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Eurallumina: una fabbrica italiana stroncata da una potenza russa

Eurallumina, fabbrica nata nel 1970 per rifornire di materia prima gli impianti Alsar (oggi Alcoa) e Comsal (oggi Otefalsail). La filiera produttiva partiva dalla trasformazione della bauxite in allumina, quindi in alluminio primario, per finire in laminati ed estrusi. Siamo in Sardegna. Gli stabilimenti, inizialmente statali, sono passati, grazie alle privatizzazioni e liberalizzazioni, in mano alle multinazionali decretandone la morte come per molte altre aziende italiane.

Eurallumina, da fiorente fabbrica italiana si è trasformata in fabbrica morta in mano alla Rusal, multinazionale russa.

Oleg Deripaska, secondo la rivista americana Forbes, nel 1997 era tra i primi dieci uomini più ricchi del mondo. La Rusal è una holding voluta da Deripaska, ed è il produttore d’alluminio più grande del mondo, i suoi debiti si aggirano attorno ai 7.4 miliardi di dollari contratti con diverse banche straniere. La Rusal il 4 ottobre 2010 raggiunge un accordo di rifinanziamento per 4,59 miliardi di dollari. La nuova linea di credito è stata concessa da Sberbank e rientra nel piano di prestito Vnesheconombank. La Sberbank è il colosso bancario russo.

Chissà che ruolo ha avuto, la Rusal, considerato che è leader mondiale dell'alluminio, nella tragedia dei fanghi rossi in Ungheria con il gruppo Mal.

Ma chi è Oleg Deripaska?

Il giovane Oleg Deripaska iniziava la sua scalata diventando direttore finanziario della società moscovita Voennaja Investicionno-Torgovaja Kompanija la quale trattava speculazioni finanziarie; secondo indiscrezioni è proprio qui che Oleg, oggi a capo della Rusal, la multinazionale che doveva salvare la Eurallumina in Sardegna, allaccia i primi contatti con il KGB. Nel 1992 fondava la Rosaljuminprodukt, compagnia di speculazioni nel settore dell'alluminio, diventata poi una spa. Fondava altre tre società di speculazione nello stesso settore: in Siberia Occidentale, nella parte Europea della Russia e una compagnia off-shore, la "Alpro-Aluminproduct International Ltd.". Acquistava le azioni della SaAZ sfidando apertamente il gruppo mafioso moscovita dei fratelli Lev e Michail Černye. Agiva come un gangster, minacciava, intimidiva: non sappiamo fino a che punto abbia concretizzato le sue minacce; di fatto eliminò tutti i concorrenti. Il Cremlino lo aiutò e lo appoggiò; Oleg portava così a termine la sua scalata alla SaAZ diventando la personalità più importante nel settore della produzione e della vendita dell'alluminio. Nel 1995 partecipava alla bancarotta della Sayany, la principale banca della Chakasija. Nel 1996 si interessava alla politica russa e finanziava la campagna elettorale del partito liberal-democratico e di Aleksandr Lebed' nelle elezioni alla Duma. Al termine delle elezioni alcuni membri del consiglio direttivo della SaAZ venivano inviati al governo della Chakasija. Ormai imperatore dell'alluminio rompe i rapporti con il gruppo mafioso dei fratelli Cernye e diventa protagonista delle guerre tra gangster per il controllo delle imprese di alluminio in Russia. Nel 1998 acquista le azioni della banca russa InkomBank della SaMeKo.

La Rusal nasce da una serie di fusioni ed è stata controllata dallo Stato sovietico durante il regime per poi essere privatizzata e acquistata dal magnate russo Roman Abramovich. Nel 2003 Abramovich vendeva il suo 25% a Oleg Deripaska per una cifra irrisoria se pensiamo al valore della compagnia, 1,8 miliardi di USD. Anche gli altri azionisti venderanno le loro quote a Oleg Deripaska. La compagnia è presente in 19 paesi distribuiti su 5 continenti, dà lavoro ad oltre 75.000 persone. Restiamo in Italia, alla tragedia degli operai rimasti a casa dopo la chiusura dell'Eurallumina.

Vi riporto stralci di sedute e interrogazioni su Eurallumina sia al Senato sia alla Camera, precisamente con Atto n. 1-00259; Pubblicato il 23 marzo 2010 ; Seduta n. 353. Ed Interrogazione a risposta in Commissione 5-02623 di mercoledì 10 marzo 2010, seduta n.297.

- la società Eurallumina SpA possiede l'unico impianto nel Mediterraneo di ossido di alluminio, ricavato dalla lavorazione della bauxite e prodotto intermedio nel ciclo dell'alluminio; lo stabilimento integra la filiera dell'alluminio primario italiano che alimenta un'importante realtà nazionale di produzioni ad elevata tecnologia; la multinazionale United Company Rusal Limited, primo attore mondiale del settore alluminio e allumina, azionista unico di Eurallumina SpA, nel marzo 2009 ha interrotto la produzione, mettendo in cassa integrazione straordinaria per un anno, dal 1° aprile 2009, le proprie maestranze e sospendendo l'esecuzione dei contratti in essere con molte imprese che prestavano servizi in outsourcing e di manutenzione.

Le fasi precedenti la chiusura dello stabilimento sono state negoziate dalle istituzioni italiane, con modalità diverse, formali ed informali. Alla prima modalità appartengono le comunicazioni telefoniche tra Putin e il nostro Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Sardegna del 2009, e sui quali contenuti niente è dato sapere. Il negoziato formale ha invece condotto ad un accordo per la cassa integrazione guadagni straordinaria, sottoscritto dai Ministeri dello sviluppo economico, dell'economia, del lavoro e delle politiche sociali, dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare il 27 marzo 2009. Nel periodo in cui maturò la decisione di RUSAL di ridimensionare la produzione (gennaio-febbraio 2009) il prezzo dell'alluminio primario al London Stock Exchange, la borsa mondiale dei metalli, arrivò a scendere sotto la soglia dei 1.200 dollari americani per tonnellata. Oggi, il valore dell'alluminio primario ha superato i 2.200 dollari americani, con una ripresa di prezzo di oltre il 75 per cento. RUSAL ha reimpostato la sua strategia finanziaria, ristrutturando significativamente le proprie posizioni debitorie con i proventi della collocazione nelle borse di Parigi ed Hong Kong, avvenuta il 27 gennaio 2010, di circa l'11 per cento delle azioni della società. Il valore complessivo della società, nei prospetti della quotazione offerti al mercato, è di circa 26 miliardi di dollari; sempre da comunicazioni ai mercati internazionali, si apprende che RUSAL attende una crescita della domanda di allumina nel mondo pari al 7 per cento nell'anno in corso e si accinge a rimodulare la sua organizzazione produttiva in funzione di tale recupero della domanda; premesso inoltre che: i contenuti dell'accordo del 27 marzo 2009 tra società Eurallumina, Governo italiano, Regione Sardegna e sindacati appaiono oggi solo parzialmente attuati, ed in alcune parti si rivelano inattuabili, ovvero insufficienti a garantire la ripresa produttiva degli impianti; in particolare, l'impegno del Ministero dello sviluppo economico di adoperarsi per includere Eurallumina tra le imprese energivore che avrebbero avuto accesso all'energia elettrica prelevata dagli impianti di generazione in Sardegna mediante il sistema dell'operatore elettrico virtuale (virtual power plant, VPP), previsto dalla legge n. 99 del 2009, non ha visto attuazione in quanto le direttive ministeriali hanno imposto la vendita di energia agli intermediari del mercato elettrico e non alle imprese industriali; l'impegno del Ministero dello sviluppo economico ad estendere i benefici di un contratto di programma in essere con Eurallumina SpA, ridefinendone i contenuti, ovvero promuovendo un nuovo contratto di programma, per la realizzazione di un nuovo bacino per lo smaltimento dei residui di lavorazione della bauxite, deve trovare compatibilità con l'annunciata riforma degli incentivi alle imprese, con le dotazioni di finanza pubblica e con l'annuncio dell'attivazione di simili misure a favore di altri casi di crisi e ristrutturazione industriale. RUSAL non intende riaprire. Il Senato impegna il Governo a riferire al Parlamento sullo stato dell'attuazione degli impegni reciproci tra amministrazione pubblica italiana, Eurallumina SpA e società direttamente o indirettamente controllate da RUSAL; a riferire al Parlamento in merito alla consistenza dei crediti fiscali di società direttamente o indirettamente controllate da RUSAL, dell'esistenza di istanze di rimborso presentate alle Agenzie delle entrate competenti e dell'attuazione degli impegni di RUSAL di utilizzare le somme rinvenienti da rimborsi erariali a favore di piani di ristrutturazione e rilancio produttivo dello stabilimento italiano; a definire e presentare entro 30 giorni in Parlamento un disegno di legge che nel periodo di tempo intercorrente alla realizzazione del metanodotto GALSI tra l'Algeria e la Sardegna, assicuri i medesimi costi energetici alle imprese industriali con stabilimenti nell'isola, a condizione che avviino investimenti per la riconversione a gas degli impianti che oggi marciano ad olio combustibile, garantendone le migliori prestazioni ambientali e ridotte emissioni di inquinanti e di CO2, in linea con gli impegni internazionali dell'Italia. Poi c'è l'espansione del bacino esistente per lo smaltimento dei residui della bauxite e la costruzione di un nuovo bacino per soddisfare le sue necessità di smaltimento per un periodo di 15, 20 anni; un progetto di costruzione di un impianto di cogenerazione di vapore ed energia elettrica; il rimborso dell'IVA, poiché risulta, alla data del 31 dicembre 2008, che società riconducibili al Gruppo UC Rusal, vantano crediti IVA verso l'erario; Al fine di smaltire i residui non riutilizzabili nel proprio bacino, le parti si impegnano a ricercare ogni utile soluzione per esentare dal pagamento delle tasse, secondo quanto previsto dalla legge n. 549 del 2005, di cui beneficerà anche Eurallumina. C'è anche il nodo sulla messa in sicurezza e bonifica del sito, anche mediante il nuovo progetto di barriera idraulica di contenimento generale della falda contaminata dell'intero sito industriale di Portovesme, attualmente in fase di predisposizione presso l'università di Cagliari e la cui esecuzione dovrà comunque essere avviata entro il 2010. La bonifica dell'area di «Su Stangioni» di proprietà del consorzio industriale di Portoscuso (CNISI) allo scopo di espandere il bacino di smaltimento dei residui della bauxite. Individuazione del nuovo sito per il bacino dei fanghi rossi (due le proposte che rimangono valide, quella della pineta di San Giovanni Suergiu, per cui il consiglio comunale ha già dato risposta negativa e, l'ampliamento verso il mare dell'attuale bacino di Sa Foxi, a Portoscuso), su cui pesa anche l'incognita del sequestro giudiziario, disposto circa due mesi fa dalla magistratura che sta indagando sull'ipotesi di disastro ambientale. -

Se esisteva già un protocollo per il rilancio della Eurallumina, stipulato e approvato dal governo nel 2009, perché non si è proceduti? Perché questi ritardi nella costruzione di caldaie a vapore, per la bonifica delle aree inquinate dai fanghi rossi? La stipula del contratto con la Rasul, non prevede multe per questi ritardi e continui tentativi di chiudere la fabbrica? Gli stanziamenti dati alla Rasul dal governo italiano, che fine hanno fatto? Cosa dichiara l'amministratore delegato di Eurallumina, Vincenzo Rosino? E la popolazione lo sa che è a rischio inondazione da fanghi rossi?

È evidente che a causa dei soliti giochi di potere, di mancata trasparenza e dell'incapacità di decidere per il bene collettivo, l'ennesima fabbrica italiana chiuderà i battenti.

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