizzata usa e getta massmedializzata e

3.Dare all’individuo il potere di comunicare attivamente, agire, creare realtà elettroniche.

E’ così che la storia dell’evoluzione umana diviene la cronistoria dell’innovazione tecnologica. La funzione principale dell’essere umano sarà l’ingegneria dell’immagine e la fabbricazione di realtà elettroniche ; per imparare a esprimere, a comunicare e a condividere con altri le meraviglie del nostro cervello.

Nella civiltà info-comunicativa di questo secolo, la creatività e l’eccellenza mentale diventeranno la norma etica. Il mondo sarà troppo dinamico, troppo complesso e troppo diversificato. Saranno troppo numerose le interdipendenze della comunicazione moderna (quantistica) perché possa avere successo la stabilità di pensiero oppure l’affidabilità del comportamento. Bisogna prestare attenzione, dunque, a tutti i fenomeni che incessanti modificano i percorsi della rete che avvolge il pianeta terra. Un tempo le dittature erano possibili perché vi era la comunicazione. Una comunicazione che troppo spesso aveva il simbolo verticale: dal monarca ai sudditi. Successivamente si è studiato il fenomeno delle comunicazioni di massa, quelle cioè, che spostavano il popolo inevitabilmente anche al voto. Oggi si parla di commutazione, di ipertesto, di rete. Ogni cambiamento di percorso nella rete genera altre mille soluzioni, immagini e argomenti diversi. Qualcuno potrà subito affermare, come sarà facile dunque nascondersi dietro la rete stessa. Certamente. Gli inputs giornalieri sono aumentati e la gente spesso decide di “staccare la spina”. Le entità hanno sostituito le identità e le paure della gente aumentano proprio per questo. Questa "dipendenza" da informazioni elettroniche ha aumentato drasticamente le possibilità di ricezione e ridotto la curva di attenzione.

 

<< La civiltà non ha solo a che vedere con le cose materiali ma con gli invisibili legami che legano una cosa ad un’altra >> (Antoine de Saint-Exupery).

Questa citazione dall’autore del Piccolo Principe, conduce ad una riflessione che nel momento storico in cui viviamo traccia una mappa dei processi, nuovi in diffusione e promozione di cui si dotano i linguaggi iper-testuali del multimediale.

Il Video, il visivo, vedere = sapere, diventa il fenomeno in cui troviamo il nuovo paradigma sociale dalla continua maturazione. Viviamo in una civiltà certamente molto visiva, o meglio audio-visiva, se non addirittura multisensoriale viste le promesse delle ultime news sul virtuale. Lavorare, giocare, creare ed esplorare con le particelle fondamentali della realtà.

E’ questa l’età in cui si deve apparire per non sprofondare in tutta questa abbondanza (nascono i social network). E’ questa l’era in cui tutti vogliono quel quarto d’ora di celebrità, in cui tutti sanno che adesso è possibile riceverlo. Tutto ciò per sociologi e psicologi è già materia di studio e di denaro da anni. Fin troppi gli enfatizzatori della negatività dell’immagine nella nostra vita quotidiana. È bene analizzare tutti i lati di questi costanti stravolgimenti antro-tecnologici. L’informatore era ed è colto, dati gli ultimi eventi nel mondo, costantemente impreparato nell’individuare, decifrare e ricavare in maniera diretta ed immediata la notizia. Cosa cambia?

A cambiare è la tendenza soggiogante che va dall’informatore al ricevitore. Trovare spiegazioni etiche o più semplicemente senso, in quelle tendenze che ci apprestiamo a vivere, sarà come camminare sugli specchi. Avremo sempre un doppio da cui guardarci bene. Il dibattito è e rimarrà aperto. 

Solo una piccola citazione di Horkheimer, sociologo della scuola di Francoforte, può tirare le fila sulle migliaia di disquisizioni che riguardano il semplice apparire.

 <<Non è possibile conoscere la totalità che è sempre incompiuta. Nessun aspetto della realtà può essere compreso come definitivo. Questa è l’illusione del positivismo e della scienza stessa, che reputa che l’oggetto della conoscenza siano i fatti, nel senso letterale di entità ormai compiute e separate dai valori >> (Max Horkheimer).

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