• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > Euro-riarmo, guai ai vinti e agli indebitati

Euro-riarmo, guai ai vinti e agli indebitati

La proposta di riarmo della Commissione Ue è centrata su spesa nazionale. La segretaria Pd vuole il Sure credendo non siano armi né debito, e Friedrich Merz lancia il whatever it takes tedesco.

Ursula von der Leyen ha presentato il ReArm Europe Plan, che sarà discusso dai capi di stato e di governo durante il Consiglio di domani. In sintesi, vediamo cosa prevedono i suoi cinque punti. C’è la deroga al patto di stabilità, la cui dinamica è illustrata così da Von der Leyen, per l’occasione ribattezzata War der Leyen:

Se gli Stati membri aumentassero la spesa per la difesa dell’1,5 per cento del Pil in media, questo potrebbe creare uno spazio fiscale di quasi 650 miliardi di EUR nel periodo di quattro anni.

La seconda proposta è un nuovo strumento, per fornire 150 miliardi di prestiti agli stati membri, per investimenti nella difesa. Questo ricorda il famoso SURE, al cui ricordo ancora oggi molti italiani sospirano con struggimento. Debito emesso dalla Commissione, con rating della stessa, che permette ad alcuni paesi di risparmiare sul debito nazionale. Non penso interesserà a Germania, Olanda, Finlandia e altri, perché il loro costo del debito è inferiore a quello della Commissione.

Simil-SURE

Questo simil-SURE va destinato a spese in pool tra paesi europei che Von der Leyen specifica, immagino a titolo esemplificativo e non esaustivo: difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, droni e sistemi anti-droni. Anche e soprattutto, si spiega, a beneficio dell’Ucraina. Inoltre, dice VDL,

Questo approccio di approvvigionamento congiunto ridurrà anche i costi, ridurrà la frammentazione, aumenterà l’interoperabilità e rafforzerà la nostra base industriale della difesa.

Terzo punto: utilizzo dei fondi di coesione per spese di difesa, se i paesi vorranno. Ultimi due punti: attivare la Bei per i finanziamenti alla difesa e accelerare l’unione dei risparmi e investimenti. Che non so come possa essere declinato, visto che questa è ormai una creatura mitologica, ma transeat.

Al termine di tutto ciò, nel calcolo di VDL, c’è la mobilitazione di circa 800 miliardi. Sì, ma in quattro anni, e con 650 massimi teorici calcolati come somma di un aumento di spesa per la difesa fino a 1,5 per cento di Pil da ognuno dei paesi membri della Ue. Uhm.

Cambiamo scena e arriviamo in Italia. Dove la segretaria del Pd, Elly Schlein, lamenta che il piano della ex ministra tedesca della difesa non va:

Quella presentata oggi da von der Leyen non è la strada che serve all’Europa. All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse. Il piano von der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune. Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni, sull’interoperabilità dei sistemi. Ci sono molti aspetti da chiarire, ad esempio su come funzionerebbe il nuovo meccanismo in stile Sure, per capire se finanzia progetti comuni o spesa nazionale.

Schlein ha ragione e torto. Ragione nel senso che questo è un piano largamente lasciato ai singoli paesi, con la loro capacità di debito, più o meno esistente. Torto perché un simil-SURE nella proposta esiste, anche se non molto grande, e sono i famosi 150 miliardi. Lì è indicato il procurement comune, e anche la “interoperabilità dei sistemi”. Il punto è: in quanti “tireranno” quei 150 miliardi, potendo fare debito da soli, a condizioni migliori e senza aver le mani legate da vincoli di destinazione delle risorse in strutture consortili?

Whatever it takes teutonico

Terza scena: l’annuncio, nel tardo pomeriggio, del maxi piano di spesa tedesco, concordato dal cancelliere in pectoreFriedrich Merz, coi socialdemocratici prossimi partner del suo governo ma anche coi Verdi, numericamente decisivi per raggiungere la maggioranza costituzionale, per essere votato entro i prossimi venti giorni dall’attuale Bundestag e modificare il freno al debito.

Un vero e proprio whatever it takes in lingua tedesca: spesa per la difesa sopra 1 per cento del Pil esentata dal freno al debito, che oggi limita il deficit strutturale allo 0,35 per cento del Pil, derogabile nelle emergenze. Poi, fondo costituzionalizzato da 500 miliardi in dieci anni per finanziare progetti infrastrutturali, in una sorta di do ut des per ottenere il via libera dai parlamentari di sensibilità progressista. Altrettanto importante, i Laender potranno fare deficit fino allo 0,35 per cento del loro Pil.

Ora, la sintesi del discorso e delle tre scene che ho presentato è questa: ogni paese faccia per sé, la sintesi verrà. Forse. Chi ha capacità di spesa potrà mettersi alla testa dell’industria della difesa del continente, chi non ce l’ha resterà indietro. I tedeschi si mettono a spendere alla grande (all’incirca) perché consapevoli di dover letteralmente reinventare la loro manifattura e ricostituire il loro valore aggiunto, visto che l’automotive tra qualche anno sarà molto più piccola e non più in grado di dare un contributo rilevante allo sviluppo del paese.

Ognuno per sé

Chi non ha i soldi, che fa? Dipende: si mette in scia ai leader di spesa e incrocia le dita, sperando di ritagliarsi qualche nicchia di fornitura. E la famosa soglia del 2 per cento delle spese NATO, che diverrà 3 o 3,5? Guardate, io ho una mezza idea che la NATO a breve potrebbe anche cessare di esistere, a seguito dell’uscita degli americani. Se ciò accadesse, la soglia verrebbe meno ma non il costo politico di non riuscire a raggiungerla. Nel senso che altri prenderebbero posti di rilievo nella “nuova manifattura difensiva” occidentale, diciamo euro-canadese. Chi non riesce a tenere il passo avrà problemi di colonizzazione economica. Oppure si difenderà con “‘a pizza, ‘o sole, ‘o mare”.

Con buona pace di Elly Schlein e di altri nostri leader, convinti che “serve debito comune”, perché tanto quello non è vero debito (ma perché, perché?), e poterci fare tante belle spesucce, in funzione delle nostre esigenze. E invece no. Siamo in guerra, soprattutto contro gli Stati Uniti, e ci andremo in ordine sparso. Nel frattempo, dopo le parole di Merz, i rendimenti del Bund, e di conseguenza di tutto il debito dell’eurozona, strappano al rialzo. Cosa che non farà bene ai grandi debitori. A uno, soprattutto. Guai ai vinti, quindi. E agli indebitati.

(Immagine AI creata con Grok)

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità